Recensione: Loki - seconda stagione
Salve, specchietti!
Oggi vorrei parlarvi di un prodotto
arrivato su Disneyplus già da qualche settimana. Sto parlando della
seconda stagione di Loki.
Lo so, lo so: arrivo in ritardo su un
prodotto che è uscito mesi fa. O, forse, arrivo in anticipo. Perché vengo da un
luogo dove non esiste il tempo, un luogo fuori dal tempo. Un luogo fuori persino
dalla time-line stessa del MCU.
La seconda stagione di Loki riparte
esattamente dove era finita la prima (potete recuperare la mia recensione qui).
C’è un’unica differenza: i salti temporali. La morte di Colui Che Rimane ha
portato il tempo all’interno della TVA e adesso Loki è in grado di viaggiare tra
passato, presente e futuro, rimanendo ancorato però al luogo. I salti, però, non
sono volontari, ma assolutamente casuale, e anche parecchio dolorosi. Per
cercare di risolvere la situazione, Mobius porta Loki al reparto “Riparazioni e
Potenziamenti”, dove facciamo la conoscenza di Ouroboros, per gli amici (e ne
ha davvero pochi) O.B.
Signori e signore, diamo il benvenuto
a un nuovo attore nella grande famiglia Marvel. E non uno qualsiasi, ma il
premio Oscar Ke Huy Quan. L’ho adorato in Everything everywhere
all at once. Ha fatto un
lavoro strepitoso nelle varie versioni del suo personaggio e anche nei panni di
O.B. non è stato per niente da meno. O.B. è tanto stravagante quanto geniale. Si
trova confinato in un reparto da solo, ma è quello che più di ogni altro, a
eccezione di Colui Che Rimane e Miss Minutes, sa come funziona la TVA.
Così come O.B. riesce a integrarsi bene
e sin da subito nella cerchia ristretta degli amici di Loki, è palese come si
sia creata un’ottima chimica tra Ke e gli altri membri del cast, a partire da
Tom Hiddleston e Owen Wilson.
Mobius e Sylvie si confermano come
due ottimi personaggi. Il migliore amico e la ragazza o l’amore impossibile, il
narcisistico amore verso una variante di se stesso che è, allo stesso tempo,
molto diversa da sé. Sono la famiglia che Loki non ha mai avuto. Lui non ha mai
sentito veramente di appartenere alla famiglia di Odino. Era come se sentisse
di essere fuori posto prima ancora di scoprire di essere stato adottato. Persino
nei momenti migliori non ha avuto un rapporto con il fratello tanto intenso
come quello che ha con Mobius.
Quello che non mi ha convinto del
tutto (ed è, a mio avviso, l’unica, microscopica nota stonata della serie) è
Jonathan Majors che ritorna in una nuova variante di Kang: Victor Timely (n.d.r.
Nel momento in cui sto scrivendo questa recensione, Majors è già stato
licenziato da Disney a causa dai suoi problemi legali e d’ora in poi non
interpreterà più Kang o una sua variante). Kang dovrebbe essere la grande
minaccia della Saga del Multiverso, quando Loki torna dopo essere stato faccia
a faccia con Colui Che Rimane ne è terrorizzato. E ancora di più teme l’idea
che là fuori ci siano centinaia di varianti di quell’uomo pronte a scatenare
una guerra. Quando facciamo la conoscenza di Victor Timely, però, scopriamo che
è solo (passatemi il termine) un cretino. Forse un genio per certi versi, precursore
del suo tempo, ma allo stesso tempo un truffatore che si intrattiene in affari
loschi per le strade di una Chicago vittoriana. Il personaggio non incute
affatto timore come ci si aspetterebbe da una variante di Kang, al contrario
risulta spesso ridicolo e odioso.
Abbiamo conosciuto Loki nel primo Thor.
Secondogenito di Odino, il dio dell’Inganno era poco più che un’ombra alle
spalle del fratello. Da lì abbiamo attraversato le montagne russe insieme a
lui. Lo abbiamo ascendere come villain in The Avengers e poi crollare
nelle segrete di Asgard in Thor: The Dark World. Ha sempre alternato
momenti in cui era alleato di Thor a momenti in cui l’ha tradito. È morto (o,
almeno, ha finto di esserlo) diverse volte ed è tornato. È stato ucciso da Thanos
nel suo ultimo inganno volto a salvare il fratello, ma poi questa serie tv ci
ha dato una variante che dal culmine della sua conquista di New York e del
mondo si è ritrovata a vivere tutto questo in pochi minuti, attraverso il video
mostratogli da Mobius. Da dio dell’Inganno si è ritrovato a essere un agente
della TVA, ma mancava ancora qualcosa in lui, c’era ancora qualcosa che poteva
dare al mondo e alla Marvel.
Loki è arrivato lì dove voleva
arrivare, ha avuto quello che tanto desiderava all’inizio della sua storia, ma
a che prezzo? Ha perso ciò che lui veramente voleva, ciò di cui aveva
bisogno. Ha ottenuto il trono, ma nel farlo ha perso i suoi amici.
«Tu sei solo e lo sarai sempre»
recitava Lady Sif in un loop temporale nella prima stagione. Mai frase fu più
profetica, mai sacrificio fu più grande nell’universo della Marvel.
Loki ha sempre temuto di rimanere da
solo. Il suo desiderio di potere mascherava in realtà un bisogno di affetto. Adesso
ha scelto di rimanere solo per salvare i suoi amici e l’intera esistenza. Ha
aperto il multiverso e se ne è assunto il pieno peso, pagandolo con la sua
solitudine. E poiché tutto questo è accaduto fuori dal tempo, Loki ci ha
praticamente donato gli altri universi cinematografici. Ciò che accade in film
come Spider-Man: No Way Home o Doctor Strange nel multiverso della
follia altro non è che una conseguenza del suo sacrificio.
Confesso che ho dovuto riguardare l’ultimo
episodio una seconda volta, a distanza di tempo, per poter godere appieno della
sua bellezza. Visivamente è uno spettacolo dei sensi (e pensare che Tom abbia
girato nel nulla, con solo un blue screen attorno, aumenta il valore della sua
performance). Narrativamente è ineccepibile e funziona alla grande nonostante i
numerosi salti temporali. Ma quando l’ho visto per la prima volta mi faceva
male il cuore. Mi sentivo io per prima ferita a pensare che cosa Loki stesse
affrontando. Non ne sentivo la bellezza perché era il dolore a colpirmi con
violenza.
Non ci sono abbastanza complimenti
per Tom Hiddleston. Avevo già lodato la sua performance nella recensione alla
prima stagione, ma qui riesce addirittura a superarsi. Recita con gli occhi. Leggi
ciò che prova, ciò che Loki prova, dal suo sguardo. E quando parla è supportato
in italiano da una performance ugualmente favolosa di David Chevalier.
Non posso non assegnare lo specchio
speciale a questa seconda stagione e a tutta questa serie che s’incorona
come, in assoluto, miglior serie Marvel.
Alla prossima,
-IronPrincess
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