Review Tour: Il fuoco che respiro di Elle Eloise

 


Buongiorno Specchietti,
oggi Libri Riflessi in uno Specchio partecipa al Review Tour de Il fuoco che respiro, il nuovo romanzo di Elle Eloise.
A parlarcene sono Irish Girl e Mil Palabras, con una nuova, appassionata doppia recensione.

Autrice: Elle Eloise

Romanzo autoconclusivo
   Uscita prevista su Amazon: 17 febbraio 2022

   Formati: Cartaceo, ebook e Kindle Unlimited.
   Prezzo ebook: 1,99 euro
   Prezzo cartaceo: non ancora disponibile
   Info Cover: progetto grafico di Catnip Design (www.catnipdesign.it)
   Numero pagine: 325 pagine circa
   Genere: contemporary romance (con sfumature Age Gap e Second Chance)
   Location: Coney Island, Brooklyn, NY
   Protagonisti: Mackenzie Baker e Connor O’Brien

 Trama:

CONEY ISLAND, BROOKLYN (NY)

 

Questa è una storia dai molteplici inizi e dalle infinite coincidenze che, come le scintille di un fuoco destinato a diventare eterno, illuminano la strada di chi la percorre oppure la rendono più scura della notte.

Forse dovrei riavvolgere il nastro della mia vita fino a dodici anni prima e cominciare dalla notte in cui conobbi Connor O’Brien. La mia salvezza, la mia maledizione.

 

Con l’inaspettata morte di sua madre, Mackenzie Baker (22 anni) si vede costretta a ricontattare Connor O’Brien (31 anni) dopo un lungo periodo di silenzio. Ragazzo ombroso e senza famiglia, nonché ex studente della madre, che in passato lo aveva ospitato a casa sua per un anno e mezzo, Connor aveva instaurato con la ragazza un rapporto molto profondo, fino a far sconfinare l’iniziale amicizia in un sentimento proibito e senza futuro. Oggi Mac si ritrova in un mare di guai, con un padre che ricompare dal nulla e un cuore spezzato apparentemente impossibile da riparare. Quel che è rimasto del forte legame che c’era tra lei e Connor pare soltanto un cumulo di detriti sulla battigia di una spiaggia.

L’appassionante storia di Mac e Connor ripercorre circa tredici anni della loro vita, tra repentini avvicinamenti e lunghe separazioni, tra continui cortocircuiti temporali e vecchie istantanee che gettano luce su un presente di incertezze e diffidenza. “Il fuoco che respiro” è un travagliato viaggio attraverso le pericolose fiamme del desiderio e i laceranti ricordi di un passato più vivido del presente. A fare da sfondo l’atmosfera decadente delle musiche anni Settanta, dei falò in spiaggia e della magia del Luna Park.

Dopo gli autoconclusivi “Cosmic Love”, “Invisible Sun”, “Close to me” e la serie “How to disappear completely” (“Cuore di inverno”, “Come una tempesta”, “Voci nel vento”, “Fino alle stelle” e “Bonus Track – Le novelle”), Elle Eloise racconta l’amore intenso e tormentato tra un ragazzo e una ragazza che, prima di viverlo, dovranno imparare a perdonare e a perdonarsi.



Bentrovati, Specchietti.
Oggi vi parlo del nuovo romanzo di Elle Eloise, Il fuoco che respiro.
Come spesso mi accade, quando si tratta di un romanzo di Elle, ho dovuto lasciar passare qualche giorno dalla fine del romanzo prima di avventurarmi nel caleidoscopio di sensazioni ed emozioni che questa storia mi ha lasciato.
Elle Eloise ci racconta la vita di Mackenzie e Connor ripercorrendo gli avvenimenti degli ultimi quindici anni. Il dolore che ne ha intriso le pagine, la fuliggine di un incendio vero e metafisico che ne ha annebbiato i ricordi e intossicato l’anima. Le paure, il senso di smarrimento, di abbandono, che sono il vero filo conduttore di tutta la storia.
Connor è un ragazzo che dalla vita, diciamocelo, pare abbia ricevuto solo un’infinità di porte sbattute in faccia. Di “No” urlati con crudeltà. Tanti, troppi, e capaci di farlo vacillare anche quando di fronte trova una mano tesa, pronta all’aiuto e all’ascolto.
Abbandonato dalla sua famiglia, si è ritrovato a vagare senza meta, senza un porto sicuro che accogliesse le sue membra stanche alla sera, senza il calore di un abbraccio che rifocillasse il suo cuore malandato.
Fino a quando la disperazione non lo porta a chiedere aiuto a Debra, una delle sue vecchie insegnanti, che lo accoglie come fosse figlio suo.
Mackenzie è una ragazzina con grandi sogni e grandi ideali in cui credere; una fantasia galoppante e un senso della giustizia fin troppo radicato nella sua giovane testolina. Sa già quali sono le battaglie che, fiera, vuole portare avanti nella sua vita. E sa, soprattutto, che quel ragazzo coperto di cenere, infreddolito e perso, porta sulle spalle un dolore troppo grande per la sua età.

