Recensione: Senza nome di Viola Raffei

 


C’è stato un momento in cui ho temuto che forse non mi sarei potuta innamorare della sua parte più sfrontata, in fondo io ho conosciuto Alex per prima, ed è per lui che ho perso la testa. Poi, una volta conosciuto anche il suo alter ego, ho capito che lo amo e basta.


Anna ama il suo lavoro di infermiera e adora prendersi cura del prossimo. Proprio questa sua indole altruista la porta a incontrare un uomo che ha perso tutto e che vive per strada, un senzatetto.
Fra loro nasce un sentimento che verrà sconvolto quando la vita precedente di lui tornerà a reclamarlo con prepotenza.
Di chi ti puoi fidare quando non sai nemmeno chi sei?

*** Romanzo autoconclusivo ***




Buongiorno Specchietti,

il romanzo di cui vi parlo oggi è Senza nome, di Viola Raffei, uscito lo scorso 9 febbraio per la O.D.E Edizioni.

I protagonisti sono Anna e Alex, due giovani che vivono nella stessa città, Milano, ma che conducono vite molto diverse.

Anna è un’infermiera appassionata e determinata, una donna che ama prendersi cura degli altri, senza esclusioni e pregiudizi. È proprio grazie al suo buon cuore che Anna conosce Alex, un senzatetto che approda all’improvviso nell’ospedale presso cui lei lavora, a causa di un forte malore.

Anna si prende cura di lui e riesce a instaurare con quel giovane un rapporto di fiducia che spinge il ragazzo a confidarsi.

Alex ha una storia molto particolare: non ha sempre vissuto per strada, la verità è che non ricorda chi lui sia o da dove venga; la vita che conosce è iniziata alcuni mesi prima dell’incontro con Anna, quando la polizia lo ha trovato a vagare per la città confuso e sotto shock. Alex è solo il nome che lui ha scelto per se stesso, non quello con cui è nato, e tutto il resto – la sua famiglia, gli affetti, le origini e le ragioni per cui ha perso la memoria – è ignoto.

Anna, spinta dal desiderio di fare del bene e da una forte attrazione per quel ragazzo, decide di aiutarlo anche dopo le dimissioni e gli offre un posto in cui dormire e rimettersi in sesto.

Convivendo, i due finiscono per scoprire sempre più cose l’uno dell’altra e per provare un’attrazione che, in breve tempo, fa nascere un sentimento ben più forte.

Tuttavia, anche se Alex sembra aver accantonato la sua vita precedente e aver trovato un nuovo equilibrio, il passato torna a bussare alla sua porta rimescolando le carte in tavola.

Alex si ritrova così diviso tra due identità, quella che si era costruito a Milano vivendo nel dolore e nelle privazioni, e quella che aveva sepolto dentro di sé e che, pian piano, frequentando i luoghi che appartenevano alla sua vita precedente, riaffiora, trasformando il dolce e gentile Alex in un uomo profondamente diverso.

 

È la prima volta che mi approccio alla scrittura di Viola Raffei e devo dire di averla trovata molto semplice, con un uso un po’ eccessivo di dialogue tags, che appesantiscono i dialoghi, e una certa difficoltà nell’uso dello show don’t tell. Ciononostante, la lettura è scorrevole, senza particolari sbavature e senza errori, e prosegue liscia dall’inizio alla fine.

Una cosa che ho apprezzato di questo romanzo è senza dubbio la trama. Una storia diversa dalle tante che si trovano nel panorama romance e che cattura l’attenzione del lettore grazie anche ai misteri disseminati al suo interno.

Un altro aspetto che mi ha colpito e coinvolto è stato il tema dei senzatetto, un argomento che viene trattato con delicatezza e realismo dall’autrice, che, attraverso lo sguardo di Alex, mette in evidenza una realtà fatta di difficoltà, stenti, disperazione. E poi ci sono i pregiudizi, gli sguardi diffidenti e disgustati che vengono rivolti a queste povere persone, che avrebbero bisogno di una mano tesa e invece vengono allontanate per il semplice fatto di essere state meno fortunate di noi.

Alex è un uomo perso, senza radici, senza affetti, un senza nome nel vero senso della parola, e tutto questo trapela da ogni suo pensiero e discorso nel corso del romanzo:

 

“Vorrei ricordarmi chi ero, per sapere se sono sempre stato questo o se un tempo ero una persona degna di essere considerata tale.”


Avrebbe potuto arrendersi, lasciarsi andare, invece ha deciso di lottare, stringere i denti anche in mancanza di motivi per cui andare avanti, per difendere la propria vita:

“Che alternativa avrei avuto, in fondo? Quella di porre fine alla mia esistenza? Mai. Per quanto sia assurdo il mio modo di vivere e affrontare la quotidianità con tutte le difficoltà, posso dirti che cerco di vedere il lato positivo in tutto. Sono vivo, questo conta.”

Se da una parte ho apprezzato Alex per la sua forza e il suo buon cuore, ho invece storto il naso in presenza del suo altro sé, non tanto per la tipologia di personaggio – diametralmente opposto a quello che conosciamo all’inizio del romanzo – ma per il modo in cui è stato gestito lo shift tra le due personalità di Alex. È comprensibile la confusione, la difficoltà di trovarsi diviso tra due vite e due persone diverse, ma alcuni suoi atteggiamenti, i cambi di direzione repentini, mi hanno lasciata un po’ perplessa. Diciamo che non ho trovato uno sviluppo coerente di alcune dinamiche relazionali relative al rapporto con Anna ed Elettra (mi riferisco all’improvviso eccesso di sentimenti nei confronti dell’una e dell’altra che poi si sgonfia nell’arco di qualche pagina).

Un’altra cosa che mi è mancata è stato uno sviluppo graduale della storia d’amore tra Alex e Anna, prima della scoperta del passato di lui. Ci viene raccontato che è trascorso del tempo dall’inizio della loro convivenza, che i due hanno fatto tante cose insieme, ma queste cose di fatto non ci vengono mostrate, non le viviamo con i personaggi, e questo ha limitato un po’ il mio coinvolgimento nei confronti della coppia e del loro sentimento.

Anche la risoluzione del mistero legato all’incidente di Alex mi è sembrata un po’ affrettata, o meglio, buttata là, coinvolgendo un personaggio del quale, fino al momento decisivo, non era stata fatta alcuna menzione.

In conclusione, il romanzo ha una storia interessante e originale, le tematiche trattate sono nuove e affascinanti, ma l’intreccio, secondo un mio modestissimo parere, avrebbe dovuto essere sviluppato meglio, magari ampliato in alcuni punti, e con una diversa gestione dei tempi narrativi.

Per questo assegno a Senza nome tre specchi e mezzo e faccio un in bocca al lupo a Viola Raffei per i suoi prossimi romanzi.

 


Alla prossima!

Violet Lily

 

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