Recensione: Loki - seconda stagione

Salve, specchietti!

Oggi vorrei parlarvi di un prodotto arrivato su Disneyplus già da qualche settimana. Sto parlando della seconda stagione di Loki.

La seconda stagione di Loki riprende all’indomani dello scioccante finale di stagione, quando Loki si ritrova in una battaglia per l’anima della Time Variance Authority. Insieme a Mobius, Cacciatrice B-15 e a una squadra di personaggi vecchi e nuovi, Loki naviga in un Multiverso in continua espansione e sempre più pericoloso alla ricerca di Sylvie, il giudice Renslayer, Miss Minutes per comprendere su cosa significhi possedere il libero arbitrio e uno scopo glorioso.

Lo so, lo so: arrivo in ritardo su un prodotto che è uscito mesi fa. O, forse, arrivo in anticipo. Perché vengo da un luogo dove non esiste il tempo, un luogo fuori dal tempo. Un luogo fuori persino dalla time-line stessa del MCU.

La seconda stagione di Loki riparte esattamente dove era finita la prima (potete recuperare la mia recensione qui). C’è un’unica differenza: i salti temporali. La morte di Colui Che Rimane ha portato il tempo all’interno della TVA e adesso Loki è in grado di viaggiare tra passato, presente e futuro, rimanendo ancorato però al luogo. I salti, però, non sono volontari, ma assolutamente casuale, e anche parecchio dolorosi. Per cercare di risolvere la situazione, Mobius porta Loki al reparto “Riparazioni e Potenziamenti”, dove facciamo la conoscenza di Ouroboros, per gli amici (e ne ha davvero pochi) O.B.

Signori e signore, diamo il benvenuto a un nuovo attore nella grande famiglia Marvel. E non uno qualsiasi, ma il premio Oscar Ke Huy Quan. L’ho adorato in Everything everywhere all at once. Ha fatto un lavoro strepitoso nelle varie versioni del suo personaggio e anche nei panni di O.B. non è stato per niente da meno. O.B. è tanto stravagante quanto geniale. Si trova confinato in un reparto da solo, ma è quello che più di ogni altro, a eccezione di Colui Che Rimane e Miss Minutes, sa come funziona la TVA.

Così come O.B. riesce a integrarsi bene e sin da subito nella cerchia ristretta degli amici di Loki, è palese come si sia creata un’ottima chimica tra Ke e gli altri membri del cast, a partire da Tom Hiddleston e Owen Wilson.

Mobius e Sylvie si confermano come due ottimi personaggi. Il migliore amico e la ragazza o l’amore impossibile, il narcisistico amore verso una variante di se stesso che è, allo stesso tempo, molto diversa da sé. Sono la famiglia che Loki non ha mai avuto. Lui non ha mai sentito veramente di appartenere alla famiglia di Odino. Era come se sentisse di essere fuori posto prima ancora di scoprire di essere stato adottato. Persino nei momenti migliori non ha avuto un rapporto con il fratello tanto intenso come quello che ha con Mobius.

Quello che non mi ha convinto del tutto (ed è, a mio avviso, l’unica, microscopica nota stonata della serie) è Jonathan Majors che ritorna in una nuova variante di Kang: Victor Timely (n.d.r. Nel momento in cui sto scrivendo questa recensione, Majors è già stato licenziato da Disney a causa dai suoi problemi legali e d’ora in poi non interpreterà più Kang o una sua variante). Kang dovrebbe essere la grande minaccia della Saga del Multiverso, quando Loki torna dopo essere stato faccia a faccia con Colui Che Rimane ne è terrorizzato. E ancora di più teme l’idea che là fuori ci siano centinaia di varianti di quell’uomo pronte a scatenare una guerra. Quando facciamo la conoscenza di Victor Timely, però, scopriamo che è solo (passatemi il termine) un cretino. Forse un genio per certi versi, precursore del suo tempo, ma allo stesso tempo un truffatore che si intrattiene in affari loschi per le strade di una Chicago vittoriana. Il personaggio non incute affatto timore come ci si aspetterebbe da una variante di Kang, al contrario risulta spesso ridicolo e odioso.

