Recensione: Ti regalo le stelle di Jojo Moyes
Buongiorno,
Specchietti.
Oggi
la nostra Irish Girl vi parlerà di Ti regalo le stelle di Jojo
Moyes.
Titolo:
Ti
regalo le stelle
Autrice: Jojo
Moyes
Genere: Narrativa
storica
Editore: Mondadori
Data
di pubblicazione: 8 ottobre 2019
Pagine: 482
Disponibile
in: Ebook (€. 7,99), copertina rigida (€. 19,00) e copertina
flessibile (€. 14,50)
Trama:
1937. Quando Alice Wright decide di sposare Bennett Van
Cleve, lasciandosi alle spalle la sua famiglia e una vita opprimente in
Inghilterra, è convinta di iniziare una nuova esistenza piena di promesse e
avventure nel lontano Kentucky.
Presto però i suoi sogni di ragazza si scontrano con la realtà. Costretta
a vivere sotto lo stesso tetto con un suocero invadente, Alice non riesce a
instaurare un vero rapporto con il marito e le sue giornate diventano sempre
più tristi e vuote. Così, quando scopre che in città si sta costituendo un
piccolo gruppo di donne volontarie per diffondere la lettura tra le persone
disagiate che abitano nelle valli più lontane, decide di farne parte.
La leader di questa biblioteca ambulante a cavallo è Margery O’Hare, una
donna volitiva, libera da pregiudizi, e Alice trova in lei una formidabile
alleata. Altre donne si uniranno a loro: leali e coraggiose, cavalcheranno
sotto grandi cieli aperti e attraverso foreste selvagge, affrontando pericoli
di ogni genere e la disapprovazione dei loro concittadini per portare i libri a
persone che non ne hanno mai visto uno, allargando i loro orizzonti e cambiando
la loro vita per sempre.
Salve a tutti, miei cari specchietti.
La lettura che vi propongo quest'oggi è Ti regalo
le stelle di Jojo Moyes.
Sì, proprio l’autrice di Io prima di te che
tanto avete amato e che vi ha fatto versare litri e litri di lacrime.
Scordatevi, però, la Moyes di Louisa e Will, perché in
questo romanzo la sua penna si è fatta più matura, ancora più intensa e capace
di intrecciare in maniera credibilissima la realtà storica con la finzione narrativa.
Siamo agli inizi del Novecento, in Kentucky – a Baileyville
per la precisione – e la nostra protagonista è Alice Wright, giovane donna
inglese lontana anni luce dalle signore per bene dell’alta società e refrattaria
alle rigide regole del bon ton, che si trasferisce in America assieme al neo-marito
Bennet Van Cleve nella speranza che possa salvarla dal tedio che finora l’ha
avvinta.
Peccato che ad attenderla non ci sia la Grande Mela,
ma una piccola, piccolissima realtà di montagna, dove è guardata con sospetto,
e un suocero ingombrante che la vorrebbe una bella copia della sua defunta
moglie: devota, caritatevole e senza quella “assurda mania”, tipica di Alice,
di voler dire sempre la sua.
Specchietti, come si suol dire, la nostra protagonista
sembra essere passata dalla padella alla brace.
A salvarla, però, arriva il progetto della First Lady
Eleanor Rooswelt: avvicinare la popolazione alla lettura, facendo sì che la
cultura possa essere alla portata di chiunque, in un Paese che a fatica si sta
riprendendo dalla Grande depressione del ʼ29. Come attuare il piano? Trovando
delle bibliotecarie che portino di persona i libri a casa della gente.
Ecco che Alice, finalmente, vede uno spiraglio: con la
stessa impulsività con cui ha detto “Sì” a Bennet, accoglie il progetto ed
entra a far parte della WPA Packhorse Library.
La vita di Alice, a questo punto, si intreccia con
quella di altre donne: Margery O’Hare, figlia di un contrabbandiere alcolizzato
e di una madre che le prendeva dalla mattina alla sera; che aveva un fratello –
a cui era legatissima – fuggito di casa per sottrarsi alla violenza del padre e
che poi muore sotto le ruote di una carrozza; che ha un uomo, Sven, che l’ama
da morire e vorrebbe sposarla, ma che non intende assecondare, perché lei si basta
da sola. Izzy, rimasta mezza zoppa dopo la poliomielite, che sembra la Principessa
sul pisello, ma che in realtà cerca solo qualcosa che le ridia la gioia di
vivere e che finisce per trovarlo, grazie ad Alice e Margery, in un cavallo e
un vecchio paio di stivali. Beth, che vive con otto fratelli e fuma come se
fosse un uomo. Sophia, che si prende cura del fratello, rimasto invalido dopo
un incidente nelle miniere del signor Van Cleve, ma anche dei libri della
biblioteca. E che lo fa in segreto, perché è nera e nelle biblioteche dei
bianchi non dovrebbe neanche mettere il naso.
“Le signore dei libri”, così le chiamano: cinque donne
diverse tra loro per carattere, estrazione sociale e abitudini, che trovano nei
libri e nelle loro convinzioni il modo per incontrarsi e rimanere unite.
Donne che credono nella parità dei sessi, nonostante l’epoca
le voglia relegate al ruolo di mogli e madri, che non sentono il bisogno di realizzarsi
attraverso un uomo, che guardano al sesso stesso con passione e il giusto tocco
di malizia, tanto da far girare sotto banco un libricino che spiega alle donne
come ravvivare il talamo nuziale.
Le pagine scritte, in questo modo, diventano una finestra
su un nuovo mondo, pieno di possibilità e meraviglie.
Cari specchietti, ho adorato questo nuovo romanzo
della Moyes, non solo per la verve con cui è scritto, il ritmo incalzante degli
eventi che si susseguono e la caratterizzazione dei personaggi, ma anche e
soprattutto per i temi che affronta e per le emozioni che ha saputo regalarmi.
Da una parte una società arcaica, basata sul patriarcato,
ma capace, se stimolata, di guardare al futuro; dall’altra, cinque donne
modernissime, che non si curano del giudizio altrui e che gettano le basi per
il mondo che verrà.
Ho amato il carattere e la forza di Margery: tenace,
sanguigna, convinta di bastarsi da sola. Quante volte le avrei voluto dire: “Fermati,
Marge! Fatti prendere per mano, non succede nulla se quel pezzetto di strada lo
fai con qualcuno accanto; non sarai da meno se chiederai aiuto”.
Mi sono commossa per Izzy, all’inizio così fragile e
poi determinata ad affermarsi come persona, donna, e capace di dare forma alle
proprie aspirazioni. E ho lottato con Alice, nonostante gli schiaffi e le
umiliazioni, per non essere la donna che gli altri volevano. Ho sentito sulla pelle il suo dolore e nel sangue scorrermi la sua stessa forza.
Ed è proprio questa la carta vincente della Moyes: la capacità di arrivare dritta al cuore dei suoi lettori e di fargli provare le stesse emozioni dei suoi personaggi, sempre magistralmente descritti.
Ti regalo le stelle è un romanzo davvero
intenso, che alterna momenti di grande tensione, romanticismo e leggerezza, in
una mescolanza perfetta, che rapisce e incanta. Il ritmo è serrato e vi terrà
incollati alle pagine fino all’ultimo, sentito, sospiro di sollievo.
Un romanzo di donne, per le donne, che entra a pieno titolo tra i miei best del 2020 e a cui do senza indugi il nostro specchio speciale.
E voi, Specchietti, avete letto Ti regalo le stelle? Fatemelo sapere nei commenti.
Alla prossima lettura, la vostra Irish Girl.
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