Recensione: Avatar - La via dell'acqua
Salve, specchietti!
Oggi, per una volta, il nostro blog si tinge di blu. Di blu
Na’vi, per la precisione. Allacciate le cinture perché stiamo per fare il
ritorno al mondo di Pandora con questa recensione di Avatar - La Via dell’Acqua.
Ambientato più di un decennio dopo gli eventi del primo film,
“Avatar - La Via dell’Acqua” narra la storia della famiglia Sully (Jake,
Neytiri e figli), dei problemi che li inseguono, degli sforzi che compiono per
proteggersi a vicenda, delle battaglie che combattono e delle tragedie che li
colpiscono.
“Avatar - La Via dell’Acqua” è diretto da James Cameron, con
Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Cliff Curtis,
Joel David Moore, CCH Pounder, Edie Falco, Jemaine Clement, Giovanni Ribisi e
Kate Winslet. Il film è prodotto da James Cameron e Jon Landau, produttori
esecutivi David Valdes e Richard Baneham.
Ci sono film che non dovrebbero mai avere un sequel,
specialmente a distanza di parecchi anni, specialmente quando il sequel non ha
la giusta storia e rischia di rovinare un franchise ormai chiuso e ben
consolidato nella memoria.
Era il rischio che correva James Cameron tornando, ben
tredici anni dopo, su un progetto che aveva raggiunto l’ambìto traguardo del
film con il maggior incasso della storia.
Il sequel di Avatar non era certo il film più atteso dell’anno.
Fino a pochi mesi fa le aspettative erano molto basse e l’opinione generale si
soffermava più su un sentimento da: «Ce n’era davvero bisogno?»
Poi sono usciti i primi trailer e Cameron è riuscito a farci
innamorare di nuovo di Pandora. Non vedevo una sala così gremita di gente al
cinema da parecchio tempo…
E sì, cari specchietti, possiamo affermare con decisione che
Cameron ce l’ha fatta. Ha risvegliato un franchise morto, ha creato un sequel
degno del primo film (con in più un “momento nostalgia” del Titanic, tra
il ritorno di Kate Winslet sotto la regia di Cameron e certe scene che
sembravano sbucate direttamente dal film record di premi Oscar).
Visivamente, Avatar - la Via dell’Acqua è impeccabile.
Non è un film, è un’esperienza. Vale ogni singolo centesimo del biglietto e per
questo vi consiglio caldamente di vederlo al cinema e di vederlo in 3D.
La nuova tecnologia utilizzata da James Cameron crea un
ambiente immersivo. Se già le immagini bucano lo schermo durante le scene nella
foresta, è in quelle subacquee che risiede la vera bellezza del film.
Gli schizzi d’acqua arrivano addosso allo spettatore, macchiano
la lente della telecamera come se essa fosse la nostra maschera da sub mentre
galleggiamo con lo sguardo che si divide tra dentro e fuori l’acqua.
Tutto ancor più impressionante se pensiamo che niente di
tutto questo è reale.
L’unica cosa reale in Avatar - La via dell’acqua è l’interpretazione
degli attori. A tal proposito, menzione d’onore va fatta a Sigourney Weaver, capace
di interpretare la quattordicenne Kiri in maniera più che convincente. Niente
ti potrebbe far pensare che in realtà l’attrice abbia più di settant’anni.
Uno dei pochissimi aspetti che non mi è piaciuto del film,
tuttavia, è legato proprio a Kiri. Il film apre delle trame importanti su
questo personaggio, ma a un certo punto è come se se ne dimenticasse,
preferendo concentrarsi su quello che riguarda il fratello, Lo’ak. È chiaro che
si tratta di questioni che verranno esplorate nel prossimo capitolo del
franchise, ma avrei preferito saperne qualcosa in più.
In generale, le scelte di trama non sono certo la cosa più
apprezzabile della pellicola. La storia sembra ripercorrere i passi del primo
film, con Lo’ak al posto di Jake. C’è un’altra guerra contro gli umani, ci sono
ancora una volta degli umani che si schierano dalla parte dei Na’vi e c’è questo
protagonista, trattato da reietto, che effettivamente sembra essere refrattario
all’autorità e che stabilisce un legame con la figlia del capovillaggio.
Lo’ak è, a tutti gli effetti, il protagonista della
pellicola. Ha più minutaggio su schermo lui che sua madre Neytiri. Avviene un
vero e proprio passaggio generazionale, segnato dalla mia scena preferita,
quella in cui sono i figli a salvare la vita ai genitori.
La famiglia è proprio il fulcro, il cuore pulsante del film. Come
dice lo stesso Jake, è la forza e al tempo stesso la debolezza dei Sully, i quali
farebbero di tutto per i propri familiari, persino mettere a repentaglio la
loro stessa vita.
Se dovessi valutare questo film solo per la storia,
probabilmente non andrei oltre i 4 specchi, ma ho deciso di assegnare lo specchio
speciale perché visivamente Avatar - La via dell’acqua è qualcosa di
mai visto prima d’ora e merita il giusto riconoscimento per questo.
Io vi saluto e vi do appuntamento alla prossima,
-IronPrincess
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