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Review Party: Per il Lupo di Hannah Whitten

Salve, specchietti!

Oggi il blog partecipa al review party di Per il lupo di Hannah Whitten, edito Mondadori.

Red è l’unica secondogenita nata da secoli, e come tale sa che la aspetta un destino ineludibile: verrà sacrificata al Lupo nella Foresta nella speranza che lui restituisca al mondo gli dèi che ha rapito.

Red ne è quasi felice: tormentata da un misterioso potere che non è in grado di controllare, almeno nel Wilderwood non potrà fare del male a coloro che ama. Non più.

Ma le leggende non dicono la verità. Il lupo non è un mostro, è un essere umano. I poteri di Red non sono una maledizione, sono una vocazione. Ma se non imparerà a controllarli gli dèi, divenuti mostri, inghiottiranno il Wilderwood, e il mondo intero.

Ma quanto ci piacciono i retelling! Se poi sono retelling de “La Bella e la Bestia”, ancora di più. E se vi dicessi che non è l’unica storia da cui Per il lupo prende ispirazione? Ci sono anche chiari elementi da “Cappuccetto Rosso” e “Biancaneve”.

Non temete, però. A parte quei pochi elementi facilmente riconoscibili, questo romanzo si distacca parecchio dalle storie originali, diventando una storia completamente nuova.

Il romanzo, primo di una dilogia, è ambientato nel regno di Valleyda e nel territorio confinante del Wilderwood. Il Wilderwood è più di una foresta, è un’entità animata e senziente, unico baluardo contro le Terre D’ombra, dove risiede la magia più oscura.

Il Wilderwood ha un custode, il Lupo. Secondo un patto vecchio di secoli, Valleyda deve offrire le seconda figlie della famiglia reale al Lupo affinché lui continui a tenere i mostri entro i confini del Wilderwood e, si spera, un giorno liberi i cinque Re.

La Seconda Figlia della nostra storia è Redarys, sorella gemella di Neverah che, invece è destinata al trono. Red e Neve sono due facce di una stessa medaglia, così unite eppure così diverse tra loro, a partire dall’aspetto fisico: bionda la prima, mora la seconda.

L’autrice ci catapulta direttamente all’interno della storia, iniziando la sua narrazione proprio nei giorni del sacrificio di Red e lasciando volutamente sfumati alcuni importanti dettagli sul suo passato. Scelta che ho apprezzato perché ti porta a conoscere le cose un poco alla volta, ti lascia quel velo di mistero.

I primi capitoli, però, procedono molto lentamente, almeno finché non facciamo la conoscenza del Lupo, Eammon. E qui, cari specchietti, la maggior parte di noi penso che sarebbe crollata ai suoi piedi in poche pagine. Perché nonostante all’inizio si sforzi di mostrarsi brusco per un meccanismo di autodifesa, Eammon mostra presto quanto in realtà abbia un cuore generoso. È un «bastardo votato al sacrificio», come lo definisce Lyra, un uomo con grosse responsabilità sulle spalle che pensa agli altri prima che a se stesso. Anche se questo significa mettere a repentaglio la sua stessa vita.

E poi, diciamocelo, un avvenente aspetto fisico e una biblioteca di tutto rispetto giocano sicuramente a suo favore (lo so che amavate tutte la Bestia solo per la biblioteca, non mentite).

Eammon ha il compito di nutrire il Wilderwood, con la sua magia o con il suo sangue, affinché il Wilderwood trattenga le Terre D’ombra e i Mostri al loro interno. Soprattutto, deve tenere il Wilderwood lontano da Red affinché non la prosciughi come è successo con le altre Seconde Figlie. Dal momento in cui la ragazza mette piede nella sua Fortezza, proteggerla diventa la priorità del Lupo, anche a costo di mettere da parte i suoi sentimenti per lei.

Quello che mi è piaciuto di più nella relazione tra Eammon e Redarys è che quest’ultima è tutto tranne una damigella in pericolo (per fortuna!). Red non deve essere trattata con i guanti. È capace di affrontare il suo destino a testa alta, di prendere in mano la situazione e di essere lei a salvare Eammon.

Questo significa che Red è, in qualche modo, più forte di Eammon o che non abbia bisogno di lui? Assolutamente no. Red ed Eammon si salvano a vicenda. Il loro è un aiuto reciproco, si vengono incontro l’un l’altra nei momenti di difficoltà, proprio come dovrebbe avvenire in ogni vera relazione.

I lupi devono essere due. È questa la più grossa lezione che il Wilderwood dà ai suoi guardiani e, attraverso di loro, al lettore. Nessuno può salvare il mondo da solo, ma in due tutto diventa possibile.

Le vecchie storie raccontavano che l’amore è la magia più potente che esista. Qui il concetto di amore viene smembrato nelle sue parti essenziali. È mettersi in gioco, è accettare, è essere disposto a fare dei sacrifici, è lasciarsi aiutare, è condividere.

Parallelamente alla storia di Red comincia a muovere i propri passi la storia di Neve, che dovrebbe essere più centrale nel secondo volume, con dei capitoli a lei dedicati chiamati “Interludi”. La differenza tra i capitoli della Prima e della Seconda figlia è resa anche visivamente con un lupo sulla pagina lì dove si tratta del punto di vista di Red e un castello lì dove, invece, si tratta di quello di Neve.

Tra gli altri personaggi, oltre Eammon e Red che adoro (più Eammon, in realtà), sono stata stranamente colpita da quello che si rivela essere il cattivo della questione (possiamo definirlo una controparte di Gaston?) Non dirò il suo nome per lasciarvelo scoprire poco alla volta, ma da quel poco che ho visto sembra uno di quei cattivi carismatici che, secondo me, potrebbe darci ancora molto. Sicuramente, qualcuno capace di tenere testa alla forza di un personaggio come Eammon. (Per chiarire, sto parlando del lui. La lei è odiosa e basta).

Anche il world-building del romanzo è volutamente sfumato. Abbiamo parecchi dettagli sul Wilderwood, costruito con maestria tra sentinelle dal legno bianco, marciume, brecce e un eterno crepuscolo, e conosciamo abbastanza di Valleyda, ma poco ci viene detto degli altri territori, come Floriane e Meducia, i territori da cui provengono Arick e Raffe. È come se la nebbia del Wilderwood si espandesse anche nella narrazione, contribuendo a dare quel senso di opaco tipico delle fiabe.

Il romanzo d’esordio di Hannah Whitten ha la straordinaria capacità di prendere elementi vecchi e ben conosciuti da tutti e tramutarli in qualcosa di completamente nuovo, con questo elemento a metà tra un luogo e un personaggio che è il Wilderwood, con dei personaggi che si distinguono dagli stereotipi in cui li ingabbierebbero le favole, con un fascino particolare che ci fa sognare ma che ci fa tenere anche i piedi ben ancorati a terra, come un albero con radici salde e fronde che puntano al cielo.

Un romanzo, insomma, che si aggiudica il mio specchio speciale.

In attesa del secondo volume della dilogia, ringrazio la Casa Editrice per la copia ricevuta e vi do appuntamento alla prossima,

-IronPrincess



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