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Recensione - Il libro dei fantasmi

 Trama
July Chen vede i fantasmi. Suo padre insiste che non possono essere reali, e quindi lei finge che non esistano. Ma è molto difficile nel mese degli Spiriti Affamati, il periodo dell'anno in cui, secondo una tradizione cinese, gli spiriti dei defunti oltrepassano le porte dell'Aldilà per visitare il mondo dei vivi e servirsi delle offerte che i familiari preparano loro.
Un giorno July salva da un fantasma affamato William, un’anima errante in bilico tra la vita e la morte. Diventa sua amica e mentre si impegna a capire come risolvere quella situazione, scopre che cosa è successo la notte in cui è nata e si scontra con l’inflessibile divinità Heibai Wuchang, responsabile del registro dei vivi e dei morti.
Un’avventura emozionante e ricca di suspense, capace di far ridere e commuovere. Una storia che insegna come, se anche il vuoto lasciato dai cari che non ci sono più non si può colmare, resta sempre con noi l’amore che a loro ci legava.
Ci sono storie che ti attraversano in silenzio e poi restano lì, come una luce accesa dietro una porta. Il libro dei fantasmi è una di quelle.
Non fa rumore, non chiede attenzione. Ti guarda. E piano, inizia a parlarti di amore, di assenze, di quella sottile linea che unisce chi resta e chi se n’è andato.
July Chen vede i fantasmi. Nessun altro li vede, e suo padre — come spesso accade agli adulti — preferisce fingere che ciò che non capisce non esista. Così July impara a fare lo stesso: a chiudere gli occhi, a passare oltre, a fingere che il mondo invisibile non la sfiori.
Ma il mondo invisibile è testardo. E torna, con il mese degli Spiriti Affamati, quando i morti attraversano la soglia e si siedono accanto ai vivi, come se volessero ricordarci che non siamo mai davvero soli.
In quel tempo sospeso, July incontra William: un ragazzo che non è più vivo ma non è ancora sparito. Tra loro nasce qualcosa di fragile e necessario, un’amicizia che profuma di risate improvvise e silenzi pieni di significato. Insieme cercano di capire, di salvare, di salvare qualcuno, forse se stessi.
Questa storia è un viaggio nel dolore che si nasconde dietro la normalità, nella paura di perdere chi amiamo, e nella scoperta che anche la perdita ha una forma di bellezza. Ci insegna che l’amore non muore — cambia casa. Rimane nei gesti, nei ricordi, nel modo in cui impariamo a guardare il mondo.
Le illustrazioni sono un respiro. Hanno dentro il vento, la polvere, la malinconia. Tutto è vibrante, persino i fantasmi. Non sono spaventosi: sono solo persi. Proprio come noi, quando non sappiamo più dove mettere il dolore.
Ogni vignetta sembra un battito: un alternarsi di luce e ombra, di tenerezza e inquietudine.
E poi ci sono i ravioli — perfetti, storti, condivisi. Dettagli che fanno sorridere e ti ricordano che la vita, anche quando è piena di fantasmi, è fatta di piccoli riti d’amore.
Il libro dei fantasmi parla della morte, ma soprattutto parla della vita.
Parla del vuoto che resta quando qualcuno se ne va, e di come quel vuoto non si riempia mai, ma si impari ad abitarlo.
È una storia che consola senza mentire, che spaventa senza ferire, che ride mentre piange.
Una di quelle storie che ti cambiano l’aria dentro.
A fine lettura ho chiuso il volume e sono rimasta ferma, in silenzio, con quella sensazione che si prova dopo un sogno troppo vero.
Forse è questo, il dono dei libri belli: non ti lasciano spiegare tutto. Ti lasciano sentire.
Voto: Ovviamente specchio speciale!
Alla prossima,

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