Recensione: Storia della bambina perduta - Libro

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"Se c'è un inferno si trova dentro la sua testa insoddisfatta e non vorrei entrarci nemmeno per qualche secondo."

Trama: 

Elena Greco si separa dal marito per vivere il suo sogno d'amore con Nino Sarratore. Torna a vivere a Napoli, riprende i rapporti con il suo passato e, soprattutto, con Lila. Le cose nel rione sono cambiate, ma loro sembrano essere di nuovo amiche come quando erano bambine.

Recensione: 

Questo è in assoluto il libro che mi ha fatto piangere e pensare di più. Accadono moltissime cose, come in ogni volume della serie, ma qui troviamo per lo più fatti molto, molto tristi. Elena Ferrante ci ricorda in continuazione che la vita non è un romanzo, che la vita reale è fatta sì di cose belle, ma anche di morte, dolore, insoddisfazione. Insomma, Elena Greco rappresenta qualcuno che ce l'ha fatta, però siamo sicuri che questo possa bastare per essere felici? C'è dell'altro dietro alla Elena Greco piena di fama, gloria e soldi? Certo che sì.
Questo è il libro della resa dei conti: ogni azione corrisponde a una reazione uguale o contraria. Ed è ciò che succede ai personaggi della serie. L'avidità porta alla disperazione, il dolore porta odio, il successo porta invidie. Alla fine, si arriva sempre alla conclusione di un cerchio.
Scrivendo questa recensione, mi sono resa conto che parlare di un libro così complesso senza fare spoiler è impossibile. Da amante della letteratura, sento il dovere di spingervi ad andare subito in libreria per acquistare i libri della Ferrante, che a mio modesto parere sono così belli da non poter essere descritti. Lila e Lenù vanno vissute e non è giusto raccontarvele così, come fossero personaggi qualunque.
Per rendere interessante questa recensione, ho deciso di ribattere a una delle critiche spesso rivolte alla Ferrante -a mio avviso, priva di significato-.
Tra i gruppi di lettori che frequento su Facebook, mi è capitato spesso di leggere questo giudizio:

                                    "Elena Ferrante non è Donna Tartt."
Ogni volta scoppio a ridere.
Elena Ferrante può non piacervi, ci mancherebbe altro; ma metterla a confronto con Donna Tartt è da decerebrati. Sono due donne diverse, di due paesi diversi, con culture e formazioni diverse e, di conseguenza, scrivono in maniera diversa. Se proprio volete paragonare la Ferrante a una scrittrice straniera, trovo più azzeccato il paragone con Isabel Allende e il suo La casa degli spiriti.
Comunque, questo genere di critiche le odio da morire. Ci sta preferire un autore a un altro, però non ha senso giudicarli in base a quanto siano vicini a chi vi piace già. Gli scrittori non sono fatti con lo stampino, sono esseri unici e irripetibili, proprio come tutti gli altri. Se proprio volete sconsigliare la Ferrante, vi consiglio di attaccarvi a qualcosa di più concreto perché così non dite proprio nulla.

So di aver detto pochissimo del libro, ma arrivati a un quarto volume così intenso non saprei nemmeno io come approfondire senza fare danni.





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