Un ragazzo grande e grosso come lui stava piangendo?
Non sapevo come mai, ma al posto di prenderlo in giro come avrebbero fatto i miei compagni di classe avrei voluto scendere di sotto e abbracciarlo.
C’era qualcosa di profondamente sbagliato nella vita di questo ragazzo.

Connor si trova, finalmente, ad avere una casa a cui tornare. Una famiglia con cui ridere e scherzare. Un albero addobbato per Natale. Il calore di un abbraccio. Un bacio sotto al vischio.
Un bacio capace, oltre che di aprire una voragine nel suo petto, di mettere a rischio tutto ciò che a fatica la vita gli sta donando.
Dieci anni di differenza sono molti. Molti quando si è quasi un uomo e di fronte si ha una ragazzina, ormai adolescente, che dell’amore pare conoscere solo le romanticherie dei romanzi.
Dieci anni che pesano come un macigno sui giorni passati, su quella normalità che Connor si è costruito con la famiglia di Debra.
Dieci anni e qualcosa lì, in fondo al cuore, che fanno troppo rumore e che, inevitabilmente, portano le strade di Connor e Mac a doversi separare. Nel modo più doloroso. Un allontanamento che poggia le sue basi sui silenzi, sui fraintendimenti, sulle parole taciute a fin di bene. Sull’abbandono.
Quell’abbandono che torna prepotente nella vita di Connor, vittima e carnefice di quelle scelte prese a senso unico, e in quella di Mac che, da quel momento, decide di intraprendere un sentiero buio, che corre sul filo dell’autodistruzione, che parla di un fuoco che divampa da dentro e finisce con il divorare tutto ciò che incontra: le risate, i baci rubati, i ricordi. I sogni da realizzare. I progetti, i fuochi d’artificio in quel cielo stellato da guardare mano nella mano, l’infanzia e l’adolescenza. Il candore, la purezza. Il futuro.
Fin quando il destino non rimette l’uno di fronte all’altra quei due ragazzi.
Di Connor e Mackenzie, però, non sembra esserci rimasto nulla.
Sono l’involucro in cui si nascondono due anime perse. Sono lo spettro dell’anoressia, della violenza celata sotto strati di indifferenza. Sono parole ormai pronunciate per ferire, come se dalla sofferenza dell’altro potesse arrivare sollievo. Come se quell’amore non vissuto e, per convinzione, mai meritato dovesse essere inzaccherato dal fango e dall’odio.
Ma l’amore, Specchietti, troverà sempre una via per urlare più forte di tutto il resto, non siete d’accordo?

C’era stata soltanto una persona che aveva scavato nel mio cuore un solco profondo,
un sentiero impervio che mi avrebbe sempre ricondotto da lei, ne bene o nel male.
Quella persona era Mackenzie Baker.

