Review Tour di Natale: Una notte di neve a Tokyo - Uno Sconosciuto sotto l'albero - Il mio regalo di Natale
Buongiorno, Specchietti!
Oggi il blog partecipa al Tour Natalizio organizzato da Mia Another, Anna Zarlenga e Grazia Cioce assieme a Newton Compton.
Tre storie per innamorarsi e respirare la magia del Natale di cui ci parleranno le nostre Irish Girl e Mil Palabras.
Bentrovati, Specchietti
del mio cuore.
Iniziamo la
giornata dedicata al Review Tour di Natale della Newton Compton, che ringraziamo
per le copie omaggio, con Una notte di neve a Tokyo di Mia Another.
Che Mia Another
sia una delle mie autrici preferite in assoluto ormai dovreste averlo capito.
Amo il modo in cui riesce a dare vita ai suoi personaggi, rendendoli reali con le
mille sfaccettature del loro carattere, mettendone in risalto luci e ombre, mostrandoci
le loro imperfezioni e i backout del cuore, e della mente, cui spesso vanno incontro.
E poi ci sono
le ambientazioni: vivide, accurate, che trasmettono al lettore una moltitudine
di percezioni sensoriali e, allo stesso tempo, non annoiano mai. Se poi lo sfondo
delle sue storie è quel Giappone con cui sa incantare dalla prima pagina,
allora, per quanto mi riguarda, so già che mi ritroverò a divorare il suo
romanzo senza neanche rendermene conto.
Eppure, ogni
santa volta, Mia Another riesce a sorprendermi. A farmi dire: “Sì, l’ultima
storia era bellissima, ma questa… Dio, questa è un capolavoro”.
Ed è successo
anche questa volta con Una notte di neve a Tokyo, la storia di Natale appena
pubblicata per Newton Compton. Una storia capace, in pochissime pagine, di prendermi
per mano e condurmi tra le strade innevate della capitale nipponica, di emozionarmi
come pochi romanzi hanno saputo finora fare, di farmi fremere, preoccupare, sognare.
L’incipit di
questa storia ci mostra subito la nostra protagonista e ci proietta nel suo
mondo con quella nota agrodolce che è in realtà un pugno in pieno stomaco.
Kasumi sembra
avere tutto dalla vita, invece, pagina dopo pagina, ci rendiamo conto che con
il tempo ha costruito da sé le pareti di quella gabbia dorata che ora la
imprigiona.
Per non
deludere la famiglia. Prendendo le decisioni “giuste”, quelle che tutti si aspettavano
da lei. Scambiando per amore il bisogno di avere un uomo al suo fianco che
mitigasse la perdita prematura del padre.
Nobuo, suo marito,
è l’altra vittima del contorto sistema che hanno messo in piedi assieme. Di
quel matrimonio tanto invidiato che ormai si nutre di astio, rancore e
solitudine. Di quel sistema rigido e tradizionalista che non prevede vie d’uscita
quando in ballo c’è l’onore. L’apparenza.
Ma se la realtà
ti opprime, se non ne puoi più di finti sorrisi, di maschere da portare in
scena, quando ti sembra che tutto ti stia crollando addosso, allora, quella via
d’uscita la devi trovare per forza.
Ecco, quindi,
ventiquattro ore per essere se stessi fingendo. Fingendo di non aver preso le
decisioni passate, di non aver sposato la persona sbagliata. Essere se stessi
cambiando identità. La notte di Natale. Un solo giorno l’anno per tornare a
respirare.
Esattamente quello
che si appresta a fare ancora una volta la nostra Kasumi che, nei panni dell’affascinante
Miki, si avvicina al misterioso Theo, il giovane musicista incontrato in un
albergo vicino l’aeroporto. Ma se questo Natale le cose non andassero secondo
il copione prestabilito?
Una notte con Theo
per dimenticare la realtà. Una notte con Theo per riscoprire la parte più nascosta
di sé.
«Nevica», sibilo. «Lo senti?».
