Recensione "L'Imperatore di Portugallia" by Selma Largerlöf
Non è mai facile commentare opere di scrittori importanti. Recensire un libro è sempre una responsabilità, eppure quando è un grande romanzo quello che si ha fra le mani, il peso sulle spalle è maggiore. In un certo senso, sai di dover trovare il modo giusto per ridare indietro tutto ciò che ti è stato amorevolmente donato.
Selma Largerlöf scrisse L'Imperatore di Portugallia nel 1914, cinque anni dopo aver vinto, come prima donna ad aver ottenuto questo riconoscimento, il Premio Nobel per la Letteratura.
L'Imperatore di Portugallia è uno di quei libri che riesce a donare tantissimo. La prima definizione che viene fatta del romanzo è di un'intensa storia d'amore. Di più: dell'immensità dell'amore paterno, nei confronti della propria figlia.
Jan Andersson di Skrolycka, contadino nelle valli sperdute della Svezia, è un umile bracciante con cui la vita non è mai stata particolarmente benevola. L'ignoranza, la semplicità mista all'essenzialità, l'essere costantemente al servizio di qualcun altro, sono le costanti della sua esistenza e di quella della moglie Kattrinna; finché in un giorno freddo e piovoso nasce Klara Fina Gulleborg, unica figlia della coppia. Tutto cambia in un istante, e nell'attimo in cui prende la bambina in braccio, il mondo di Jan acquista improvvisamente senso, colore. È lui stesso a scegliere il nome altisonante dal significato luminoso: Chiara, Bella, Aurea. Così nella prima parte del racconto, la più tenera, si assiste alla crescita della piccola, luce degli occhi dei genitori. Ma infine Klara Gulla cresce e, ormai giovane donna, decide di lasciare la famiglia e le valli e di andare in città. Parte con in valigia soltanto il nuovo vestito rosso, ma in città non riuscirà a trovare la sua fortuna. Ed è qui che l'amore paterno dimostra di non avere fine; perché se anche le voci maligne fanno brutte insinuazioni sul motivo per cui la ragazza non torna e non scrive mai, per Jan, Klara sarà sempre pura e luminosa, e ai suoi occhi, il mistero che la circonda non può che nascondere un destino troppo straordinario per essere rivelato. Lontano, in un'inesistente e leggendaria Portugallia, la figlia è diventata imperatrice; e lui, ancora umile bracciante, è ora imperatore. Ma non è solo Jan, il cui amore trasfigura continuamente la realtà sotto al suo sguardo in un mondo meraviglioso, a meritare un posto d'onore. L'Imperatore di Portugallia è anche la storia di una moglie che non abbandona il marito alla sua follia, ma gli resta devotamente accanto; e di una donna, Klara Gulla, che colto infine tutto l'amore che la circonda saprà raggiungere la propria espiazione. Straziante, nella sua bellezza, è il finale del libro.
Selma Largerlöf riesce a giocare con le ambientazioni, dipingendo il quadro della società ottocentesca, divisa tra signorotti propretari terrieri e poveri braccianti. Molto bella è anche la descrizione del paesaggio rurale, in cui la realtà delle valli si scontra e mescola con l'immaginario della mitica Portugallia, dove non esistono il male né la miseria. Tipico dell'autrice svedese, legata alla tradizione orale del suo paese, infatti, è fondere il realismo quotidiano con il fantastico, tipico delle leggende.
L'Imperatore di Portugallia è un libro che fa battere il cuore, che commuove e che rende più umani: perché come scrive la Largerlöf "Chi non sente battere il cuore nel dolore o nella gioia non può di certo essere considerato un vero essere umano".
Buona lettura!
L'Imperatore di Portugallia è un libro che fa battere il cuore, che commuove e che rende più umani: perché come scrive la Largerlöf "Chi non sente battere il cuore nel dolore o nella gioia non può di certo essere considerato un vero essere umano".
Buona lettura!
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