Review Tour: Rotten Souls di Kyra Synd

Buongiorno Specchietti!
Oggi la nostra Irish Girl ci parla di Rotten Souls, il nuovo capito della Criminal Scars di Kyra Synd.

Titolo: Rotten souls
Autore: Kyra Synd
Editore: Self-publishing
Genere: Dark psicologico
Data pubblicazione: 07/11/2024
Pagine: 428
Serie: Criminal scars
Autoconclusivo: No
PoV: doppio (alternato)
Formato: Ebook, cartaceo e Kindle Unlimited
Prezzo:

ebook € 2,99 (pre-order € 1,99 - dal 7 ottobre al 7 novembre)
cartaceo: € 14,90

TRAMA

 Mimì è una ragazza che ama l’arte, con cui esprime se stessa. Ogni forma vive di colori differenti che cerca in ogni modo di catturare per mostrarli al resto del mondo, che la considera pazza. Questo le ripete da sempre il padre, costringendola a nascondere il problema. Finché nella sua vita non irrompe il nero, assoluto come mai ne aveva incontrati e che nel contrasto rende il resto più intenso.
Il Ronin, dopo l’incarcerazione del braccio destro, sprofonda nella noia. Ma lei attira la sua attenzione e risveglia il predatore, che trova in Mimì un nuovo giocattolo reso interessante dai disturbi che palesa. La vuole e non esita a pedinarla, minacciarla, fino ad affondare gli artigli nella sua mente.
Sfruttando le paure di Mimì, lui riesce ad allontanarla dalla famiglia e dagli amici, isolandola. Tuttavia, proprio la follia che tanto lo alletta si rivela un elemento difficile da controllare. Lei è consapevole che il Ronin è pericoloso, ma è anche l’unico a non volerle portare via i colori che le permettono di respirare.
Quando il gioco perverso del Ronin diventerà il suo punto debole e Mimì dimostrerà di poterne prevedere i bisogni, chi vincerà l’ultima mortale sfida?

Rotten souls è lo sconvolgente terzo volume della serie Criminal scars. Un romanzo psicologico dark, non indipendente e con cliffhanger finale, che parla di disturbi mentali in un ambiente estremo e violento.

Trigger warning: linguaggio scurrile, violenza grafica, violenza fisica, violenza psicologica, manipolazione psicologica, ricatti psicologici, disturbi mentali (schizofrenia, allucinazioni uditive, sinestesia, psicopatia, masochismo, sadismo), dipendenza da sostanze e affettiva, sessismo, misoginia, sesso esplicito, promiscuità, umiliazione, abusi sessuali, stupro, prostituzione, traffico e uso di sostanze stupefacenti, tortura, omicidio, relazioni familiari e sentimentali tossiche. Gli atti di violenza sono perpetrati dal protagonista maschile della storia.


Io sono un veleno e non esiste cura. Io sono il nero.

Bentrovati Specchietti,
oggi vi parlo di Rotten Souls, terzo volume della Criminal Scars di Kyra Synd.

Questa sarà di certo la recensione più difficile che ho mai scritto (e forse mai scriverò), così come la storia del Ronin e di Mimì è stata la più difficile e complessa da affrontare, capire, digerire.
Parliamo di un dark puro, ovviamente, in cui Kyra non risparmia nulla al lettore, anche se ho apprezzato molto i momenti in cui le parole si sono tramutate in pennellate di colore, come quelle amate da Mimì, per far dono di un’immagine potente che, più di una descrizione didascalica, potesse assestare un colpo dritto allo stomaco.
Ma andiamo con ordine.
In Violated Souls abbiamo conosciuto il Randagio (Simone) e Sonia (link alla recensione https://tinyurl.com/24pu7ron).
In Fighting Souls il Corso (Sebastiano) ed Eva (link alla recensione https://tinyurl.com/25j3tbre).
In Rotten Souls, invece, conosciamo la storia dell’uomo che accumuna tutti loro, quello che muove i fili delle loro stesse esistenze e di cui Kyra ci ha dato un assaggio finora. L’uomo che aveva catturato la mia attenzione fin dalla sua prima apparizione: il Ronin.
E assieme a lui c’è Mimì. Quella Mimì che pare un fantasma nella sua vita; quella Mimì di cui abbiamo imparato a sentire l’essenza e l’assenza tramite i ricordi del Randagio.
Ecco, in questo capitolo Kyra ci fornisce gli elementi per collegare i pezzi dell’immenso, crudele, rude mondo della Criminal Scars.
Il Ronin lo conosciamo: è a capo di tutto. Anzi, definiamo bene le cose fin da subito: Lui è il padrone delle vite di tutti.
Mimì, invece, è una ragazzina capace di vedere l’anima delle persone. Sì, attraverso i colori che danzano davanti ai suoi occhi, Mimì riesce a guardare oltre le apparenze, a scavare, a connettersi con la parte più profonda dell’altro, a vederne le ferite. I demoni. 