Ho parlato in giapponese, di nuovo.
Non riesco più a
concentrarmi e a tradurre quello che penso.
Ma tanto non ce n’è bisogno.
I nostri corpi sono connessi, si assecondano l’un l’altro.
Non dobbiamo dirci niente.
Una notte di neve
a Tokyo è una storia intensa, che ci ricorda che non è mai troppo tardi per prendere
in mano la nostra vita. Che ci ricorda che il tempo a nostra diposizione è
limitato e non sappiamo quando scadrà, per questo va vissuto intensamente e non
dovremmo mai permetterci di avere rimpianti. Perché i rimpianti corrodono l’anima,
ci fanno vivere nei “sé” e nei “ma” facendoci perdere altri preziosi istanti.
Non è mai
facile lasciarsi tutto alle spalle, Specchietti, e chi vi scrive lo sa bene.
Spesso la paura
ci fa nascondere la testa sotto la sabbia; spesso ci convinciamo che quel
malessere che ci toglie il respiro sia solo passeggero, anche se dentro di noi
qualcosa urla che non è vero. Spesso, preferiamo negare, fino alla morte, che
qualcosa si sia rotto. Ci diciamo che non c’è tempo. Ci raccontiamo che staremo
meglio, anche se quel “meglio” sembra non arrivare mai. Però mi sento di dirvi
una cosa, esattamente come per Kasumi: ascoltatela, quella voce, Specchietti.
Non abbiate paura di vivere. Riportate alla mente i vostri sogni, le aspettative
per quel futuro che vi entusiasmava, che non vedevate l’ora di acciuffare, di
vivere. Ricordate chi eravate e chi volevate essere. E se non siete nel punto
preciso in cui vi eravate immaginati, non abbiate paura. Agite. Riprendetevi voi
stessi.
Voglio ripartire dall’inizio, dal punto in cui mi sono persa,
ed è proprio con questo sorriso che intendo ricominciare.
Oggi, non domani.
Inutile sottolinearlo,
Specchietti, a Mia Another e Una notte di neve a Tokyo va il mio specchio speciale.
Altre parole sarebbero solo superflue.
Grazie Mia, non vedo l’ora di leggere altre tue storie.
Ciao Specchietti!
Come state?
Eccomi qui a parlarvi della novella che è toccata a me per
questo strepitoso evento natalizio organizzato da Newton Compton, che
approfitto per ringraziare anche io.
Che ami la penna di Anna Zarlenga non è una novità, perciò
non vi terrò sulle spine: questa novella è perfetta per entrare nel clima romantico
natalizio.
Orlando James e Gloria sono due personaggi agli antipodi.
Lui, scrittore eccentrico, promettente bestseller, molto attaccato
all’alone di mistero che si nasconde dietro il suo pseudonimo, lei una degli
editor della casa editrice che ha appena ingaggiato, per l’appunto, Orlando
James.
A questo già invitante duetto aggiungo: la magia del Natale,
la meravigliosa cornice napoletana, tipica dei romanzi di Anna, e il suo stile
effervescente, capace di strappare una risata anche a chi è reduce da un incubo
terribile. Storia vera.
Vi basta?
E quindi eccomi
qui. Di nuovo. Vestita da elfo. Vi chiederete di certo cosa c’entri il fatto
che mi sia messa a lavorare con un brillante scrittore con il mio travestimento
natalizio. Apparentemente le cose non sembrerebbero collegate, ma se vi dicessi
che lo scrittore è un folle? Un tipo da internare?
E, insomma, il volto di Orlando è sconosciuto come è sconosciuto
il motivo per il quale il promettente bestseller appena ingaggiato sia stato
assegnato a Gloria e non a Ramona.
La nostra protagonista è molto molto scettica a
riguardo e le sue impressioni sull’eccentricità di questo rinomato scrittore le
suscitano sentimenti contrastanti: da un lato, è incuriosita, dall’altro, vuole
solo portare a termine il suo lavoro, da brava stakanovista qual è.
