Recensione: Artemis Fowl


Salve, specchietti. Se non l’avete notato dalla miriade di pubblicità pressocché ovunque, il 12 giugno è uscito su Disney Plus il film Artemis Fowl. Poteva la vostra Iron Princess esimersi dal guardarlo e fare una recensione per voi? Ovviamente no.
Il film ha avuto uno sviluppo turbolento. Il primo annuncio della Disney su una sua lavorazione risale al luglio del 2013. Nel 2015 si è arrivati a un accordo con il regista, Kenneth Branagh (dietro la macchina da presa anche per i prodotti Marvel Iron Man 2 e Thor), ma solo a fine 2017 viene annunciato il cast.
Anche nella sua distribuzione non ha avuto vita facile. Le riprese e il primo teaser risalgono al 2018, con una prima data di uscita per agosto 2019 negli Stati Uniti e settembre dello stesso anno in Italia. Tuttavia, essa è stata posticipata al maggio 2020. Con il sopraggiungere della pandemia e la conseguente chiusura dei cinema, Disney ha deciso di sfruttare l’emergente piattaforma di streaming Disney Plus per una distribuzione online. A mio avviso, la scelta è stata azzeccata perché per quanto il risultato sia un buon prodotto, sicuramente si adatta più a una distribuzione online rispetto a film di maggior impatto come Mulan o Black Widow che sono stati, invece, posticipati a fine emergenza.
Premetto che non ho mai letto i libri, quindi mi limiterò a giudicare il film in quanto tale e a fare supposizioni su quello che può essersi perso in trasposizione.

Ma andiamo con ordine e partiamo con la trama:

"Il film è tratto dai libri di Eoin Colfer. Artemis Fowl Junior è un ragazzino di 12 anni, al quale rapiscono il padre. Costretto a rimboccarsi le maniche per trovarlo, scopre di discendere da una famiglia di geni del crimine e che per salvare il padre dovrà consegnare ai rapitori l’Aculos, un oggetto magico che appartiene al Piccolo Popolo, esseri Fatati che vivono sottoterra. Artemis Junior troverà l’Aculos e farà amicizia con gli Elfi e un nano gigante, in compagnia dei quali, salverà i due mondi e la vita di suo padre."


La storia si apre parlando di un criminale, Artemis Fowl Senior, e con l’arresto di un suo complice, trovato a girovagare nei pressi della sua proprietà: Bombarda Sterro. Proprio Sterro sarà la voce narrante della vicenda e dirotterà l’attenzione sul figlio del criminale, Artemis Fowl Junior, un genio che non riesce a socializzare a scuola perché dotato di intelligenza troppo elevata per considerare i compagni di classe come suoi pari, oltre a una spiccata arroganza.
Artemis è particolarmente legato al padre, antiquario, trafficante d’arte ed esperto conoscitore del mondo fatato. Proprio il mondo fatato è, spesso, al centro dei suoi insegnamenti, tanto che il giovane dodicenne sa perfettamente come difendersi da ogni sorta di creatura fantastica e, perciò, inesistente.
Ma davvero il mondo fatato non esiste? O le storie di Artemis Senior hanno un fondo di verità?

Veniamo infatti catapultati in un mondo al di sotto dei nostri piedi, dove la giovane agente Spinella Tappo (di “appena” 84 anni) prova a riscattare il buon nome del padre, ucciso e accusato di tradimento per aver rubato l’Aculos, un potente manufatto magico capace di aprire portali tra i mondi.
Sarà proprio l’Aculos a fare intrecciare di Artemis Junior e di Spinella, proprio come anni prima si erano intrecciate quelle dei loro padri. I due passano dall’essere nemici mortali (nel loro primo incontro Artemis prima spara e poi rapisce Spinella) all’essere ottimi amici praticamente in un nanosecondo, forse frutto dei troppi tagli dati dalla trasposizione cinematografica.

Altra perdita, a mio avviso, è data dal personaggio di Juliet. La ragazza avrà avuto sicuramente una qualche utilità nella narrazione letteraria, invece nel film scompare, diventando quasi invisibile. Non c’è una sola azione o parola che possa giustificarne la presenza e, benché venga presentata come esperta di jujitsu, non è di grande rilevanza neanche durante il combattimento.
Grande rilevanza è invece data a Bombarda Sterro, mio personaggio preferito nel film. D’altronde, dietro ai lineamenti camuffati da nano gigante che ricorda un po’ Hagrid di Harry Potter, troviamo il viso di Josh Gad, già avvezzo a rubare la scena ai protagonisti nelle produzioni disneyane (basti pensare a personaggi come LeTont oppure Olaf, sicuramente basilari all’interno dei rispettivi film).

Josh Gad non è, però, l’unico volto noto dell’opera. Artemis Senior ha le fattezze di Colin Farrell e dietro le orecchie a punta del comandante Tubero troviamo la sempre mitica Judi Dench. Insomma: un cast di tutto rispetto per una produzione che non pretende di essere un capolavoro.

4 specchi per un film che, benché manchi del “fattore wow”, risulta, tutto sommato, godibile, un buon modo per passare un pomeriggio senza grosse pretese in compagnia della famiglia, una ciotola di pop-corn e l’immancabile Disney.

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