Salve, specchietti!
Esce oggi Una bugia sotto l'albero di Samantha Lombardi. Ecco i dettagli del romanzo e un breve estratto.
💬 Sinossi
Lui accetta la sfida con il suo solito sorriso da canaglia:
una settimana nei panni del fidanzato di Alice a Natale sembra un piano
perfetto (o una catastrofe annunciata) per convincere un’intera famiglia che
sono innamorati da mesi.
Tra equivoci esilaranti, tradizioni familiari e una tensione
romantica in crescita costante, Una bugia sotto l’albero è una
commedia romantica brillante, ironica e piena di cuore. È la storia di
due persone che, tra un brindisi e una finta dichiarazione d’amore, scoprono
quanto può essere difficile lasciarsi andare… anche quando il cuore ha già
deciso da sé.
🎄 Estratto dal
Prologo 🎄
Ci sono istanti che sembrano insignificanti, e poi ci sono
quelli che ti scivolano tra le dita come una palla di neve lasciata andare in
discesa, pronta a trasformarsi in valanga. Per me, è successo un mercoledì
sera. Ore 19:43. Ero in cucina, in piedi davanti al microonde, mentre cercavo
di capire se quella che avevo appena messo in bocca fosse una foglia di
basilico rinsecchita o un minuscolo frammento di plastica verde che stava nel
mio “risotto” istantaneo. (Spoiler: era plastica.)
Il telefono squillava. E io, con l’umore sotto le ciabatte,
gli occhi stanchi e il cervello già proiettato verso il piumone e l’oblio, ho
risposto senza pensarci due volte. Era mia madre. Mia madre, che non saluta,
non chiede come sto, ma apre le conversazioni con perle del tipo: «Quindi,
quest’anno porterai qualcuno a Natale o farai nuovamente la single per scelta,
come sempre?» E lì, in quell’esatto momento, la me razionale — quella che
lavora in uno studio di grafica a Perugia, che ha una casa tutta sua, bollette
intestate, una collezione di candele profumate che rasenta l’ossessione e un
cuore che, ormai, batte al ritmo delle notifiche dei social e delle mail di
lavoro — avrebbe dovuto dire una sola parola. Due lettere. Una sillaba: «No.»
Fine. Sipario. E invece no. Invece, ho risposto: «Certo che porto qualcuno.»
Qualcuno. Un fidanzato. Totalmente inventato. Improvvisato sul momento.
Catastroficamente immaginario. Peccato solo che mia madre non sia il tipo da
lasciar correre. Il giorno dopo aveva già preparato la camera “per voi due”,
aumentato la dose di cannella nel panettone “perché il tuo lui la adorerà”, e
aggiornato con entusiasmo sia la lista delle sedute a tavola che quella dei
regali. E io? Io avevo circa venti, no quindici giorni per trasformare una
bugia nata per puro istinto di sopravvivenza in una relazione perfettamente
credibile. Oppure per darmi malata, fingere la mia morte o trasferirmi su
Marte.





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