Quando siamo entrati in sala per vedere “Lilo & Stitch”, in lingua originale (con i sottotitoli), non sapevamo esattamente cosa aspettarci. Avevamo solo il desiderio – soprattutto quello della nostra bimba – di vedere il film subito, quel giorno. Non c’erano proiezioni in italiano, ma è stato un regalo così inaspettato vedere il film nella sua voce più autentica, che quasi non riesco a immaginare un modo migliore per viverlo.
Abbiamo riso tutti e tre, in momenti diversi, con battute che, sono certa, non avrebbero avuto lo stesso sapore in italiano. Mio marito leggeva i sottotitoli, la bimba seguiva con lo sguardo acceso, pur non capendo l’inglese. Ma lei conosce così bene il cartone che sembrava intuire ogni scena, ogni svolta, ogni emozione. Io, lo ammetto, ho pianto più volte. Ma erano lacrime dolci, quel tipo di emozione che ti nasce dentro quando qualcosa tocca corde profonde, familiari, quasi intime.
Il film è una lettera d’amore al classico animato, ma anche qualcosa di più. È un adattamento, sì, ma pieno di rispetto e cuore. Ci sono momenti che sembrano strappati direttamente dal cartone e altri che portano una luce nuova, un ritmo più quieto, ma più reale. La fotografia è morbida, calda, profuma di mare e tramonto, e tutto sembra costruito per farti sentire parte di quella piccola isola, di quella piccola casa traballante ma piena di amore.
Il personaggio che mi ha colpito di più è Nani. Non solo per come è interpretata, ma per come viene raccontata. Il suo coraggio, la sua paura di non essere abbastanza, quel prendersi cura di Lilo con tutte le sue forze, anche quando tutto sembra crollare. Ho rivisto in lei tante donne che cercano di tenere insieme i pezzi, con una forza che a volte si confonde con la fragilità. E poi Lilo. Così simile a quella che ricordavamo, ma più viva, più presente. Il suo modo di guardare il mondo resta unico: quello sguardo di chi vede poesia dove gli altri vedono confusione.
Stitch è sempre lui, adorabile e disastroso, ma stavolta sembra quasi più “umano”. La CGI è ben fatta, mai eccessiva, e lascia spazio alle emozioni, agli sguardi, ai silenzi. La musica accompagna senza invadere, con qualche omaggio a Elvis, certo, ma anche con suoni nuovi, più legati alla terra, alla cultura hawaiana, che è parte viva di questo film.
Quello che mi ha davvero colpita, però, è come il film racconta la famiglia. Non come un insieme perfetto, ma come un intreccio di imperfezioni che si sorreggono a vicenda. Famiglia è la rete che si crea tra chi ama, tra chi resta, tra chi sbaglia e poi si rialza. È accettare il diverso, ma anche accettare se stessi. E tutto questo il film riesce a trasmetterlo con una tenerezza rara, senza retorica, senza forzature.
Alla fine, mentre la nostra piccola aveva ancora gli occhi incollati allo schermo e le guance illuminate da un sorriso, ho capito che questo film non è solo per chi ha amato il cartone originale. È per tutti. Per chi conosce già le battute a memoria e per chi si avvicina per la prima volta alla storia di Lilo e Stitch. È per le famiglie che si riconoscono in quel caos d’amore e per chi cerca un po’ di magia vera, di quella che resta anche dopo i titoli di coda.
Per me, è stato un viaggio. Un ritorno, una scoperta, un abbraccio condiviso. E gli do 4,5 specchi su 5, perché è riuscito a farmi sentire di nuovo bambina... E non è poco.
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