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Recensione: Il respiro del fiume di Carlo Vicenzi

Buongiorno, Specchietti.
Oggi la nostra Irish Girl ci porta in Emilia, con Il respiro del fiume, il nuovo romanzo di Carlo Vicenzi.

Titolo: Il respiro del fiume
Autore: Carlo Vicenzi
Editore: Dark Zone Edizioni
Genere: Romance
Data pubblicazione: 14/02/2021
Formato: Ebook e cartaceo
Disponibile su: www.dark-zone.it e prossimamente anche in libreria e negli store online

Trama:

Poco più di venti anni e un passato doloroso da lasciarsi alle spalle, Zoe ha bisogno di cambiare vita e ricominciare da sé e il piccolo agriturismo di un’eccentrica zia sembra perfetto. Complice una passeggiata lungo il fiume e una melodia nel vento, per Zoe inizia un’estate che non dimenticherà mai. Un nuovo lavoro come chef e amicizie sincere forse l’aiuteranno a recuperare fiducia nella vita e nelle opportunità che essa sa dare. E a credere che non esistono sogni irrealizzabili.


Bentrovati, Specchietti.
Oggi vi parlo del nuovo romanzo di Carlo Vicenzi: Il respiro del fiume, edito DZ Edizioni e uscito da pochi giorni.
Non vi nascondo che ero davvero curiosa di leggere un romance scritto da un uomo, oltretutto alla sua prima esperienza con il genere, e raccontato dal solo punto di vista della protagonista, Zoe.
La storia, nella sua semplicità, richiama i turbamenti, i sogni e le aspettative sul futuro di ogni generazione. Zoe, poco più che ventenne, ha lasciato Parma per raggiungere Finale Emilia e sua zia Francesca, scappando da qualcosa che le ha spezzato il cuore e ha dato voce a una serie di insicurezze che già si celavano nel suo animo delicato.
Un’estate per dimenticare il dolore e scrivere una nuova pagina della propria vita, per dare forma ai propri sogni e alla passione per la cucina; un’estate e un incontro, soprattutto, che insegneranno a Zoe il vero valore dell’amicizia, che le permetteranno di raggiungere una nuova consapevolezza di sé stessa e che le mostreranno la forza dirompente dell’amore.
Dall’altra parte abbiamo Enea, giovane dall’animo altrettanto sensibile, vittima delle scelte egoistiche del padre e che sta lasciando lentamente morire tutti i suoi sogni e, soprattutto, l’amore per la musica.


La scrittura di Carlo Vicenzi è molto curata, attenta ai dettagli e ricca di quelle descrizioni capaci di trascinare il lettore nei luoghi che fanno da sfondo alla storia di Zoe ed Enea. La vita frenetica al Coccio, il bosco che è custode e palcoscenico dei primi turbamenti dei nostri protagonisti e delle note che accompagnano il nascere del loro amore. Finale Emilia, sonnolenta in alcuni momenti e ricca di vita e opportunità in molti altri.
Così come ben delineati sono i personaggi secondari, con le loro storie, il vissuto che li ha segnati, la tenacia con cui affrontano la vita: Thomas, Sonia, la zia Francesca, Omar, sono tutti personaggi vividi, capaci di bucare la pagina.
Purtroppo, però, in questo scenario ben costruito la storia d’amore tra Zoe ed Enea non è stata per me altrettanto coinvolgente.
Pochi e fugaci i primi incontri, che dovrebbero invece far scoppiare la scintilla dell’attrazione, quel fuoco pronto a divampare all’improvviso e che spinge il lettore a voltare pagina con avida curiosità. E questo inizio incerto, poi, è anche la stonatura all’interno di quel «Ti amo» scambiato all’improvviso tra i due ragazzi, o alle dichiarazioni di Thomas, il miglior amico di Enea, che parlano di Zoe come di quella persona che «Fa bene» al protagonista.
I turbamenti di Zoe sono riproposti al lettore sempre allo stesso modo, senza raggiungere mai quell’introspezione capace di coinvolgere, di far entrare in empatia con la giovane emiliana, e che alla fine risultano solo ripetitivi e poco convincenti. Un vero peccato di fronte al potenziale delle dinamiche che, invece, si cercano di raccontare: il tradimento del concetto stesso di fiducia, prima ancora che della persona, il bullismo, l’annichilimento dell’animo umano di fronte alla cattiveria altrui. E poi l’amore che diventa motore della rinascita: specchiarsi negli occhi dell’amato e vedere, finalmente, il vero riflesso di noi stessi.
Oltre a questo, ho poco apprezzato il repentino cambiamento del rapporto padre/figlio verso la conclusione della storia. Senza fare spoiler, posso dirvi che le azioni del burbero Gordon divengono uno dei punti di svolta del romanzo. Gordon non vuole che suo figlio perda tempo con la musica, non vuole che metta a repentaglio quanto costruito con l’azienda agricola di famiglia e che, proprio come suo nonno, mandi tutto in malora per una passione tanto sciocca. Zoe, che invece esorta Enea a concentrarsi sui suoi obiettivi, diviene così motivo di ulteriore scontro tra i due, tanto da spingere Gordon a un gesto estremo, deplorevole, contro il suo stesso figlio. Ecco, nonostante questo, nonostante l’ostracismo di una vita, il rapporto tra i due muta repentino senza, a mio avviso, il giusto carico emotivo. Senza contraddizioni, senza un sincero confronto, senza quelle parole e quei pensieri che il lettore, invece, ha collezionato dentro di sé pagina dopo pagina. Forse, la scelta del pov unico di Zoe, in questo caso, risulta penalizzante.
Detto questo, il romanzo di Carlo Vicenzi rimane comunque una piacevole lettura, capace di incoraggiare chi ancora crede nei propri sogni a non smettere mai di lottare per vederli realizzati.
A Zoe ed Enea e a Il respiro del fiume vanno quindi i nostri tre specchi e mezzo.

 


Alla prossima lettura, la vostra Irish Girl.



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