Recensione: Deadpool & Wolverine

Salve, specchietti!

Mettete a letto i bambini perché stiamo per parlare di un film a luci tutine rosse (e gialle), l’avvento di una nuova era, il trionfo dei mutanti nell’MCU: Deadpool & Wolverine.

Lo svogliato Wade Wilson fatica nella vita civile lasciandosi alle spalle i suoi giorni come il mercenario moralmente flessibile Deadpool. Ma quando il suo mondo si trova di fronte a una minaccia esistenziale, il riluttante Wade si deve infilare di nuovo la tuta insieme a un Wolverine ancora più riluttante.

“E andiamo c***o!”

È davvero difficile parlare di questo film senza fare spoiler. O senza usare turpiloquio. Ma vi giuro che farò del mio meglio (vi avviso che potrei usare parecchi biip, ma, ehi, stiamo parlando di Deadpool e Wolverine, mica di Captain America!)

Il mio primo pensiero, una volta uscita dalla sala, è stato “Cosa c***o ho appena visto?” Perché Deadpool & Wolverine non è un film, è un’esperienza orgasmatica, è sesso puro per il cervello di qualsiasi nerd. Soprattutto se sei abbastanza nerd da conoscere curiosità, retroscena, meme che stanno dietro tutto il mondo dei cinecomics (e non solo quelli della Marvel).

E il primo dei nerd, il capo di questa religione fondata su uomini adulti che combattono in tutine colorate, è proprio Ryan Reynolds.

“Io sono il Gesù della Marvel.”

Non solo protagonista della pellicola, ma anche produttore e sceneggiatore, Reynolds dimostra di conoscere veramente la materia di cui sta parlando. Sa cosa è stato fatto e come, cosa non è stato fatto e perché, e ha i soldi, le conoscenze e la faccia tosta per portare tutto sul grande schermo.

Quindi via con le frecciatine contro la DC, la Fox, la Marvel, Kevin Feige, la Disney. Se qualcosa di sbagliato è stato fatto nel mondo dei cinecomics, state pur certi che il mercenario chiacchierone lo farà notare.

Pessima gestione di un universo o parte di esso? Fatto.

Progetti annunciati e poi cancellati? Fatto.

Problemi con il recast di certi personaggi? Fatto anche questo.

Niente sfugge al radar di Wade Wilson. O di Ryan Reynolds. Perché il confine tra i due è talmente labile che personaggio e attore si confondono e diventano una cosa sola (tanto che Wade, a un certo punto, nomina Blake).

Il film, però, non parla solo delle cose negative.

Se qualcosa di buono è stata fatta in passato, ecco che il mercenario chiacchierone sarà pronto a sottolinearla. Se c’è qualche personaggio nel calderone di capolavori e schifezze dei film prodotti dalla 20th Century Fox degno di essere rivisto, eccoti il suo cameo. E se il cameo non c’è, sarà Deadpool stesso a lamentarsene.

“Diamo alla gente ciò che vuole.”

È come se Ryan Reynolds avesse fermato personalmente ogni singolo fan prima di entrare in sala e gli avesse chiesto “Che cosa ti aspetti? Cosa vuoi vedere? Chi vuoi vedere?” e avesse cercato di accontentare più gente possibile.

Varianti? Ne abbiamo quante ne volete. Camei? Non mancano di certo. Ma non troppi, perché altrimenti incidono sul budget.

A tal proposito, la gestione dei camei è perfetta. Riesce a farli passare non come mero fan-service (che poi, capiamoci… cos’altro sono se non una strizzata d’occhio ai fan?), ma come parte funzionale e fondamentale della trama. Siamo nel Vuoto, il posto che ci è stato presentato nella prima stagione di Loki dove finiscono i residui delle linee temporali cancellate. O, guardando al di là della quarta parete, ciò che rimane dei film prodotti dalla 20th Century Fox. Perciò, è il posto perfetto per trovare tutto e tutti, senza rischiare che questo sembri una forzatura.

La serie tv sul dio dell’inganno non fornisce solo l’ambientazione a questa pellicola. Ritroviamo l’istituzione della TVA, ritroviamo le linee temporali, ritroviamo Alioth. Tutto nel massimo rispetto dell’opera primaria e, soprattutto, senza creare incongruenze. (Visto Secret Invasion e The Marvels che è possibile fare una cosa del genere? Dovrebbe essere la prassi in un universo condiviso. E invece…)

“Tu eri un X-Men. C***o, tu eri l’X-Men.”

Come ci ricorda lo stesso titolo, Deadpool non è solo in questa pellicola. Accanto a lui, come co-protagonista, ritroviamo l’unico e il solo James Howlett, Logan, l’immortale, l’uomo con lo scheletro d’adamantio. Wolverine.

E così come Ryan Reynolds è nato per interpretare Deadpool, Hugh Jackman è nato per interpretare Wolverine.

Ammettiamolo: il giorno in cui Hugh Jackman ha annunciato di aver appeso gli artigli al chiodo siamo tutti un po’ morti dentro perché non si può pensare di parlare degli X-Men senza parlare del “nano” canadese e non si può pensare di parlare di Wolverine in live-action senza che abbia la faccia di Hugh Jackman (o forse no…)

Hugh Jackman ha deciso di tornare nei panni del personaggio che ha segnato la sua intera carriera nel momento giusto e, soprattutto, nel modo perfetto. E per la prima volta in ben 24 anni di Wolverine sul grande schermo, lo fa indossando l’iconico costume giallo.

“Fox l’ha ucciso. Disney l’ha resuscitato. Glielo faranno fare fino a novant’anni.”

La tuta non è l’unica cosa che lo differenzia dal Wolverine che conosciamo. Questo Logan apparitene a un altro universo. È ancora più sbroccato, più violento, più “sbagliato”. Non si fida di nessuno perché per prima cosa non si fida di se stesso. Ha un modo di agire e di combattere che lascia trasparire ancora di più il suo lato animale. E in questo è molto più simile ai fumetti.

E poi, diciamocelo, Hugh Jackman continua a essere uno schianto anche se si avvicina ormai ai sessant’anni.

“Ho aspettato tanto per questo team-up.”

Un altro ingrediente che sicuramente non manca in questa pellicola (oltre alla violenza e al sangue) è il divertimento. Penso di non avere mai visto una sala ridere così tanto e per tutto il film. La scena più divertente in assoluto è sicuramente quella dei titoli di testa, i migliori di tutto il Marvel Cinematic Universe (ma anche di tutti i cinecomics mai fatti), riuscendo a battere non solo quelli dei film di Deadpool, ma anche quelli dei Guardiani della galassia (“Come and get you love” fatti da parte, qui abbiamo “Bye bye bye”!)

C’è spazio, però, anche per momenti toccanti, profondi, attimi in cui Wade e Logan si spogliano delle maschere di sarcasmo e rancore per mostrare i loro veri sentimenti.

Vi ho convinti a correre nel cinema più vicino per vederlo? Io sto già pensando di tornarci e so già che riderò di nuovo, fino alle lacrime, per ogni singola battuta.

Alla prossima, specchietti!

-IronPrincess


Ah, ovviamente è specchio speciale. Vi potevate forse immaginare un voto diverso per il film che ha ridato vigore all’MCU?



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