Recensione "La morte può attendere" by Christopher Pike
La morte può attendere (The Return) è il secondo romanzo della trilogia young adult/gialla Remember Me. Come accennavo nella recensione della settimana scorsa, il primo volume della saga può essere letto come uno stand alone; e infatti per anni sono stata convinta che fosse un romanzo a sé stante. Inutile dire che la scoperta dell'esistenza dei seguiti è stata un'inaspettata sorpresa, e anche le aspettative non hanno tardato ad arrivare e a crescere.
A soli diciotto anni, Jean Rodriguez ha commesso abbastanza errori da doversi aspettare un futuro all'insegna dell'emarginazione e della droga. Come se non bastasse, proprio come la sua coetanea Shari Cooper, durante una festa la ragazza cade da un balcone e sfiora la morte.
Ma Jean riesce a salvarsi e miracolosamente, proprio grazie all'incidente, inizia a vedere la vita con occhi diversi, trasformandosi in modo così radicale da stupire chiunque.
Jean Rodriguez è cambiata, e chi le sta vicino non può immaginare quanto...
Come accennavo prima, quando ho scoperto l'esistenza di questo romanzo ero così sorpresa e contenta che non sapevo neanche io cosa aspettarmi: sapevo solo che non vedevo l'ora di leggerlo, visto quanto ho amato (e amo tutt'ora) Ricordati di me. Ma sono rimasta fin da subito perplessa.
Fin dall'inizio ho pensato che La morte può attendere fosse un libro strano. È simile e allo stesso tempo diverso da Ricordati di me: ritroviamo tutti i personaggi del primo romanzo, ma il focus sembra cambiato e i protagonisti hanno tutti nomi e volti nuovi. La struttura portante viene ripresa, con una tragedia iniziale e un'azione finale piena di sorprese, eppure fin quasi alla fine sembra mancare una struttura giallistica. Ed è solo all'inizio.
L'intera trilogia di Remember Me si getta a capofitto nel genere young adult, sporcandosi di sfumature gialle e tratti thriller. Ma La morte può attendere sembra immergersi in una dimensione più spiritualistica, lasciandosi alle spalle tutto ciò che era Ricordati di me. Anche il sapore e il clima sembrano cambiati, eppure la scrittura di Pike è sempre la stessa.
Lo stile dell'autore è ancora fluido, diretto, capace di trovare le parole giuste. Una penna bella e piacevole da leggere. Ma il narratore è cambiato: non è più la sola Shari a raccontarci le sue disavventure; ora in una funzionale ed efficacissima scelta strutturale si alternano la prima e la terza persona singolare.
A fine lettura ammetto di essere ancora perplessa e stupita. La morte può attendere è un buon libro e leggerlo è piacevole quanto interessante. Ma è bizzarro, e sicuramente non quello che ci si aspetterebbe dal seguito di Ricordati di me.
A farmi insospettire sono state anche le date. Ricordati di me è stato pubblicato nel 1989, mentre La morte può attendere solo nel 1994; quando tra il secondo e il terzo romanzo della trilogia è passato giusto un anno (1995). È strano, molto strano, che si sia aspettato un intervallo di ben cinque anni, un tempo lunghissimo in editoria. Vien quasi da pensare che Ricordati di me sia nato come libro singolo e che solo in seguito, visto il grande successo, si sia deciso di farne una saga.
Ad avvalorare questa tesi ci sono altre differenze tra questi due primi volumi. Come detto già più volte, Ricordati di me è un romanzo che può essere letto anche da solo, poiché le indagini si risolvono alla sua conclusione e restano aperte solo (poche) finestrelle secondarie. Al contrario, è impossibile leggere La morte può attendere senza aver prima finito il romanzo precedente, a causa dei tantissimi riferimenti a quest'ultimo.
Inoltre per la sua trama e struttura La morte può attendere è evidentemente un volume di passaggio, e la sua fine è troppo frettolosa per poter essere una conclusione. Credo sia inutile negare che questo sia un libro nato per avere un prequel e un sequel.
E allora cosa ci resta una volta terminata la lettura? Ho già detto che Ricordati di me è uno di quei romanzi-tesoro capaci di arricchire e donare qualcosa di nuovo ogni volta che ne vengono (ri)sfogliate le pagine. Ma questo?
