Recensione: WandaVision

Salve specchietti!

Poco più di un anno fa, quando sono entrata in questo blog, una delle rubriche che abbiano ideato con la nostra boss è stata riflessi power per parlare di tutto il mondo Marvel. Bellissima! Non vedevo l’ora di usarla. Peccato che, a parte un approfondimento sul personaggio di Iron Man (che potete recuperare qui) non c’è stata alcuna occasione di utilizzarla.

Perché?

Sempre lei: la pandemia. I piani dei Marvel Studios (così come quelli di tutte le case di produzione) per il 2020 sono completamente saltati. Niente Black Widow, niente The Falcon and the Winter Soldier, niente di niente. La fase 4 del Marvel Cinematic Universe svanita nell’etere.

Ma adesso, a un anno e mezzo da Spiderman: Far From Home e dalla chiusura della fase 3, Disneyplus ci regala l’apertura della fase 4 e della nuova saga cinematografica Marvel e lo fa con la prima serie tv in assoluto prodotta dai Marvel Studios: WandaVision.


Trama:

La serie “WandaVision”, dei Marvel Studios, unisce lo stile delle classiche sitcom all’Universo Cinematografico Marvel in cui Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen) e Visione (Paul Bettany), due esseri dotati di superpoteri che conducono una tranquilla vita di periferia, iniziano a sospettare che niente sia come sembra. La serie è diretta da Matt Shakman e Jac Schaeffer è a capo degli sceneggiatori.


La Marvel è tornata!

È tornata e l’ha fatto in grande stile. L’ha fatto con un prodotto che scardina qualsiasi convenzione portata sul grande schermo dalla Marvel. Perché, prima di tutto, non siamo più sul grande schermo. Siamo su una piattaforma di streaming, sulla tv, sul pc o addirittura sul telefonino. Secondo: non è più un film con una durata limitata di due o tre ore al massimo, bensì una serie tv di nove episodi dalla durata complessiva di circa sei ore. Tantissimo spazio in più e una dimensione diversa, con un diverso modo di fruizione del prodotto, ma anche – e andiamo al punto tre – un diverso genere: quello delle sitcom.

WandaVision è un prodotto totalmente diverso da qualsiasi cosa sia mai stata fatta e non solo in casa Marvel. È stata anche una scommessa, un azzardo, che ha diviso i fan. Chi guarda la Marvel solo per vedere eroi come Cap, Iron Man e Thor picchiare duro dei cattivi come Thanos, con effetti speciali stratosferici, è rimasto deluso dal ritrovarsi, quel 15 gennaio davanti a una puntata di venti minuti di una sit-com anni ’50. Chi, però, ha saputo guardare oltre quell’episodio – e, per fortuna, è stata la maggior parte del pubblico – si è ritrovato davanti a un prodotto straordinario.

WandaVision non è semplicemente un omaggio alle vecchie sit-com, è essa stessa una vecchia sit-com. Una sit-com anni ’50 nel primo episodio, anni ’60 nel secondo, anni ’70 nel terzo e così via, con tanto di sigla iniziale, titoli di coda e con storia, costumi, materiale scenico e persino tecniche di effetti speciali legati al suo decennio d’appartenenza. Quindi il primo episodio, girato davanti a un pubblico in studio (come indica lo stesso titolo dell’episodio) è in bianco e nero, con un ratio di 4:3 come le vecchie sitcom e con effetti speciali old-style (si possono quasi vedere i fili che muovono i vari oggetti). Con il passare degli episodi e dei decenni passiamo a un ratio di 16:9, mentre tutto quello che avviene all’esterno della sitcom è mostrato in un formato di 21:9, il formato classico dei film Marvel. È interessante vedere come questi piccoli accorgimenti vengano utilizzati di volta in volta per mostrare la differenza tra quello che accade realmente e quello che fa parte della finzione della trasmissione televisiva.

Ma di cosa parla realmente WandaVision? Dopo qualche puntata diventa chiaro che le sit-com siano solo un escamotage narrativo e ce ne danno già un indizio le varie pubblicità, ciascuna segno di un trauma nella vita di Wanda.

WandaVision è una storia d’amore, forse la più bella di tutto il Marvel Cinematic Universe. Però è anche e soprattutto una storia di elaborazione del lutto. Wanda ha perso i genitori da bambina, lo sappiamo. In Avengers: Age of Ultron l’abbiamo vista perdere il fratello gemello, l’unica famiglia che gli era rimasta, e quasi impazzire per il dolore. In Captain America: Civil War ha cercato di superare quella perdita avvicinandosi a Visione, ma in Avengers: Infinity War non solo l’ha dovuto uccidere con le sue stesse mani pur di salvare l’umanità, ma è stata costretta ad assistere a Thanos che lo riportava in vita e un secondo dopo lo uccideva di nuovo. Quando è morta anche lei, il sollievo sul suo volto era palese.

In Avengers: Endgame è tornata. Il corpo di Visione non c’era e lei è stata catapultata nella guerra contro il *inserire parolaccia a caso* che l’aveva ucciso. Non ha avuto il tempo materiale di piangere Visione.

Tre settimane dopo quell’evento, adesso che Visione è tornato (e non sarò io a dirvi come) è il momento per Wanda di affrontare le fasi del lutto. E le affronta tutte: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e accettazione. Ogni fase è sviscerata, è analizzata e lanciata contro lo spettatore come una freccia che punta dritta al suo cuore. Più serie, all’interno della serie, sono strazianti fino a starci male. E più si va avanti, più il dolore aumenta.