Ed ecco, Specchietti, è così che l’amore si fa strada tra le incomprensioni, che abbatte tutto l’odio con cui la vita sembra voler ripagare i nostri protagonisti. L’odio di chi sembra non conoscere altro sentimento, di chi dovrebbe proteggere e invece finisce col diventare pericolo per Mac e i suoi cari. L’odio per se stessi, per quel sentire la vita che è troppo forte, che urla nella testa, che non lascia un attimo di respiro. Sarebbe più facile poter vivere la propria esistenza senza doversi preoccupare del prossimo, vero Mac? Senza dover sentire la paura di un fratello che sta crescendo e si vede diverso, che non capisce come affrontare le proprie pulsioni, il proprio cuore. Sarebbe più facile odiare quel padre che ti ha abbandonata e che ora, ora che Debra non c’è più, rivendica un posto nella tua vita. E invece, sotto quel sottile strato di pelle che ormai ti veste, c’è il tarlo di un affetto figliare che non vuole lasciarti in pace.
E sarebbe più facile odiare fino in fondo Connor. Per i suoi silenzi, per il suo abbandono. Per quell’amore che non ti vuole concedere. Ma l’amore è troppo.
Forse è per questo che ti riesce facile incanalare tutto quell’odio verso te stessa. Forse, odiarti, lasciarti morire a poco a poco, scomparire è tutto ciò che aneli. Il silenzio, in fondo, è pace. 

Volevo solo essere consolata, volevo solo essere amata. 

Sarebbe facile, Specchietti, raccontarvi solo del grande amore che lega Mackenzie a Connor. Di come questa ragazzina abbia riconosciuto la sua anima gemella al primo sguardo. Di come sia riuscita a ritagliarsi un posticino nel cuore di lui. Sarebbe facile raccontarvi della passione dirompente, dei baci che divorano l’anima, del sesso che non è solo atto fisico, ma condivisione, completamento, pace.
Sarebbe facile, ma farei un torto a Elle Eloise e al lavoro che c’è dietro la stesura di questo romanzo.
Farei un torto a Connor e Mackenzie.
Farei un torto a tutte quelle persone che là fuori stanno cercando un posto nel mondo, che si puniscono nella convinzione di essere sbagliate, che si annientano giorno dopo giorno, incapaci ormai di discernere la realtà tra tutte le bugie che si sono raccontate, che non vedono la mano tesa di chi le ama, convinte, sopra ogni cosa, di non meritarlo.
È per loro che devo avvertirvi: Il fuoco che respiro non è solo un romance, non è solo un age gape, un contemporary da primi posti in classifica su Amazon.
Questo è un romanzo crudo, che sbatte in faccia al lettore la sofferenza umana senza fronzoli. Che parla di violenza, fisica e verbale, di ossa che sporgono, di gambe che cedono non per il belloccio di turno ma perché non hanno più la forza di sorreggere. Che ci ricorda quanto sia difficile camminare su questa terra, di quanto possa essere complicato amare se stessi. Che urla di uomini convinti di potersi prendere ogni cosa della ragazza che hanno di fronte: un bacio rubato con violenza. Una mano che si insinua dove non dovrebbe. La ferocia con cui si strappa, prima ancora di una maglia o di una gonna, l’anima.
E di tutto l’odio che ne deriva. Dell’incapacità di capire che non si hanno colpe. Dell’autolesionismo che diviene unica via per un sollievo in realtà fittizio.
Ma ci parla anche di altro, Elle Eloise. Ci parla di speranza. Ci parla della vita che s’aggrappa a essa. Ci parla della forza di volontà che è nascosta in ognuno di noi. Di foglie di insalata mandate giù a fatica, ma che sono un primo, enorme passo. Ci parla nel coraggio di guardare i propri demoni in faccia. Di denunciare il dolore. Di non aver paura.
Ecco: di non avere paura.
Perché è la paura che spesso ci fotte per prima.
No, Specchietti, Il fuoco che respiro non è solo un romanzo rosa.
E forse non sarò mai in grado di farvi capire quanto la penna di Elle Eloise mi abbia stravolto ed emozionata. Di quanto coraggiosa sia stata nello scavare ancora più a fondo in se stessa, nella sua innegabile capacità di sondare il cuore e l’animo umano. Di quanto talento ci sia in questa autrice e di come, sono certa, sia difficile per lei doverlo dimostrare ogni volta. Però sai una cosa, Elle? Ti riesce alla grande. E forse questo romanzo sarà difficile da capire fino in fondo, forse, per qualcuno, potrà sembrare “troppo”. Troppo carico di eventi. Troppo pieno di sofferenza. Troppo crudo e crudele. Troppo poco pieno di fronzoli.
Eppure, sono convinta che saprà toccare l’anima di chi in tutta questa sofferenza, purtroppo, ci annega e che a volte ha solo bisogno di sentirsi dire che è reale, fa male, ma non accade solo a lui. E che ci si può salvare da tutto quel dolore.
È per questo che a Elle do il mio Specchio Speciale.


