Recensione: Kraven - Il Cacciatore + elogio funebre del SSU
Il SSU è morto. Lunga vita al MCU!
No, non sono completamente
impazzita, cari specchietti, anche se sono ben lontana dalla sanità mentale. Invece
sono qui per parlarvi dell’ultimo film Sony-Marvel attualmente al cinema, Kraven
il cacciatore e della fine del cosiddetto SSU: il Sony’s Spider-Man
Universe.
Ma facciamo un passo indietro e
spieghiamo che cos’è il SSU (prometto che prima o poi scrivo un articolo
approfondito sulla suddivisione dei vari universi dei cinecomics).
Come lascia intuire il nome, il Sony’s
Spider-Man Universe è un universo condiviso di film prodotti dalla Sony
Pictures con protagonisti personaggi Marvel, nello specifico tutti quei
personaggi, per la maggior parte cattivi, che ruotano attorno alla figura di
Spider-Man… ma senza Spider-Man! (e capite già quale può essere un primo
problema se manca l’attore principale dell’universo). Il SSU non c’entra nulla
con il Marvel Cinematic Universe, chiamato anche MCU (per fortuna!) che
è prodotto dai Marvel Studios, una branca della Disney, anche se con la scusa
del multiverso ci sono stati dei tentativi (falliti) di far interagire i due
universi, come le post-credit di Venom: La furia di Carnage e Spider-Man:
No Way Home (rispettivamente film SSU e MCU) e si vocifera di una nuova
interazione in futuro (ma non preoccupiamocene per il momento).
Il SSU comprende sei film: la
trilogia di Venom (Venom, Venom: La furia di Carnage e Venom: The
Last Dance), Morbius, Madame Web e Kraven: Il cacciatore.
La qualità è andata via via diminuendo, fino a toccare il fondo con Madame
Web (di cui vi lascio qui la recensione che ha segnato il record
negativo sul nostro blog) e gli incassi sono precipitati di conseguenza. Un
flop dietro l’altro ha portato alla decisione, di appena pochi giorni fa, di
chiudere il SSU.
Grazie al cielo.
Con questa dovuta e per nulla
incoraggiante premessa, passiamo ora a parlare del film attualmente al cinema
che mette una pietra tombale su questo universo morto prima ancora di nascere.
Kraven: Il cacciatore racconta
la violenta storia della nascita e del destino di uno dei villain più iconici
della Marvel. Aaron Taylor-Johnson interpreta Kraven, un uomo la cui complessa
relazione con il padre, lo spietato gangster Nikolai Kravinoff (Russell Crowe),
lo conduce lungo un sentiero di vendetta con conseguenze brutali, motivandolo a
diventare non solo il più grande cacciatore al mondo, ma anche uno dei più
temuti. Il film, scritto da Richard Wenk, Art Marcum e Matt Holloway, è diretto
da Richard Wenk.
Cominciamo con il dire che, a mio
avviso, questo film è il migliore del SSU.
Certo, ci voleva davvero poco. Bastava
azzeccare le scene d’azione, mettere un protagonista tutto sommato decente e
non creare voragini di trama e scene cringe assolutamente nonsense.
Essere il migliore di un universo
morto, però, non lo rende esente da difetti. Al contrario.
La trama, al netto di qualche buco
e qualche passaggio non proprio chiaro, non è neanche tanto male. Sergei
Kravinoff, durante una battuta di caccia con il padre, viene attaccato da un
pericoloso leone che lo lascia in fin di vita. La giovane Calypso, però, lo
salva grazie a una pozione datele da sua nonna (di cui non sappiamo
assolutamente nulla e non si capisce come viene coinvolta nella storia). Grazie
a quella pozione, Sergei acquisisce poteri fuori dal comune che lo legano al
mondo animale. Questo lo porta a scappare dal padre con cui non ha affatto un buon
rapporto, per rifugiarsi nelle foreste della Siberia, in un terreno appartenente
alla madre defunta. Anni dopo, Sergei è diventato un cacciatore che uccide
criminali, soprattutto quelli legati al losco giro di affari del padre.
