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Blog Tour Babes by Paola Garbarino - Personaggi secondari









Personaggi secondari della serie Baby Dont Cry di Paola Garbarino

 

 

Simone Delfini
Cugino di Petronilla e amico di Milo
Provenienza: Genova
Università: Lingue
Altezza: 1,76 cm
Capelli: castani
Occhi: azzurri


 
La cosa bella di Simone era che sembrava andarle molto dietro ma in realtà era un po’ un’apparenza; secondo me facevano così tutti i maschi. Quando era da solo con me o con noi due, era un’altra persona, molto più simpatica.
Eravamo uniti, c’eravamo soltanto noi due in famiglia e, avendo la stessa età, eravamo cresciuti insieme. I cugini dalla parte di mia madre vivevano in Sicilia ed erano più grandi, io avevo soltanto Simone ed ero fortunata, era un ragazzo in gamba, studioso ma sapeva divertirsi e si preoccupava che tornassi a casa la notte. Ovviamente non metteva bocca su chi mi portavo in camera da letto ma sapevo che in qualche modo si preoccupava per me; non era un moralista ma era un bravo ragazzo; e io avevo chiuso un occhio sulle sue serate perché, talvolta, quella che sentivo divertirsi nella sua stanza non era Melania. Poco male, a me gatta morta proprio non piaceva, mi chiedevo perché non la piantasse, era un ragazzo simpatico e carino e avrebbe potuto trovarne un’altra al volo.

Il mio schifoso karma aveva fatto sì che diventasse, alle superiori, uno dei migliori amici di Simone: erano nella stessa squadra di calcio con cui facevano la partitella della domenica, come l’aveva sempre definita Milo, il cui vero interesse era l’atletica; invece mio cugino viveva ogni partita come fossero i mondiali; nonostante questa differenza di vedute, anziché lesionarsi menischi a vicenda erano diventati amiconi.
Simone sapeva parecchie cose su me e Milo Romano, gliene avevo parlato e, ad alcune pietose scene, aveva anche assistito, ciò però non l’aveva fermato dal diventargli grande amico.

Vera Donati
Migliore amica di Petronilla sin dall’asilo
Provenienza: Genova
Università: Lettere Moderne
Altezza: 1,69 cm
Capelli: biondi
Occhi: verdi






Sono appoggiata alla parete ma con Vera accanto so di non fare l’effetto tappezzeria. Insomma, lei è talmente carina che non potrà mai sembrare la tappezzeria a una festa.

“Quelle come Vera sono molto carine. Sono belle. Loro meritano i ragazzi bellissimi, per fare altri bambini bellissimi.”

La memoria dei gesti, quella del corpo, mi fregò. E, mentre scivolavo nel sonno, mi riportò alla prima volta che mi aveva toccato i capelli in questo modo: li avevo corti, avevo quattordici anni e credevo che il Mondo potesse essere mio e che nessuno, a parte Vera, potesse capirmi nell’universo.

Vera mi fissò un lunghissimo momento.
Sapevo che non mi credeva. Non mi stavo credendo manco io ma non avrebbe infierito, mi aveva già detto ciò che la sua coscienza le aveva suggerito.
“Ti voglio bene.” mormorò e per un lungo attimo rimanemmo in silenzio abbracciate. Si alzò “Devo tornare a lezione. Posso andarmene tranquilla o ti butterai dalla finestra?”

Isabella Garaventa (Isa dai capelli blu, per Petronilla. Isi per Milo)
Compagna di liceo e di università di Milo e Petronilla
Provenienza: Genova
Università: Lingue
Altezza: 1,75 cm
Capelli: castani tinti di blu
Occhi: verdi

 
Nessuna ragazza gli si sarebbe negata, a meno che non fosse stata una suora convinta. E Isabella non era una suora e gli moriva dietro dal liceo.

Isabella era una gran figa, anche sotto a tutti quei piercing. Consideravo belle praticamente tutte le ragazze che superavano il mio scarso metro e sessanta, ma di lei dovevo ammettere che avrebbe potuto fare la modella. Era sempre stata una di quelle che sembra perfetta, senza un etto in più, atletica, che riesce negli sport, senza un solo capello fuori posto e le mani curate. Lei e Milo avrebbero potuto campeggiare su cartelloni pubblicitari di campagne di moda, in effetti. Potevo benissimo immaginarmi gli scatti: in pose indolenti, sguardi graffianti e bronci irresistibili.

Ero sul letto, al buio, da ore. Il cd dei Thirty seconds to Mars s’era fermato da un pezzo e io non avevo avuto la voglia o la forza di alzarmi e farlo ripartire. La voce potente di Jared mi dava la carica ma, stavolta, mi aveva fatto venir voglia di pogare sopra Isabella con gli anfibi chiodati.



Abel Ruiz
Nuovo assistente personale di Milo
Provenienza: Buenos Aires
Università: Scienze Politiche
Altezza: 1,80 cm
Capelli: biondi
Occhi: castani


Il signor Ruiz sembrava poco più che ventenne.
Ci diede la mano, mentre la tizia violetta elencava i titoli di studio e le esperienze pregresse del nuovo assistente: appena laureato col massimo dei voti, laurea triennale alla facoltà di Scienze Politiche di Buenos Aires; parlava, oltre allo spagnolo e all’olandese, lingue madri dei suoi genitori, l’inglese; uno stage presso l’ufficio di pubbliche relazioni della nostra società, e adesso assistente personale di Milo.
Beh, non era una bella ragazza.
Era un maschio.
Chissà perché, avevo anch’io l’idea misogina dell’assistente per forza femmina. Invece no, questo era il progresso, a questo erano anche servite le lotte femministe: segretari maschili.


Ero stata talmente concentrata sulla contentezza che non fosse un’affascinante assistente donna, da non rendermi conto fino a ora che quello che avevo di fronte era un notevole esemplare maschile, con due occhi scuri e caldi come il cioccolato, contrapposti a una massa di capelli biondi, probabile retaggio della sua parte olandese, tenuta in ordine dal gel ma che potevo immaginare selvaggia dopo una notte di bagordi.



 

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