E ti ringrazio, Elle, per questa meravigliosa storia.
Specchietti, vi lascio alla recensione di Mil Palabras. Noi ci ritroviamo alla prossima lettura.
Con infinito amore, la vostra Irish Girl.



Salve Specchietti!

Come vi ha già detto Irish Girl, oggi il blog partecipa al Review dell’ultimo romanzo di Elle Eloise, Il fuoco che respiro, un romanzo che, nell’ultima settimana, ha occupato ogni secondo del mio tempo libero.

Un age gap autoconclusivo con decise sfumature suspense che vi terrà incollati alle sue pagine dall’inizio alla fine.

Eh sì, la storia di Mac e Connor non vi darà respiro, non vi lascerà in pace, non vi darà tregua fino all’epilogo.

 Quella era la nostra notte, fatta di sabbia, di acqua e di fuoco. Quello era il nostro momento.

La trama si sviluppa tra il presente e il passato dei protagonisti. Mac è una bambina quando, per la prima volta, incontra Connor, un ragazzino dall’aria corrucciata, che emana puzza di bruciato e che sembra non avere la minima intenzione di dare confidenza a una bambina impicciona come Mac.

Ed è proprio in quel momento che inizia la nostra storia, dico nostra perché, si sa, le storie di Elle sono storie che coinvolgono gli animi di tutti, sono storie collettive, nel senso che ognuno di noi può ritrovarsi nei suoi protagonisti, in ciò che provano, o in come affrontano le disgrazie che la vita ci pone.

 

Mac e Connor, dunque, sono entrambi molto giovani, quando lui entra a far parte, quasi a tutti gli effetti della famiglia di Debra, la mamma di Mac e Lucas.

Connor “il randagio-Smoky” come lo soprannominerà poi Mac, è appena sopravvissuto per miracolo a un incendio, non ha nessuno, è solo, senza un soldo e l’unica persona che potrebbe aiutarlo è la sua professoressa del liceo, Debra che lo accoglie in casa come se fosse un figlio.

 

Mac era ancora una bambina quando pensa di aver perso la testa per Connor.

Connor, forse, ignorava quanto sarebbe diventata importante Mac per lui, quanto avrebbe dovuto combattere per lei… quanto avrebbe dovuto soffrire e mettersi da parte.

 Quel profumo era stato come un proiettile in pieno petto, un dolore acuto che poi si era fatto costante, per stabilizzarsi nel torace. Avevo subito intuito che non sarebbe più andato via. Sarebbe rimasto lì, a tormentarmi fino alla fine dei miei giorni.

 Ome vi accennavo in apertura, le vicende di Mac e Connor si alternano tra passato e presente; un passato che pesa come un macigno sulle spalle per entrambi i protagonisti, un passato ingombrante e che, spesso, non sembra lasciare spazio al futuro.

Debra o il ricordo di Debra, questa mamma magnanima, generosa, libertina e un po' hippie è coprotagonista silente della storia, è il legame indistruttibile tra i due personaggi principali, è colei per la quale si rincontreranno, dopo anni.

 

E proprio come un fuoco che divampa, la storia tra Mac e Connor avanza, inevitabilmente e pericolosamente, mangiando i ricordi, tal volta distruggendo la speranza e tal volta accendendo un barlume di salvezza.

 

Mac racchiude una forza e una fragilità uniche. Perde, incassa, arriva quasi a toccare le corde della più sorda disperazione per poi risalire su, da sola, a combattere contro i suoi mostri e a diventare l’eroina che si merita di essere.

Lo stile di Elle è più maturo, consapevole e anche molto più crudo e drammatico. I capitoli scorrono via sotto una lettura frenetica e famelica perché non è solo la storia d’amore a tenerci con il fiato sospeso, fino alle ultime pagine e, Elle, il mio cardiologo ringrazia, ma a dare pathos e a tenerci sulle spine è la cornice suspense.

Inutile dirvi che ho adorato questo romanzo, ho pianto, ho sofferto con i protagonisti e che Elle non smette mai di stupire.

Specchio Speciale strameritato a Il fuoco che respiro!

 


Io vi saluto, Specchietti e vi do appuntamento alla prossima recensione,

con affetto, Mil Palabras!





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