Recensione: Brucia la Notte

Trama
"Nessuno entra. Nessuno esce". 
Questa è la scritta che può leggere chiunque si avvicini all'Area di Comando del Campo di Raccolta dove sono rinchiuse Ani e Bianca. Qualcuno, sotto queste due laconiche frasi, ne ha incisa una terza: Noi siamo nessuno
Perché le Raccoglitrici di sale, che qui si fanno prosciugare il corpo e l'anima per ottenere l'oro bianco, l'unica risorsa energetica rimasta in un pianeta ormai depredato ed esausto, sono proprio questo, nessuno, per chi governa il Campo e il Paese. Semplici mattoni, tutti uguali, che una volta rotti possono essere sostituiti senza battere ciglio. Mattoni di un'utopia cieca e feroce, nel nome della quale si sprecano vite, si esercita quotidianamente la violenza e si esaltano egoismo e apparenza. Ma questo Ani e Bi lo hanno capito fin dal loro arrivo, molti anni prima. Entrambe, ancora adolescenti, sono state portate lì con la forza, come tante altre prima di loro, perché considerate elementi pericolosi per la società. Ormai cresciute e diventate l'una il punto fermo dell'altra, sono determinate a fuggire da quel luogo abominevole, che le donne le prende, le mastica e le sputa. Dentro di loro, ragazze diversissime, una che sorride poco e ragiona forse troppo, l'altra esuberante e sfacciata, ma di certo non stupida, si alimenta silenzioso un fuoco che attende solo di divampare e travolgere tutto il marcio che le circonda. Quando accadrà, il mondo che troveranno fuori sarà molto diverso da come si aspettano, deludente e sorprendente allo stesso tempo. Ma in quel mondo dovranno sforzarsi di costruire il loro posto, ricucire le ferite del passato, lottare per la libertà delle compagne ancora recluse insieme a chi, fuori dal Campo, ancora resiste, e abbracciare finalmente ciò che sono davvero.
Ho letto questo libro ormai qualche mese fa e quando l'ho terminato ho sentito come un vuoto. Come se leggendolo la mia anima si fosse riempita e poi svuotata di colpo. Erano anni che non mi sentivo così. Anni passati a vivere in libri che sentivo dentro, ma non sentivo miei. Brucia la notte invece è un libro che "senti", che "tieni", che "non vuoi lasciare andare", perché diventa così intimo che condividerlo con gli altri sembra quasi un sacrilegio, perché hai paura che nessuno possa capirlo come l'hai capito tu e quindi aspetti, rimandi il momento in cui fare la recensione, finché non è il libro stesso a bussare nella tua testa e chiederti di essere lasciato andare. Perché lui ha un messaggio da portare. Lui ha una voce che tutti devono sentire. Quindi, eccoci qui...
"Brucia la notte", opera a quattro mani di Michela Monti e Tiffany Vecchietti, due autrici italiane che hanno preso la "magia" e le "tradizioni" del nostro paese e l'hanno trasformate in distopia, anzi Distopia, quella vera, quella con D grande grande che mette quasi soggezione; quella Distopia fatta di paura vera e non solo di personaggi patinati e ingioiellati, la Distopia fatta di sale, di fuoco, di notti piene di speranza, di promesse e bugie e di salvataggi. Fatta di Persone che scoprono cosa sia l'umanità che pensavano di aver perso per sempre. 
Lo stile di scrittura è perfetto, non saprei come descriverlo altrimenti. Non ci sono momenti morti (i morti sì, quelli non mancano), non ci sono descrizioni inutili, ma ogni cosa è bilanciata benissimo e porta il lettore in questo mondo che ci sembra di conoscere, perché non è così diverso dal nostro e allo stesso tempo che ci fa paura per lo stesso motivo. Quanto manca per arrivare a quel punto? 
Ci sono diversi pov e nessuno è superfluo, è un mix di emozioni, di voci, di pensieri indispensabili, di domande a cui spesso non c'è una risposta, non più. Non nel mondo in cui ci hanno trasportato le due autrici. 
Le due protagoniste principali, Ani e Bianca, sono lo specchio uno dell'altra e sì, lo so che sono due persone completamente opposte, non si somigliano per niente, ma non è forse il nostro riflesso nello specchio il nostro contrario? Ani è quella taciturna. Quella che sente dentro qualcosa, anche se non sa spiegare cosa sia; sente come se il vento potesse parlare tra le pieghe della sua rabbia per dirle cose che non tutti sono pronti a sentire. Bianca invece parla, forse fin troppo, le sue battute sono la sua corazza e se qualcuno osa definire questa donna superficiale, dovrà passare sul mio cadavere! Bianca non è superficiale, lei sopravvive in un mondo che è diventato pieno di rumori sbagliati. 
E poi ci sono gli altri personaggi, come un soldato buono; una congrega che non fa quello che dovrebbe, ovvero proteggere le proprie sorelle; e il mondo stesso che diventa ambientazione e protagonista, in eterno movimento ma allo stesso tempo fermo, in attesa che gli esseri umani facciano qualcosa per cambiare le cose. 
La magia
Specchietti miei, cosa devo dirvi qui... La magia non è trattata come qualcosa di esterno, come incantesimi pronunciati a caso, ma come qualcosa di intimo, che ci viene da dentro. Qualcosa che abbiamo, che dobbiamo imparare a usare e non a nascondere perché è quello che siamo dentro, la nostra magia, che può salvare davvero il mondo.
Il tema del femminismo 
E anche qui, se potessi inchinarmi al modo in cui questo romanzo urla "girlpower" da tutti i pori, io lo farei. E non sto parlando di un femminismo forzato, Monti e Vecchietti non vogliono per forza rifilarci la favoletta di "donne sì", "machi no", anche perché oltre alla sorellanza ci mostrano anche l'altra faccia della medaglia, semplicemente vogliono mostrarci come le donne possono liberarsi e liberare anche gli altri (ovviamente non senza aiuto), ci mostrano come un'amica sacrifica il suo corpo per salvarne un'altra o come una madre protegge le sue bambine a tutti i costi. 
Le due autrici ci mostrano anche cosa vuol dire essere sorelle. La delusione di sentirsi abbandonate dall'ultima persona che ti era rimasta e la possibilità di scegliere, di perdonare, di curare un cuore che per troppo tempo era stato calpestato e di cui era rimasta solo polvere. 
Il finale
Ho finito, ve lo giuro...
Questo finale era illegale! Come dicevo all'inizio questo romanzo mi ha riempito l'anima e poi l'ha svuotata di colpo. E no, non è una critica. Va bene esattamente così, perché l'attesa è straziante, le parole restano in testa come un eco senza fine, nell'attesa del prossimo volume. Però sì, adesso è giunto il momento di condividere il messaggio, di dirvi che dovete leggere questo libro perché probabilmente non vi ho spiegato abbastanza quanto sia meraviglioso, cosa ho provato nel leggerlo e magari a voi non piacerà, o magari sì e allora mi ringrazierete. Ricordatevi solo che "Dove ci siamo incontrati, tra le fiamme, sta per tornare la luce".
Assegno ovviamente lo specchio speciale
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Alla prossima,

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