Recensione "Sperando che il mondo mi chiami" by Mariafrancesca Venturi
Carolina
Altieri ogni mattina si sveglia all’alba per andare al lavoro.
Indossa abiti impeccabili, esce di casa, sale su un autobus e accende
il cellulare sperando che una scuola la chiami. Carolina fa il
mestiere più bello del mondo, ma è ancora, e non sa per quanto, una
maestra supplente, costretta a vivere alla giornata senza poter mai
coniugare i verbi al futuro, né per sé né per i suoi allievi.
Attraverso ore che scorrono in un continuo presente, scandito solo
dalle visite a una tenerissima nonna e dall’amore travolgente e
imperfetto per Erasmo, Carolina racconta il rocambolesco mondo della
scuola, popolato da pendolari speranzosi e segretarie svogliate, e la
sua passione per i bambini, che tra sorrisi impetuosi, inaspettate
verità e abbracci improvvisi riescono sempre a sorprenderla e a
insegnarle qualcosa.
E sarà proprio questa passione a costringerla a imprimere una svolta alla sua vita eternamente sospesa e a cambiarle il destino.
Sperando che il mondo mi chiami è un romanzo poetico ed emozionante sul sapere affrontare le mille sfide inattese che la vita ci offre.
E sarà proprio questa passione a costringerla a imprimere una svolta alla sua vita eternamente sospesa e a cambiarle il destino.
Sperando che il mondo mi chiami è un romanzo poetico ed emozionante sul sapere affrontare le mille sfide inattese che la vita ci offre.
«Mi
chiamo Carolina e oggi starò con voi.»
«Per
quanto tempo?»
«Ancora
non lo so.»
«E
domani? Torni, domani?»
«Domani
si vedrà.»
Sperando
che il mondo mi chiami, è il
nuovo romanzo di Mariafrancesca Venturo, edito da Longanesi, uscito
il 17 gennaio 2019.
Un
romanzo che mi ha chiamato già dal titolo, si
è insinuato pian piano dentro di me e ha lasciato un segno profondo,
devo dire.
Carolina
è una giovane donna di ventotto anni e sogna di diventare maestra
nelle scuole primarie. Carolina ha studiato tanto, ha un diploma
specialistico, una laurea e una passione infinita per i bambini e per
il suo lavoro.
Carolina,
però, vive in Italia e più nello specifico, a Roma, e per
realizzare il suo sogno, deve fare i conti, ogni giorno, con una
graduatoria infinita, le continue nuove riforme per la scuola, il
precariato.
Esce
tutte le mattine alla stessa ora, sperando che il telefono squilli.
Niente preavvisi, niente indicazioni, deve scattare all’istante,
sfidare la sorte del traffico e delle coincidenze dei mezzi pubblici
capitolini, arrivare nella
scuola di turno non avere il tempo nemmeno di ambientarsi per poi
doverla abbandonare e ricominciare, da capo, il giorno successivo.
Una
routine. Sempre la stessa.
Stipendi
traballanti e irrisori, competitività, incertezza assoluta.
Tra
una corsa e l’altra, Carolina cerca di costruire la sua vita,
sperando
in un futuro stabile che, troppo spesso, sembra troppo lontano la
supplenza annuale o il contratto a tempo indeterminato sono una
chimera.
A
un certo punto ti stanchi di nuotare, ti aggrappi a
qualcosa
che possa tenerti a galla per un altro po', un
frammento
di relitto, un tronco o il salvagente di qualcuno
che
ha mollato, ma poi anche la mano cede e scegli di affidare
alle
onde il tuo destino perché tutto sommato speri
che
una nave passi in quel pezzo di mare per caso o per
sbaglio,
che ti raccolga e ti salvi.
Un
romanzo che fa riflettere, lascia con quel senso di amaro in bocca,
suggerisce domande alle quali, purtroppo, non sempre c’è una
risposta immediata, certa.
Sono
entrata subito in empatia con la protagonista. Forse perché, la
realtà di Carolina, la conosco fin troppo bene.
Il
ritmo è incalzante, proprio come le continue corse della
protagonista, la narrazione è veloce, commovente, a tratti –
almeno per me – straziante. Sì, straziante. Perché non avere
certezza del proprio futuro, dopo aver studiato, faticato e ancora
studiato è straziante, avvilente, snervante.
Quando
si tocca il fondo, però, non si può che risalire. La voglia di
arrivare diventa più importante di ogni cosa. Ci si reinventa, ci si
rimette in gioco e si dimostra che con la volontà e la
determinazione, prima o poi, si arriva.
Che
vi devo dire? Carolina mi è piaciuta tantissimo. È una tosta, ha le
spalle forti e grinta da vendere e
una forza da ammirare.
Cinque
specchi sono pure pochi per questo romanzo, a mio avviso. Dategli una
possibilità e sono cerca che non ve ne pentirete!
Buona
lettura,
la
vostra Mil Palabras
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