Recensione: Luca


Salve, specchietti!

Siete pronti a viaggiare in un nuovo film Disney? Stavolta non andiamo molto lontano, anzi possiamo dire che rimaniamo praticamente a casa con Luca, il nuovissimo film Disney-Pixar appena approdato su Disneyplus.

Ambientato in una località costiera della Riviera Ligure, il film “Luca” è la storia di un giovane ragazzo che vive un’estate indimenticabile contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter. Luca (nell’originale con la voce di Jacob Tremblay) condivide le sue avventure con il nuovo amico Alberto (Jack Dylan Grazer), ma il loro divertimento è minacciato da un segreto ben custodito: i due sono mostri marini provenienti da un mondo sott’acqua. “Luca” è diretto da Enrico Casarosa, nominato agli Oscar (“La Luna”), e prodotto da Andrea Warren (“Lava”, “Cars 3”).

Una storia italianissima, un omaggio alla terra del regista Enrico Casarosa che ci porta a conoscere la terra di Liguria. Viaggiamo nella immaginaria città di Portorosso, nella Riviera Ligure, insieme a Luca e Alberto, due “mostri marini” che, sotto le squame colorate, sono due ragazzini esattamente come tutti gli altri.

Luca è, come egli stesso si definisce, un “bravo bambino”, uno che fa sempre quello che gli dicono i genitori, che ubbidisce, che lavora e che non è mai, ma proprio mai andato sopra la superficie. Alberto è l’esatto opposto. Lui ci vive sopra la superficie, colleziona oggetti degli umani ed è un grande esperto di tutto ciò che riguarda i mostri terrestri.

Quando Luca incontra Alberto, è affascinato da tutto quello che lui gli racconta e gli mostra. In particolar modo, rimane come folgorato dalla vista di un poster raffigurante una Vespa.

Comincia per loro un’avventura nella città degli umani, dove scoprono che possono realizzare il loro sogno di avere una Vespa vincendo la Portorosso Cup. Insieme a Giulia formano la squadra degli sfigati, un’alleanza per poter affrontare il più famoso “triathlon all’italiana”: nuovo, bici e abbuffata di pasta.

Okay, vi vedo già storcere il naso parlando di stereotipi. In effetti, si parla di pasta, di calcio, di scopa, l’ho già detto di pasta? Ma non dimentichiamoci che il regista stesso è italiano. È tutto un omaggio, come lo sono le numerose canzoni tutte made in Italy che scorrono durante il film. Da “Il gatto e la volpe” di Bennato a “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” di Gianni Morandi.

Per godere appieno dell’italianità di questo film, paradossalmente, vi consiglio di vederlo in lingua originale. È lì che rendono meglio le espressioni italiane come “stupido”, “silenzio Bruno” o “Santa Mozzarella”. Giocando tra le due lingue l’anima italiana risalta ancora di più. Inoltre, molte delle voci del cast originale sono italiane o di origini italiane, scelta, a mio avviso, a dir poco azzeccata.

Il punto di forza di Luca è, però, la sua semplicità. Dopo due prodotti elevati come Onward che affronta temi forti quali la perdita di un genitore e Soul che punta più a colpire l’animo del pubblico adulto (trovate le mie recensioni a questi film rispettivamente qui e qui), la Pixar parla con i bambini più piccoli.

In un mondo fin troppo dominato dal politicamente corretto, Luca parla di diversità con un linguaggio alla portata di ogni bambino. Ma non solo.

Uno dei più grandi prodotti della Disney di origine italiana è Pinocchio, qui citato non solo per la canzone “Il gatto e la volpe” di Bennato, ma anche da uno dei libri che Giulia mostra a Luca. In quella storia un bambino incontra degli amici sbagliati che lo convincono a non andare a scuola. Pinocchio è figlio dei suoi anni, Casarosa, invece, parla ai bambini di oggi. Racconta quanto è bello apprendere cose nuove e lo fa nella determinazione di Luca che capisce qual è veramente il suo sogno.

Parla anche ai genitori. Ricorda loro che, nonostante le loro paure, devono assecondare i (buoni e sani) desideri dei figli. Daniela alla fine è preoccupata, da morire (e chi non lo sarebbe al suo posto?) ma ha capito qual è la cosa migliore per suo figlio.

Specchio speciale per questo inno alla semplicità, all’italianità e, lasciatemelo dire, per questo orgoglio italiano che è Enrico Casarosa. Impariamo ad apprezzare i nostri connazionali che hanno successo nel mondo.

E ricordate: «Silenzio, Bruno!»

Alla prossima,



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