Recensione: Oceania 2
Salve, specchietti!
Oggi torniamo a parlare della
nostra cara Disney e lo facciamo con il 63esimo “classico”: Oceania
2.
Oceania 2 riunisce Vaiana e Maui, dopo tre anni, per un nuovo grande viaggio insieme a un gruppo di improbabili navigatori. Dopo aver ricevuto un inaspettato richiamo dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare verso i lontani mari dell’Oceania e in acque pericolose e dimenticate per un’avventura diversa da qualsiasi cosa abbia mai affrontato.
Diretto da David Derrick Jr.,
Jason Hand e Dana Ledoux Miller. Con Auli’i Cravalho e Dwayne “The Rock”
Johnson.
La Disney è forse tornata
a produrre film di successo? Beh, sembra proprio di sì.
Dopo la delusione con Wish
(di cui trovate la mia recensione qui), ammetto che l’idea di affidare
il nuovo classico a un sequel un po’ mi spaventava, soprattutto dato che la
storia di Oceania 2 era originariamente stata pensata per una serie tv
su Disneyplus. Per fortuna, però, la dirigenza di Bob Iger ha saputo, seppur
con fatica, rimediare alla pessima gestione da parte del suo predecessore e vi
posso dire, con assoluta certezza, che portare questa storia sul grande schermo
è stata la decisione migliore. E non solo per tutti i record di incassi che Oceania
2 sta infrangendo.
“Non so dove la
tua storia ti condurrà
ma non smettiamo mai di scegliere
chi siamo.”
La storia si svolge tre anni dopo
il precedente capitolo, con Vaiana, ormai cresciuta e una navigatrice provetta,
che naviga per l’Oceano in cerca di altri popoli. Anche a Motunui la
navigazione ormai non è più un tabù e perfino Tui, il padre di Vaiana, riesce
ad avventurarsi oltre il reef. Dopo anni di ricerche, però, Vaiana scopre il
dio Nalo ha lanciato una maledizione sull’isola mistica di Motufetu, facendola
sprofondare e bloccando così le rotte che univano i vari popoli. Vaiana è
costretta a ripartire all’avventura per salvare ancora una volta il suo popolo,
insieme a un improbabile equipaggio… e Maui, ovviamente, che può finalmente
sfoggiare la sua abilità nel fare emergere le isole.
-Fatti valere, Principessa.
-Non sono una principessa.
-Beh, molte persone pensano che tu lo sia.
Il rapporto tra Vaiana e Maui è e
continua a essere meraviglioso. Nonostante gli anni di distanza, sono ancora
migliori amici, pronti a lottare insieme contro gli dèi e, soprattutto, a
sostenersi a vicenda. È soprattutto Maui a maturare rispetto al primo film. Abbandona
le vesti di sbruffone che ha compiuto innumerevoli imprese per gli umani ed è pronto
a lavorare in squadra, anche se la sua eccessiva preoccupazione per le sorti
dei suoi amici potrebbe compromettere la buona riuscita della missione. Inoltre,
è il primo a sostenere e a incoraggiare Vaiana (con una fantastica canzone che
è appena entrata nell’Olimpo delle mie canzoni motivatrici insieme a “Farò di
te un uomo” e “Posso farcela”).
“Chi sei tu, chi
sei tu
E chi diventerai
La storia, la storia
Oggi la scriverai
Ragiona, Vaiana,
Sfida il destino e vai!
Posso avere, posso avere
Posso avere un Chee-Hoo?”
Cosa non affatto scontata, anche
le new entry nel cast sanno catturare subito il cuore dello spettatore, tanto
che non riesco a decidere chi è il mio preferito tra Simea (la sorellina di
Vaiana che vorrei adottare), il burbero Kele (il mio spirito guida che si
lamenta del mal di schiena e degli abitanti di Motunui che cantano troppo), la
stramba Loto (in continua ricerca di miglioramento ma anche molto pragmatica su
argomenti quali la morte) o addirittura il Kakamora che si unisce alla loro
spedizione (sì, vi ricordate i pirati a forma di noci di cocco? Tornano, più
combattenti che mai).
L’unica che penso non sia stata
sfruttata al massimo è Matangi, che per certi versi mi ha ricordato molto
Megara, ma spero di spero di vederla molto di più nel sequel (sì, si sta già
parlando di un possibile Oceania 3).
“Chi non ha più la
via
Saprà così che brivido sia
Tu perditi e avrai
Quel fremito che il rischio ti dà
La strada è lungo, tu perciò
Fai quel che adesso ti dirò
Di’ “no” alle regole”
Come la protagonista, anche le
tematiche trattate in questo film sono molto più mature. Il gioco di squadra è
una componente fondamentale perché ognuno di noi può dare il proprio contributo
in uno scopo comune, che sia esso un semidio o un vecchietto che non sa nuotare
e ha il terrore dell’acqua nel bel mezzo dell’Oceano.
Oceania 2 ci insegna anche
a “perderci”, come canta Matangi, a non seguire sempre la strada che è stata
prefissata per noi, a non porsi limiti e, soprattutto, a non farceli imporre
dagli altri. Insomma, andare fuori dalla torre come Rapunzel o fuori dall’acqua
come Ariel. Ribellarsi ma anche non pensare in linea diretta, aggirare il
problema.
Quello che ci insegna
maggiormente, però, è che la perfezione non esiste. Esiste solo il miglioramento
continuo, costellato da una serie di errori che non devono fermarci, ma devono
servirci da lezione.
“È il motto di Loto:
Fallisci senza timori.
Errori dopo errori,
Impari…
Poi muori.”
Personalmente, ho sentito la
mancanza di Lin-Manuel Miranda alle canzoni (compositore che adoro e che ci ha dato
non solo i successi di Oceania, ma anche quelli di Encanto e che
ritroveremo a fine mese in Mufasa), ma le canzoni sono tutte fuorché
brutte. Ci sono molte più musiche tradizionali e canti in polinesiano, come “Mana
Vavau”, molto bella (sì, ho cercato la traduzione). La mia preferita, anche
stavolta, è la canzone di Maui. Sono giorni che non faccio altro che cantare “Posso
avere un Chee-Hoo?”, seguita da “Perditi” e “Di meglio che c’è?”. Ho trovato
anche una maggiore cura nella trasposizione italiana (ho ancora i brividi per il
pessimo adattamento di “You’re welcome” e di altre canzoni del primo film). Senza
contare che si vince decisamente facile se metti Giorgia a cantare gli acuti.
Insomma, un film che ho a dir
poco adorato… e che mi ha fatto piangere (giuro: ho fatto le fontane, non
riuscivo a riprendermi per tutti i titoli di coda) e che, perciò, non può non meritare
il mio specchio speciale.
Alla prossima,
-IronPrincess
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