Recensione: Quelli perduti di Daphne Ali (Broken Guys series 2)
Quelli perduti - L'amore
nell'ombra (VOLUME AUTOCONCLUSIVO)
First love
Opposites attract
Slow burn
Hidden identity
Trama:
Celeste vive sotto una
campana di vetro, con tante regole e pochi sogni. Canta in un coro perché è
troppo timida per farlo come solista, ma quando è da sola nella sua stanza si
immagina una vita del tutto diversa. Proprio lì, sotto al suo letto, è nascosta
una botola segreta nella quale colleziona “oggetti proibiti”: biancheria di
pizzo, romanzi erotici e una sim segreta.
Il suo mondo fatto di divieti
entra in collisione con quello di Ludovico, meccanico di una delle scuderie più
blasonate del motomondiale. Lui incarna tutto quello da cui Celeste dovrebbe
stare alla larga: è ateo, senza famiglia e vive nella periferia di Roma.
Celeste si sente soffocare
nella prigione in cui l’hanno rinchiusa. Desidera aprire le ali e guadagnare la
libertà come una coraggiosa farfalla.
Questa è la storia di due
anime perdute.
Celeste, intrappolata in una
vita perfetta che qualcun altro ha scelto per lei.
Ludovico, intrappolato in una
vita senza radici.
Possono due mondi così
diversi scontrarsi senza distruggersi?
“L’amore accade e basta. E
non è mai come gli altri vorrebbero che fosse. Noi ci siamo amati di nascosto”.
___
AVVERTENZE:
“Quelli perduti” tocca
tematiche sensibili. Sono presenti esempi di famiglie disfunzionali.
Si consiglia una lettura
consapevole.
Ciao Specchietti!
Oggi torno da voi per
parlarvi del romanzo che ho avuto l’onore di leggere in anteprima e che mi ha
tenuto compagnia in questi giorni. Si tratta di Quelli perduti, il secondo
volume autoconclusivo della serie Broken Guys di Daphne Ali. (La recensione al
volume precedente è sul blog).
Ormai sapete che amo la
scrittura di Daphne, sia nella commedia romantica che in questa serie che
tratta temi decisamente più delicati.
Quelli perduti è la storia di
Ludovico e Celeste, li abbiamo già conosciuti nel volume precedente e in questo
romanzo abbiamo l’opportunità di entrare nei dettagli della loro storia.
«Io vorrei dirti che quando hai paura, puoi contare su
di me»
Celeste è una ragazza
costretta a vivere sotto lo stretto controllo dei genitori. Una ragazza casa e Chiesa
di nome e di fatto. Ha un futuro già pianificato nei minimi dettagli, futuro
che ovviamente lei non condivide e non sente come suo.
Le uniche boccate di vita di
Celeste sono una botola sotto il suo letto nella quale nasconde degli “oggetti
proibiti” che sicuramente verrebbero condannati dai genitori, cattolici devoti
estremamente attaccati alle apparenze, e Nora, la ragazza ribelle dai capelli
blu che corre sulle moto ed è libera.
Nascosta in questa fantasia proibita. Tra strati di
bugie amare. A vivere una vita che non esiste.
Ed è proprio durante un’uscita
clandestina che Celeste, con la sua identità celata, incontra Ludovico, meccanico
motociclistico molto dotato che lotta da sempre contro una vita che sembra
rigettarlo negli abissi ogni qualvolta che è vicino a raggiungere un traguardo.
Con le ginocchia troppo
fragili per giocare a basket a livelli professionistici, troppo alto per
correre in pista, con la pelle troppo scura per passare inosservato, Ludovico si
è tirato su da solo, col l’aiuto della famiglia che si è scelto, composta dai
suoi tre migliori amici, Bee, Panz e Al.
Che poi non fa molta differenza. Se siamo in un posto
favoloso o su una traballante scala antincendio. Da qui sembra tutto più
facile, la nostra vita lì in basso, non ci appartiene più. Possiamo essere solo
noi due. Senza nomi né colori. Senza segreti e bugie. Forse qui possiamo
stringerci di più.
Il legame tra i due
protagonisti grida errore da tutte le parti, nasce come un fiore in mezzo al
cemento, senza alcuna possibilità di sopravvivenza. Eppure, in un modo o nell’altro,
Ludovico e Celeste continuano a cercarsi, a ritrovarsi, a nascondersi e a mentire
per poter passare un po' di tempo insieme. Ludovico è pronto a sfidare l’intero
mondo per accaparrarsi quel briciolo di felicità. Celeste ha paura, ma allo
stesso tempo desidera una vita basata sulle sue scelte e sui suoi sbagli.
«Credo che la vita sia nelle tue mani. Non vuoi essere
quella ragazza paurosa? E allora non esserlo! Prendi le montagne russe, smuovi
le cose. Ma non restare ferma a guardare quello che potresti avere, come se ci
fosse solo una finestra sul mondo. Tu puoi averlo, il mondo».
Ho letto questa storia tutta
d’un fiato, con il cuore appeso e con l’impazienza di scoprire come sarebbe
andata a finire questa storia. E Daphne a questi due protagonisti non ha
risparmiato proprio nulla.
Mi sono subito innamorata di
Ludovico, della sua forza, del suo mordere il mondo nonostante tutta la sofferenza
e tutte le palle curve che la vita gli ha tirato. Ho faticato un po’ per capire
il punto di vista di Celeste, personaggio molto diverso da me e dalla mia
indole più focosa e più rivoluzionaria. In ogni caso non riuscivo a staccarmi
da questa storia nata tra la Roma periferica, una Roma dimenticata e all’apparenza
senza possibilità, e una Roma “bene”, quella dei villini, delle borse griffate
e delle auto di lusso. I ritmi serrati del Campionato del Moto GP, l’adrenalina,
il genio e la passione di Ludovico scandiscono il tempo della narrazione e le emozioni si rincorrono veloci, proprio come succede in pista durante una corsa.
Lo sport è vivo e si respira
dalla prima all’ultima pagina denotando una grande passione e una grande
preparazione da parte dell’autrice che è stata in grado di spostare il focus
dalla corsa in pista alla dinamica meccanica per rendere più credibile il punto
di vista del protagonista.
Che dire, Daphne, mi devi un
pacchetto di fazzoletti – minimo – ma Quelli perduti è una storia che merita
tantissimo e che mi ha tenuto incollata al kindle fino alla fine. una storia vera, con molti retrogusti amari, proprio come la vita vera, ahimè, ma che trasmette una forza pazzesca, la forza di chi non molla mai e che rimane attaccato alla speranza e alla voglia di essere felici fino alla fine.
Grazie per averci
regalato un’altra perla e io non posso che assegnare uno Specchio Speciale (soprattutto
a Ludovicoamoremio).
Io vi saluto, Specchietti, e
vi do appuntamento alla prossima lettura,
vostra,
Mil Palabras
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