Ti ritrovi a capire pienamente che cosa prova Wanda, a giustificarla persino, come fa la stessa Monica. Wanda che nelle mille sfaccettature del suo personaggio, si dimostra non essere né totalmente buona, né totalmente cattiva. D’altronde, sin dalla sua prima apparizione nel Marvel Cinematic Universe, il confine tra l’essere buona o cattiva in lei è sempre stato labile.

Wanda è, quindi, un personaggio controverso, che si presenta sotto varie forme nel corso della serie, che cambia spesso umore e non solo. L’intera serie passa dalle risate ai momenti più drammatici e il sorriso di Wanda si spegne in un attimo, trasformandosi in uno sguardo a dir poco inquietante. Addirittura, nella versione originale, Wanda cambia più volte accento. Tutto questo è segno della grandissima prova attoriale di Elizabeth Olsen che in WandaVision è stata a dir poco grandiosa e con lei anche Paul Bettany. L’intensità delle loro espressioni è tale che riescono a comunicare il mondo anche senza parlare. Negli ultimi episodi, poi, la loro recitazione raggiunge delle vette altissime.

Nei momenti in cui si passa dal “mondo della sitcom” (o “Esa”, come viene definito da Darcy) al “mondo reale” si ha quasi l’impressione che quello sia davvero il mondo reale, come se avessimo accesso a una specie di documentario che ci mostra in tempo reale gli eventi di Westview. Ciò si ha non solo grazie alla recitazione degli attori (oltre a quelli protagonisti cito anche Kathryn Hahn, interprete di Agnes), ma anche grazie a degli effetti speciali sensazionali che ti fanno quasi toccare con mano quel mondo irreale.

Un altro aspetto favoloso di questa serie tv sono i dialoghi. Non una parola fuori posto, ma citazioni e riferimenti distribuiti sapientemente e, soprattutto, frasi e dialoghi che ti scavano dentro e sciolgono quel poco che è rimasto intero del tuo cuore, fatto a pezzi dalla storia.

Un’ultima nota va ai personaggi secondari della storia, nello specifico Monica, Darcy e Jimmy Woo. Li conoscevamo già, più o meno, o meglio li avevamo visti sullo sfondo delle vicende di altri supereroi. Monica, ora diventata un’agente dello Sword, era la bambina figlia dell’amica di Carol Denvers in Captain Marvel, Darcy, ora dottoressa in astrofisica, era la stramba stagista di Jane Foster nei due primi film su Thor e infine Jimmy Woo è l’agente incaricato alla sorveglianza di Scott Lang in Ant-Man and the Wasp. Tre background diversi, ma un obiettivo comune: scoprire che cosa si nasconde dietro l’Esa e aiutare Wanda.

Monica è quella che spicca sui tre e sappiamo anche che la rivedremo in Captain Marvel 2 quindi questa serie tv serve come trampolino di lancio al suo personaggio, ma Darcy e Jimmy sono la vera rivelazione. Il modo migliore per descriverli è “due di noi” perché mentre noi, davanti ai nostri pc o ai nostri televisori, elaboravamo teorie una dopo l’altra per cercare di capire qualcosa in più su Westview, loro, in quel mondo reale-nella-finzione… facevano esattamente la stessa cosa! Con tanto di lavagna e schemini come solo i fan più accaniti potrebbero fare! Fantastici anche nella loro complicità e nelle loro battute. Spero davvero di rivederli presto perché in un mondo popolato da esseri con i superpoteri, i veri eroi sono quelli che non ce l’hanno.

Ecco, l’unica nota stonata che posso trovare in questo prodotto che ho amato è stata forse la chiusura frettolosa che è stata data ai personaggi secondari. Nell’ultima puntata non sono stati sfruttati a dovere e li abbiamo visti davvero poco, ma il regista ha dichiarato che hanno dovuto tagliare delle scene in merito che non sono arrivati a completare a causa della pandemia, quindi capisco che tale chiusura frettolosa non era nei piani principali.

Se non avete visto ancora WandaVision vi consiglio sicuramente di recuperarlo, tuttavia devo ammettere che la bellezza della serie è stata data anche da questo suo essere diluita a una puntata a settimana. Ogni sette giorni vedevi quei 20, 30 o 40 minuti (perché la lunghezza di un singolo episodio è variabile) e passavi i giorni successivi a rivedere l’episodio, ad analizzarlo, a formulare teorie e a cercarle online, a discuterne con gli amici, a seguire dirette che parlavano dell’argomento. Il fandom ne è uscito sicuramente arricchito. WandaVision è diventato il centro della vita di tutti i fan della Marvel. I cliffhanger a fine episodio ti restavano dentro per una settimana prima di avere risposte (forse) alle tue domande. Sicuramente vederla tutta in un pomeriggio come ormai siamo abituati a fare con le serie Netflix, avrebbe rovinato questo aspetto molto importante, che ci ha riportato indietro nel tempo, quando non c’erano le piattaforme di streaming e aspettare per vedere il prossimo episodio era la normalità.

Insomma, WandaVision è una serie nuova, una serie che azzarda, una serie che emoziona e che fa soffrire, una serie che urla forte che la Marvel c’è ed è pronta a regalarci dei prodotti spettacolari.

Specchio speciale, senza neanche pensarci due volte, a questo prodotto che ci fa pregustare una fase 4 di altissimo livello e non vedo l’ora di potervela raccontare.

Alla prossima,



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