Recensione: Angelo di ghiaccio di S. P. Hopeful

 


Buongiorno Specchietti.
Oggi la nostra Irish Girl ci parla di Angelo di ghiaccio, il nuovo romanzo di S. P. Hopeful, edito O.D.E. Edizioni.

Titolo: Angelo di ghiaccio
Autore: S.P. Hopeful
Editore: O.D.E. Edizioni
Genere: sport romance, new adult
Pov: alterni
Prezzo ebook: € 2.99
Prezzo cartaceo: € 14.99
Data pubblicazione: 26 gennaio 2022
Pagine: 250
Serie: no
Autoconclusivo: sì

Trama

Mya Allen, l'Angelo di Ghiaccio. È così che è sempre stata soprannominata fin da bambina per il suo modo aggraziato e leggiadro di scivolare sulla pista ghiacciata. Ma il destino beffardo spezza quelle ali, togliendo all'angelo la sua forza e la sua gioia.

Poi una nuova vita e un incontro.  Quelle ali forse non si erano davvero spezzate. Forse, avevano solo bisogno di trovare un altro angelo per tornare a volare.




Bentrovati, Specchietti, per una nuova recensione librosa.
Oggi vi porto in Canada, a Montréal, a volteggiare su una sottile lastra di ghiaccio assieme a Mya ed Evan.
La nostra storia, però, comincia a Boston, dove Mya è una delle pattinatrici più promettenti del panorama nazionale. L’Angelo di ghiaccio, però, deve improvvisamente fare i conti con un infortunio terribile che mina la sua carriera e, ancora di più, la fiducia in se stessa e il suo rapporto con la pista di pattinaggio.
Per esorcizzare i demoni che le impediscono di tornare a volteggiare sulla lama dei pattini, quindi, Mya decide di trasferirsi in Canada da sua cugina Julia.
Una nuova città, una nuova scuola, dei nuovi amici. Mya è costretta a rivedere tutta la sua vita per non soccombere al buio delle sue paure più profonde.
Ed è proprio a Montréal che Mya conoscerà Evan.
Specchietti, ve lo dico subito, il loro primo incontro è indimenticabile. In poche righe S. P. Hopeful riesce subito a darci la dimensione dei suoi protagonisti e di quello che sarà il loro rapporto di amore e odio.
Evan è il capitano della squadra di hockey locale. Il suo sogno, quello di approdare ai Canadies.
Bello, dal fascino magnetico, è all’apparenza il classico bad boy che usa le ragazze a suo piacimento, allergico ai legami e convinto della sua superiorità.
In realtà, il vero Evan è nascosto sotto una dura scorza fatta di ghiaccio e disillusione, di ferite che ancora sanguinano, di sogni infranti. E di quel dolore costante e profondo che può provare solo chi vede la propria famiglia sgretolarsi sotto il peso delle bugie e del tradimento.
Riuscirà l’algida Mya a sciogliere il cuore del bel ragazzo dagli occhi di ghiaccio?


 Ho realizzato che il ragazzo che avrei voluto odiare con tutta me stessa,

era diventato il mio salvatore.

Evan mi aveva ridato quella parte di me che credevo fosse andata persa per sempre.


Bene, Specchietti, Angelo di ghiaccio è un romanzo che si legge in poche ore, capace di catturare l’attenzione fin dalle prime pagine. Ahimè, però, devo dire che le battute iniziali avevano alzato di molto l’asticella delle mie aspettative e che, col trascorrere della narrazione, queste sono venute via via meno.
Vi spiego però il perché.
Nella parte iniziale del romanzo lo sport e nello specifico il pattinaggio sono il perno da cui parte tutta la storia. Uno sport romance puro, che ero curiosissima di leggere, e che purtroppo si è perso pagina dopo pagina in favore della storia romantica tra Evan e Mya.
Anche l’hockey, se non nelle ultimissime battute, assume un ruolo molto marginale. Di Evan e della sua quadra vediamo pochi sprazzi, spesso risolti in poco più di mezza pagina, che non riescono a immergerci completamente nelle atmosfere sportive, che non ci lasciano nulla del poco che possiamo più o meno conoscere di questa disciplina.
Il conflitto interiore di Mya si risolve quasi all’improvviso, o almeno questa è la percezione che ho avuto io, grazie all’amore e al sostegno di Evan. Bellissimo il rapporto che si crea tra i due – gestito oltretutto con i giusti tempi, senza fretta e forzature –, ma avrei voluto sentire di più sulla pelle i tormenti di Mya, la sua paura di rimettere piede sulla pista di pattinaggio, le sue sensazioni la prima volta in cui è tornata a farlo. Forse, mio modestissimo parere, tutta questa parte si è persa per un eccessivo voler “raccontare” anziché mostrare. Lo sapete, Specchietti, lo Show, don’t tell è uno dei miei chiodi fissi, ma trovo che lasciare che i personaggi si dispieghino con i fatti sia il modo migliore per dare forza a un romanzo.
Anche nel rapporto tra Evan e Mya, in questo loro amore costellato di piccole e grandi incomprensioni, ma capace di sopravvivere a ogni tempesta, ho trovato qualche ridondanza di troppo che ha rallentato la mia lettura e che, in alcuni momenti, ha annoiato un po’. Così come ho trovato forzate alcune scelte narrative, soprattutto sul finale.
Nonostante questo, Angelo di ghiaccio rimane un romanzo godibile, da leggere in uno di questi nostri pomeriggi freddi vicino al camino o tenendo in mano una tazza di tè caldo.
A S. P. Hopeful, Mya ed Evan vanno i nostri tre specchi.


 

Con voi, Specchietti, ci vediamo alla prossima lettura.
La vostra Irish Girl.

 


 


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