Oh, mi si spezza il cuore ogni volta che ripenso all'orrore di cui porto la colpa, e mi resta dentro solo un vuoto spaventoso che è impossibile colmare.
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< Un crimine che è solo la punta di un iceberg che affonda nei rapporti di potere e smuove le acque torbide della società >
Anche questa volta Derek Raymond non mi ha delusa. Preceduto da E Morì a Occhi Aperti, il secondo volume risulta egualmente portentoso e coinvolgente. L'autore ha saputo racchiudere in sole 247 pagine tutto ciò che è necessario alla storia, ma in questo caso è stato facile fin da subito intuire il colpevole della situazione. Difatti viene rivelato soltanto a metà della storia in quanto l'omicidio scabroso di un uomo guiderà ad un problema molto più grande che potrebbe intaccare il governo e la società.
Come già vi ho scritto nella precedente recensione, la scrittura di Raymond rimane impressa per la sua sobrietà, non sfocia mai nel volgare, è semplice, limpida e costante. Ricco di colpi di scena e dialoghi forti, che ci permettono di capire a fondo il protagonista del quale però non ci viene detto nulla, se non che ha una moglie in manicomio per aver spinto la figlia sotto ad un autobus.
In questo secondo capitolo (che a livello di storia, non è collegato al primo) è molto marcato il rapporto che il sergente ha con Charlie Bowman, capo ispettore. Quest'ultimo crede di essere invidiato dal sergente perché il suo grado è superiore. E' arrogante e meschino, difatti ogni volta che si incontrano non fanno che bacchettarsi l'un l'altro. Ma dovranno mettere da parte la disputa a favore del caso che nel frattempo è diventato di un'urgenza massima. Non ve ne avevo parlato quando ho recensito E Morì a Occhi Aperti perché non era importante per la storia quanto lo è stato in questo caso.
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-wonderful fragment°
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