L’alone sfumato nero che accarezza i bordi della sua figura si tinge di lacca di Garanza, così capisco che la mia risposta ha acceso il suo interesse. Quando qualcosa gli piace, si palesa con questa tinta. Suppongo dipenda dal tipo di pulsione che lo alimenta e che ha una matrice oscura.

Il dolore altrui è il suo piacere. 

L’errore che ho fatto, leggendo i precedenti volumi, forte della mia anima romance ma anche di quel barlume di vita e amore che leggevo e sentivo forte nei personaggi del Randagio e del Corso, è stato credere che anche il Ronin avesse un’anima. Tormentata, feroce, a volte disgustosa, ma che ci fosse. E che la chiave per accedervi fosse proprio quella Mimì di cui tanto si parlava e che spesso riaffiorava nei suoi ricordi.
Povera, sciocca Irish Girl.
Il Ronin non ha un’anima, non l’ha mai avuta e – non farò spoiler – non direi neanche che sia così per un trauma passato o per un’infanzia “particolare”. Ci sono persone predestinate alla violenza, al comando, all’anaffettività. Il Ronin è una di quelle.

Annientami ma amami.

Mimì, vittima e carnefice di sé stessa, prima ancora che di lui, si immola fin da subito sull’altare del suo dio, di quel nero che venera senza freni, che le dona sofferenza e piacere allo stesso tempo e diviene l’unica via di per mettere a tacere i propri demoni e sopravvivere.

La sua pazzia è diventata la mia ossessione e questo
non lo avevo messo in conto.

Ron, d’altra parte, si incaponisce nel voler capire Mimì non perché gli interessi davvero, bensì perché non decifrare il suo mondo rischia di fargli perdere il controllo su di lei. Comprenderla, anticipare le sue mosse e il suo sentire sono fondamentali per poterla incatenare ancor di più a sé e soprattutto per renderla lo strumento con cui finirà per stringere il cappio anche intorno al collo del Randagio.
Ecco, Specchietti, se c’è una cosa che su tutte ho amato è stato il “ritorno” di Simone.
Il poter ricostruire una parte della sua vita che in Violated Souls mi era mancata, di cui avevo letto solo un assaggio. E non vi nascondo che ho tirato un sospiro di sollievo quando ho capito che con lui non mi ero sbagliata, che la sua anima vibrava davvero di quell’oro intenso e brillante di cui parla Mimì, seppur sotto al nero con cui il Ronin sembra averlo infettato e al rosso del sangue che le sue ferite ancora perdono.
Così come ho amato la perversa stoccata che Kyra lancia alla fine di questo romanzo, mostrandoci quanto grande e perfido sia il vero piano del Ronin.
Ecco, Ron, lo ammetto, ti avevo sottovalutato.
Il tuo romanzo è stato quel pugno nello stomaco che mi ha definitivamente liberata della mia anima romance che, ingenua, cercava un barlume di speranza.
Questo, però, non mi ha impedito di innamorarmi ancora una volta della splendida penna di Kyra Synd, del suo modo senza filtri di mostrarci il mondo che ha saputo creare, di incastrare eventi, personaggi, studiando ogni dettaglio, non lasciando nulla al caso e capace, soprattutto, di riprendere il filo dei romanzi precedenti e portarlo avanti senza che il lettore lo perda.
Se amate il genere, Specchietti, questa è senz’altro una serie che non potete perdervi.
Anche perché, ve lo dico, dà dipendenza.
La vostra Irish Girl ne è uscita devastata? Sì. La rileggerebbe? Sì. Aspetta con ansia il prossimo volume? Assolutamente sì.
A Mimì e a Ron, allora, assegno i miei cinque specchi.

 


Alla prossima,
la vostra Irish Girl.



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