Recensione: Crudelia
Buongiorno, specchietti!
Ed è davvero un gran giorno perché
finalmente la vostra Iron Princess vi può parlare di un film uscito al
cinema! Oh, da quanto tempo aspettavamo questo momento? Ma se siete tra gli
sfortunati che non possono ancora andare al cinema, non temete perché il film è
disponibile anche su Disneyplus (con accesso VIP da subito e il
27 agosto per tutti gli abbonati).
Di quale film stiamo parlando? Ma di Crudelia
ovviamente!
“Crudelia” è diretto da Craig
Gillespie (“Tonya”), sceneggiato da Dana Fox e Tony McNamara su soggetto di
Aline Brosh McKenna e Kelly Marcel & Steve Zissis. È prodotto da Andrew
Gunn (“Freaky Friday”), Marc Platt (“Mary Poppins Returns”) e Kristin Burr
(“Christopher Robin”), con Emma Stone, Michelle Wright, Jared LeBoff e Glenn
Close come produttori esecutivi. La bravissima costumista Jenny Beavan (“Mad
Max: Fury Road”, “Camera con vista”) è la creatrice degli sfavillanti e
fantasiosi costumi, che costituiscono quasi un personaggio a sé nel film.
Indossate il vostro abito migliore, alzate
a tutto volume la migliore musica punk-rock anni ’70 e immergetevi nel mondo di
Crudelia… o Cruella? Ecco, la prima e unica critica che posso muovere alla
Disney (e qui entra in gioco la mia deformazione professionale) riguarda la scelta
di lasciare, nella versione italiana, il nome del personaggio in versione
originale (cosa assolutamente sensata, dato che scopriamo anche l’origine del
nome Cruella de Vil), ma tradurre il titolo. Avrei preferito se il film avesse
mantenuto il titolo originale.
Crudelia è un film sulle origini di una delle
più famose e iconiche cattive dei classici Disney. Quando vai a trattare la
storia dei cattivi, il rischio maggiore che ti si presenta è quello di renderli
troppo buoni. Ed Estella è buona. È una ragazza con la passione per la moda che
si colpevolizza per la morte della madre e che crea una nuova famiglia con Jasper
e Horace. Estella ruba, ma per necessità. Estella litiga a scuola, ma per
difendere la sua amica Anita. Estella forse non è nata propriamente “buona”, con
quei capelli così strani, bianchi e neri, tuttavia ha cercato di seguire gli
amorevoli insegnamenti della madre.
Cruella è cattiva. Cruella… è
crudele. Cruella è quella vocina nella testa che tutti noi cerchiamo di mettere
a tacere. Cruella è il desiderio di vendetta troppo a lungo represso. È anche quella voglia di farsi finalmente
notare. E si fa notare, Cruella, mentre Estella rimane sempre nell’ombra.
Due facce della stessa medaglia, Cruella
ed Estella, unite dall’interpretazione magistrale del premio Oscar Emma Stone. Tanto
timida e accondiscendente quanto grintosa ed esibizionista, Emma Stone è
accompagnata in questa avventura dall’altrettanto meravigliosa Emma Thompson in
un duetto di personalità accese.
Da una parte, quindi, il dualismo Estella/Cruella,
dall’altra l’egocentrismo estremo della Baronessa, tra loro la presenza ingombrante
della moda, vera regina della pellicola.
Il film si snoda come una sorta di Il
Diavolo veste Prada monocromatico, dove su uno sfondo bianco e nero, a
tratti beige, spiccano qua e là macchie di rosso: i capelli di Estella, il
vestito di Cruella, il ciondolo, un rossetto, un motorino… La scelta accurata
dei colori è seconda solo alla scelta dei costumi. Ogni entrata in scena di Cruella,
volta a oscurare la Baronessa, è completamente dominata dai suoi abiti,
creazioni talmente stupende da poter concorrere a ragion veduta ai prossimi premi
Oscar.
Altro punto di forza del film è la
colonna sonora. Tina Turner, Queens, Bee Gees, fino ad arrivare alla meravigliosa
“Call me Cruella” dei Florence + The Machine. La versione italiana, inoltre,
presenta una chicca in più: “I wanna be your dog”, canzone che fa da sfondo a
una delle scene più iconiche, è interpretata dai neovincitori dell’Eurovision:
i Måneskin. E, credetemi, il loro stile è riconoscibile sin dai primi accordi.
Alla prossima,
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