Recensione "Autoboyography" by Christina Lauren


Pubblicato dalla Simon & Schuster nel 2017, Autoboyography è uno young adult di 404 pagine ancora inedito in Italia. Dietro lo pseudonimo di Christina Lauren si nascondono in realtà due autrici: Christina Hobbs e Lauren Billings. Sotto questo nome di penna, il duo è diventato famoso per i numerevoli romanzi scritti, rivolti a ragazzi e/o adulti (molti dei quali sono stati tradotti e pubblicati dalla Leggereditore). Eppure entrambe definiscono Autoboyography il loro libro del cuore. Perché ogni autore ne ha uno.

Tre anni fa la famiglia di Tanner Scott si è trasferita dalla California al religiosissimo Utah; un trasloco che ha temporaneamente portato l'adolescente a nascondere nuovamente la sua bisessualità. Ora con un solo semestre rimasto al liceo e nessun ostacolo tra lui e la libertà di frequentare un college in un altro stato, Tanner pensa solo a sopravvivere alle ultime lezioni e abbandonare lo Utah.
Ma quando la sua migliore amica, Autumn, lo sfida a partecipare al più prestigioso seminario della propria scuola (dove gli studenti, accuratamente selezionati, dovranno riuscire a scrivere un libro in un semestre), Tanner non riesce a resistere alla tentazione di dimostrare ad Autumn quanto possa essere banale e semplice per lui. Scrivere un libro in quattro mesi sembra facile. Quattro mesi sono un'eternità.
Eppure Tanner ha ragione solo in parte: quattro mesi sono un tempo abbastanza lungo. In fondo gli basta appena un secondo per notare Sebastian Brother, il prodigio mormone che ha fatto del proprio libro per il seminario un best seller, l'anno precedente, e che ora fa da tutor in quello stesso corso. E ci vuole meno di un mese, a Tanner, per innamorarsi follemente di lui.

Quando ho preso in mano Autoboyography ero super entusiasta e intrigata dalla storia, perché già solo la trama sembrava avere tutti gli elementi giusti per farmene innamorare: vari spunti interessanti, la scrittura di un libro, l'elemento BL...
Arrivata a pagina 20 ho iniziato a riempire di vocali una fedele amica, declarando il mio amore per questo libro mentre lacrimavo da quanto stavo ridendo. Perché la narrazione di Tanner, in prima persona, è intelligente, acuta, travolgente, stimolante e anche molto, molto ironica. Ma non lasciatevi abbagliare dalle premesse: la voce narrante è così coinvolgente che riesce a far entrare direttamente nella storia, facendo vivere intensamente al lettore ogni singola emozione. Così ci sono parti in cui si ride e si urla come fossimo al concerto del nostro idolo, e altre in cui il dolore, la rabbia e il senso di ingiustizia sono così forti che piangere fino a seccarsi gli occhi non sembra ancora abbastanza.

La trama di Autoboyography mi è piaciuta da impazzire, non facendomi dormire dall'impazienza di continuare a leggerla, impedendomi di staccarmi dalle pagine anche nel pieno dell'emicrania, a metà tra la nausea per il dolore e il bisogno di sapere cosa sarebbe accaduto nel capitolo successivo. I suoi personaggi hanno trovato tutti il modo di scavarsi un posto e sedimentarsi dentro me, chi in positivo e chi in negativo, e so già che ci resteranno per molto, perché hanno ancora tanto da donarmi. Ma ciò che più mi ha stregato, intrigato e fatto inevitabilmente capitolare sono stati i temi e i punti di vista del libro.

Autoboyography parla di crescita, parla d'amore. E parla di altri mille mondi diversi. Parla di scrittura, del coraggio e della forza del guardarsi dentro, ammettendo di essere ciò che si è. Parla della serenità, di quanto si senta giusto accettare ed essere se stessi. Spezza il cuore nel mostrarci il rifiuto delle persone che amiamo, di ciò in cui crediamo, che è però incapace di accettare ciò che in realtà siamo. Parla di dolore e disperazione, di rinuncia e soffocamento. Parla di famiglia e amicizia, ma anche della vastità e diversità delle mille sfumature dell'affetto. Parla di religione, sessualità e coming out.

Ne parla con realismo, in piena coscienza, consapevole dell'importanza e della delicatezza di quel che sta trattando. Ne parla con naturalezza e la giusta quotidianità. Ne parla con umanità e una poesia assurda. Non cerca mai buoni o cattivi, bianco o nero. Condanna i gesti sbagliati, mostrando il dolore che provoca sulla pelle altrui. Ci parla di persone, non santi o malvagi, ma esseri umani, grigi e sfumati, che scelgono di amare incondizionatamente; che sbagliano provocando odio e sofferenza.
Non nasconde la negatività di tutti gli estremi. Non nega la possibilità di un punto di contatto; al contrario, non smette di cercarlo. Non è interessato a un bene o un male assoluto, ma presenta con oggettività ogni singolo punto di vista, negli aspetti positivi e in quelli negativi, analizzandoli in profondità perché il suo unico scopo è far comprendere, conoscere, capire.
Apre il cuore e la mente in modi impensati.

Anche la scrittura è meravigliosa, piena di emozioni, sentimenti, poesia, amore. Autoboyography ha un'anima che vibra in ogni parola, e ogni singolo termine merita di essere sentito, vissuto e assaporato intensamente. Attenzione, però: il linguaggio non è mai aulico, ma può risultare un po' ricercato e, per questo, un po' ostico se non si ha una buona padronanza della lingua. Le parole sono tutte estremamente evocative, ma non sempre così immediate.
Ma la scrittura di Christina Lauren è meravigliosa, ed è l'ennesimo dettaglio che contribuisce a rendere il libro un capolavoro, un'opera d'arte.

Autoboyography è un romanzo splendido e io non ho altre parole per descriverlo, perché l'unico modo in cui può essere colto e capito è sentendolo e vivendolo con il cuore, con la mente, con lo spirito e con tutto ciò che ci rende umani. Perché alcune cose possono solo essere provate, facendosene travolgere. E Autoboyography le contiene tutte.
Buona lettura!





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