Infatti, se Gloria assomiglia al Grinch ed è immune a tutto
ciò che non è spiegabile attraverso la ragione, Orlando sembra aver inghiottito
Babbo Natale in persona ed è pronto a tutto pur di far cambiare idea al suo
editor.
Uno sbaglio?
Uno scherzo?
Un regalo di Natale?
G. Ho letto pochi
romanzi d’amore con un editor per protagonista e ti assicuro che non c’è niente
di romantico a fare l’editor.
O. Perché sei così
seria, Gloria?
G. Se non te ne
fossi accorto, sto lavorando. Ti aspetteresti un atteggiamento diverso?
O. Ieri sembravi
un’altra persona. Quando fai cose insolite ti si accende una bella luce negli
occhi.
Lascio che siate voi a scoprirlo, mentre vi dico che Anna
aggiunge una nuova perla ai suoi romanzi tanti amati da tutti noi.
In poche pagine riesce a concentrare tutti gli elementi che
troviamo di solito nei suoi romanzi; ironizza su una delle figure più temute – almeno
per la sottoscritta – del mondo dell’editoria e ci regala un protagonista
maschile che meriterebbe proprio un intero romanzo… ops! Questo non volevo
proprio dirlo!
Guardami. Gli occhi
non sempre ci mostrano come siamo.
Guardami ora come
se fosse la prima volta.
Il primo sguardo
rivela più di quanto pensi.
Una storia romantica, spiritosa, che vi farà venire gli
occhi a cuoricino e vi ricorderà – nel caso ve ne foste scordati – che l’atmosfera
natalizia è davvero magica e sotto al vischio può succedere di tutto.
Grazie, Anna, grazie per questa novella a cinque stelle e
grazie per la gioia che mi hai regalato oggi.
Grazie anche a voi, Specchietti, per esserci sempre.
Vi auguro un buon Natale e un felice anno nuovo!
La vostra Mil Palabras vi abbraccia
Con la complicità della capra Pippa (guest star di questa novella di Natale) i due ragazzi avranno modo di avvicinarsi per caso l'uno all'altra e scoprire nuovi lati del proprio carattere fino a quel momento sconosciuti anche a loro stessi.
Saranno però capaci di staccarsi da quell’io che hanno costruito in virtù delle proprie carriere per vivere serenamente e appieno la vita?
Questo dovrete scoprirlo da soli, leggendo Il mio regalo di Natale.
Ho amato questa commedia fin dalle prime battute, per lo stile frizzante di Grazia Cioce, la sua capacità di tratteggiare i personaggi – dandone subito al lettore una visione completa ma senza annoiare con descrizioni pedanti – per il ritmo che è riuscita a imporre agli eventi. L’ironia – e l’autoironia – dei personaggi è un elemento che troviamo dalla prima all’ultima pagina e che strappa più di un sorriso.
Se Federico e Chiara fanno da padroni sulla scena, lasciatemi dare però il mio personale oscar a Charlotte: divertente, a tratti completamente folle, testarda a più non posso, va dritta per la sua strada come fosse un caterpillar, ma alla fine anche suo fratello dovrà ammettere che, sì, aveva ragione lei.
Prima di scendere comprendo che il mio regalo di Natale l’ho
appena ricevuto e no,
non lo ammetterò mai, neppure sotto tortura,
ma forseCharlotte è stata davvero il mio cupido di Natale.
Specchietti, se avete voglia di sognare a occhi aperti e
respirare l’atmosfera delle commedie di Natale, che sono certa tanto amate, questo
è il racconto che fa per voi.
A Grazia e ai suoi ragazzi vanno i miei cinque specchi.
Io e Mil Palabras ringraziamo ancora la Newton Compton, Mia
Another, Anna Zarlenga e Grazia Cioce per averci messo a disposizione queste tre
storie e per aver dato ancora una volta fiducia a Libri Riflessi in uno Specchio.
Con voi, Specchietti, l’appuntamento è alla prossima
lettura.
La vostra Irish Girl.
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