Interessante, sì… però non
chiamatelo Kraven.
“Un leone caccia
per il cibo.”
Ammetto di non aver mai letto fumetti
su Kraven, ma da quel poco che so sul personaggio lui non è per niente così.
Anzi, è un tipo piuttosto spietato, che caccia Spider-Man solo per il gusto di
avere una preda difficile. Qui viene fatto passare per una sorta di anti-eroe,
un giustiziere un po’ più violento di quanto possa essere Daredevil. Kraven
uccide, sì, ma uccide solo gente cattiva. Possiamo davvero consideralo un
cattivo?
Vediamo finalmente della vera
azione nel SSU (e della violenza, e del sangue), ma è un po’ poco… Avrei preferito
vedere più cacciatore in azione e meno flashback sulle sue origini. Per quanto
Levi Miller sia stato perfetto nel ruolo del giovane Sergei, infatti, il
flashback è veramente troppo lungo e troppo lento (più volte in sala ho
controllato l’orologio perché sembrava non voler finire mai).
Altro attore perfetto nel ruolo è
proprio Aaron Taylor-Johnson che rinasce nei cinecomics dopo aver interpretato
Pietro Maximoff in Avengers: Age of Ultron. Lo avevo apprezzato anche
come Quicksilver, benché poco dopo abbiamo avuto Evan Peters sullo stesso ruolo
(ma diverso universo) che ha portato il personaggio su ben altro livello. Qui,
però, Aaron Taylor-Johnson sembra aver trovato un ruolo che più si confà alle
sue corde e per il quale sembra particolarmente portato. Peccato che risulti sprecato
in un film che, a conti fatti, rasenta appena la sufficienza.
“Uomo che uccide
leggenda diventa leggenda.”
Quello che davvero non va in
questo film sono i villain: troppi, caratterizzati male e realizzati peggio.
Rhyno è orribile, sia come personaggio che esteticamente (sentivo quasi
nostalgia del Lizard con il muso da dinosauro di The Amazing Spider-Man).
Dimitri viene presentato come personaggio buono, ma manca totalmente di spina
dorsale e risulta a tratti fastidioso. La sua identità come Camaleonte viene
teaserata per tutto il film e buttata un po’ a caso sul finale, quasi a voler anticipare
un secondo film (che non verrà mai prodotto). Anche Lo Straniero viene buttato
un po’ a caso, con dei poteri che non si capiscono e che non vengono spiegati e
senza sapere nulla del suo background. Nikolai ci viene presentato come villain
della pellicola, ma è l’unico a non avere poteri e alla fine risulta anche piuttosto
anonimo. Insomma, è più un’accozzaglia di roba e di personaggi che un film dalla
trama definita.
Altro difetto enorme e vistoso è
la CGI. Riescono a fare scene con un leone immenso o una mandria di bufali, poi
ti ritrovi con dei fondali incollati (sui primi piani si nota il contorno del
greenscreen). E sul finale Camaleonte è proprio imbarazzante.
“Ognuno di noi ha
strada da seguire. Accetta chi sei veramente e imparerai a percorrerla.”
Dunque una trama traballante, ma
non totalmente incoerente; scene molto lente, ma anche scene d’azione fatte
bene e molto violente; personaggi di contorno e villain anonimi e
caratterizzati male, ma un protagonista ben definito con una buona interpretazione
da parte di entrambi gli attori. In sostanza tanti difetti ma anche qualcosa
che si può salvare (a differenza dei precedenti film del SSU) e la mancanza di
Spider-Man che si sente prepotente (soprattutto nella scena più cringe, quella
con i ragni).
Per tutti questi motivi assegno a
Kraven: Il cacciatore i miei tre specchi e mezzo.
Alla prossima,
-IronPrincess
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