Ho lasciato volutamente per ultimo, in questo excursus tra i personaggi lui: Loki. Protagonista assoluto di una serie che porta il suo nome, ma anche colonna portante dell’intero MCU. L’ultimo episodio di Loki è, per usare le parole dello stesso Tom Hiddleston, il culmine di un viaggio lungo dodici anni.

Abbiamo conosciuto Loki nel primo Thor. Secondogenito di Odino, il dio dell’Inganno era poco più che un’ombra alle spalle del fratello. Da lì abbiamo attraversato le montagne russe insieme a lui. Lo abbiamo ascendere come villain in The Avengers e poi crollare nelle segrete di Asgard in Thor: The Dark World. Ha sempre alternato momenti in cui era alleato di Thor a momenti in cui l’ha tradito. È morto (o, almeno, ha finto di esserlo) diverse volte ed è tornato. È stato ucciso da Thanos nel suo ultimo inganno volto a salvare il fratello, ma poi questa serie tv ci ha dato una variante che dal culmine della sua conquista di New York e del mondo si è ritrovata a vivere tutto questo in pochi minuti, attraverso il video mostratogli da Mobius. Da dio dell’Inganno si è ritrovato a essere un agente della TVA, ma mancava ancora qualcosa in lui, c’era ancora qualcosa che poteva dare al mondo e alla Marvel.

Il dio delle Storie.

Loki è arrivato lì dove voleva arrivare, ha avuto quello che tanto desiderava all’inizio della sua storia, ma a che prezzo? Ha perso ciò che lui veramente voleva, ciò di cui aveva bisogno. Ha ottenuto il trono, ma nel farlo ha perso i suoi amici.

«Tu sei solo e lo sarai sempre» recitava Lady Sif in un loop temporale nella prima stagione. Mai frase fu più profetica, mai sacrificio fu più grande nell’universo della Marvel.

Loki ha sempre temuto di rimanere da solo. Il suo desiderio di potere mascherava in realtà un bisogno di affetto. Adesso ha scelto di rimanere solo per salvare i suoi amici e l’intera esistenza. Ha aperto il multiverso e se ne è assunto il pieno peso, pagandolo con la sua solitudine. E poiché tutto questo è accaduto fuori dal tempo, Loki ci ha praticamente donato gli altri universi cinematografici. Ciò che accade in film come Spider-Man: No Way Home o Doctor Strange nel multiverso della follia altro non è che una conseguenza del suo sacrificio.

Confesso che ho dovuto riguardare l’ultimo episodio una seconda volta, a distanza di tempo, per poter godere appieno della sua bellezza. Visivamente è uno spettacolo dei sensi (e pensare che Tom abbia girato nel nulla, con solo un blue screen attorno, aumenta il valore della sua performance). Narrativamente è ineccepibile e funziona alla grande nonostante i numerosi salti temporali. Ma quando l’ho visto per la prima volta mi faceva male il cuore. Mi sentivo io per prima ferita a pensare che cosa Loki stesse affrontando. Non ne sentivo la bellezza perché era il dolore a colpirmi con violenza.

Non ci sono abbastanza complimenti per Tom Hiddleston. Avevo già lodato la sua performance nella recensione alla prima stagione, ma qui riesce addirittura a superarsi. Recita con gli occhi. Leggi ciò che prova, ciò che Loki prova, dal suo sguardo. E quando parla è supportato in italiano da una performance ugualmente favolosa di David Chevalier.

Non posso non assegnare lo specchio speciale a questa seconda stagione e a tutta questa serie che s’incorona come, in assoluto, miglior serie Marvel.

Alla prossima,

-IronPrincess



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