Credo che La morte può attendere sia un buon libro, ben scritto e molto piacevole, capace di incuriosire. Con il senno del poi, sono contenta di averlo scovato e letto. Ma possiamo definirlo un buon seguito? Per capirlo (purtroppo o per fortuna) dobbiamo leggerne il continuo.
Appuntamento alla prossima settimana con il terzo e ultimo volume della saga!
Buona lettura!
A soli diciotto anni, Jean Rodriguez ha commesso abbastanza errori da doversi aspettare un futuro all'insegna dell'emarginazione e della droga. Come se non bastasse, proprio come la sua coetanea Shari Cooper, durante una festa la ragazza cade da un balcone e sfiora la morte.
Ma Jean riesce a salvarsi e miracolosamente, proprio grazie all'incidente, inizia a vedere la vita con occhi diversi, trasformandosi in modo così radicale da stupire chiunque.
Jean Rodriguez è cambiata, e chi le sta vicino non può immaginare quanto...
Come accennavo prima, quando ho scoperto l'esistenza di questo romanzo ero così sorpresa e contenta che non sapevo neanche io cosa aspettarmi: sapevo solo che non vedevo l'ora di leggerlo, visto quanto ho amato (e amo tutt'ora) Ricordati di me. Ma sono rimasta fin da subito perplessa.
Fin dall'inizio ho pensato che La morte può attendere fosse un libro strano. È simile e allo stesso tempo diverso da Ricordati di me: ritroviamo tutti i personaggi del primo romanzo, ma il focus sembra cambiato e i protagonisti hanno tutti nomi e volti nuovi. La struttura portante viene ripresa, con una tragedia iniziale e un'azione finale piena di sorprese, eppure fin quasi alla fine sembra mancare una struttura giallistica. Ed è solo all'inizio.
L'intera trilogia di Remember Me si getta a capofitto nel genere young adult, sporcandosi di sfumature gialle e tratti thriller. Ma La morte può attendere sembra immergersi in una dimensione più spiritualistica, lasciandosi alle spalle tutto ciò che era Ricordati di me. Anche il sapore e il clima sembrano cambiati, eppure la scrittura di Pike è sempre la stessa.
Lo stile dell'autore è ancora fluido, diretto, capace di trovare le parole giuste. Una penna bella e piacevole da leggere. Ma il narratore è cambiato: non è più la sola Shari a raccontarci le sue disavventure; ora in una funzionale ed efficacissima scelta strutturale si alternano la prima e la terza persona singolare.
A fine lettura ammetto di essere ancora perplessa e stupita. La morte può attendere è un buon libro e leggerlo è piacevole quanto interessante. Ma è bizzarro, e sicuramente non quello che ci si aspetterebbe dal seguito di Ricordati di me.
A farmi insospettire sono state anche le date. Ricordati di me è stato pubblicato nel 1989, mentre La morte può attendere solo nel 1994; quando tra il secondo e il terzo romanzo della trilogia è passato giusto un anno (1995). È strano, molto strano, che si sia aspettato un intervallo di ben cinque anni, un tempo lunghissimo in editoria. Vien quasi da pensare che Ricordati di me sia nato come libro singolo e che solo in seguito, visto il grande successo, si sia deciso di farne una saga.
Ad avvalorare questa tesi ci sono altre differenze tra questi due primi volumi. Come detto già più volte, Ricordati di me è un romanzo che può essere letto anche da solo, poiché le indagini si risolvono alla sua conclusione e restano aperte solo (poche) finestrelle secondarie. Al contrario, è impossibile leggere La morte può attendere senza aver prima finito il romanzo precedente, a causa dei tantissimi riferimenti a quest'ultimo.
Inoltre per la sua trama e struttura La morte può attendere è evidentemente un volume di passaggio, e la sua fine è troppo frettolosa per poter essere una conclusione. Credo sia inutile negare che questo sia un libro nato per avere un prequel e un sequel.
E allora cosa ci resta una volta terminata la lettura? Ho già detto che Ricordati di me è uno di quei romanzi-tesoro capaci di arricchire e donare qualcosa di nuovo ogni volta che ne vengono (ri)sfogliate le pagine. Ma questo?
Credo che La morte può attendere sia un buon libro, ben scritto e molto piacevole, capace di incuriosire. Con il senno del poi, sono contenta di averlo scovato e letto. Ma possiamo definirlo un buon seguito? Per capirlo (purtroppo o per fortuna) dobbiamo leggerne il continuo.
Appuntamento alla prossima settimana con il terzo e ultimo volume della saga!
Buona lettura!
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