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Blogtour: Sorelle Brontë

Una cosa strana su di me: Ho iniziato a leggere i classici molto presto. 
Quindi, quando ho visto il post di candidatura per le sorelle Brontë, non ci ho pensato un attimo e mi sono candidata. 
Perché? 
Seconda cosa strana su di me: Amo il romanzo Vittoriano. 
Quel romanzo fatto di struggimenti, di cortesia, di amori e tradimenti; quel romanzo fatto di donne più forti del tempo in cui vivevano e uomini troppo arretrati per capirle. 
Ringrazio la casa editrice per la copia e le organizzatrici per avermi inserita in un così bel progetto. 
Vi lascio sotto il banner con i nomi e le tappe che già si sono svolte e quelle dei prossimi giorni. 


Vi ricordo anche che troverete la recensione su tutti i blog partecipanti il giorno 4 agosto. 

Prima di esporvi i massimi esponenti di quel periodo e di parlarvi delle sorelle Brontë, vi dico prima cos'era il romanzo Vittoriano. 

Il romanzo Vittoriano comprende tutta la letteratura del periodo compreso nel regno della Regina Vittoria, un periodo di grandi cambiamenti che hanno visto protagonisti la rivoluzione industriale e l'espansione coloniale inglese. Grazie a grandi scoperte in ambito scientifico-tecnologico e all'entrata nella logica editoriale, i lettori di quel periodo potevano quasi essere accomunati a noi, alla ricerca del libro del momento e con la propria idea sul mestiere di scrittore. 
Se prima infatti lo scrittore era un'artista quasi etereo, che scriveva secondo il suo gusto e il suo volere per intrattenere, nell'epoca vittoriana diventa quasi uno scrivano al servizio del grande pubblico. Moltissimi autori di quel periodo infatti, quelli che non si omologavano alla massa, sono diventati famosi, come spesso accade, dopo la propria morte. In tantissimi, soprattutto le donne, utilizzavano pseudonimi per poter essere libere di esprimersi e trattare anche argomenti che venivano ritenuti "da uomo".
I temi trattati erano soprattutto quelli di denuncia sociale, di voglia di scrollarsi di dosso le etichette e storie di amori fuori dal comune.

Uno dei miei autori preferiti di quel periodo è Charles Dickens, che aveva in comune con gli altri  la voglia di portare la vita vera nella letteratura, con quel tocco di realtà e al tempo stesso di speranza, propria di quel tempo. Anche Charles Dickens utilizza i suoi scritti come forma di denuncia sociale, mostrava come situazioni economiche che sembravano irrisolvibili, fossero in realtà la cosa più semplice da risolvere e che l'animo di un uomo non si misura in ragione della propria condizione. 

Le sorelle Brontë fanno la stessa cosa, in un modo un po' diverso, regalandoci donne che erano più di quanto la società imponeva loro di essere.  Donne coraggiose, intelligenti, umili. 
Lo vediamo in Cime tempestose, che racconta una storia d'amore passionale e impossibile; in Jane Eyre che ci insegna che l'amore alla fine è più forte della nostra ragione e in Agnes Grey che esplora il concetto di civetteria e di come in quel periodo "le voci" degli altri a volte fossero più forti delle nostre. 

Altro esponente del romanzo vittoriano è stato Oscar Wilde, in particolare con "Il ritratto di Dorian Gray", che denuncia l'alta società che non è altro che un castello di carte facile da far crollare. 

Non dimentichiamo poi Mary Anne Evans, conosciuta come George Elliot, famosa per il  realismo dei suoi romanzi  e i suoi approfondimenti psicologici dei personaggi. 
Anche lei ha usato uno pseudonimo, come hanno fatto le Sorelle Brontë, per paura che i suoi scritti fossero giudicati adatti solo a un pubblico prettamente femminile. 

In conclusione, il romanzo vittoriano è un genere vero e proprio, fatto di denuncia e realtà. Un romanzo fatto di uomini e donne in cerca del proprio destino e della propria fortunata... E non è forse quello che ancora oggi cerchiamo? 
Vi aspetto il 4 agosto con la recensione del romanzo "Agnes Grey", a presto,

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