Review Tour: Ovunque per sempre di Vera Demes
Buongiorno Specchietti,
oggi la nostra Irish Girl ci parla di Ovunque per Sempre, il nuovo romanzo di Vera Demes.
Buona lettura!
Autore: Vera Demes
Data di Uscita: 13 aprile 2022
Prezzo ebook: 1,99 €
Prezzo cartaceo: 15,00 €
Editore: Self-publishing
Piattaforma: Amazon
Formato: in ebook, cartaceo e abbonamento Kindle Unlimited
Genere: Contemporary Romance
Ovunque ci sia amore mi troverai. Al di là della morte e dell’odio ci incontreremo. E sarà per sempre.
Vanessa Floris è in piedi sull’orlo di un abisso.
Studentessa dei Parioli, una quotidianità spesa tra amici che non sono amici, vacuità, apparenza, sballo facile e un perenne senso di inadeguatezza, ha deciso di farla finita. Non c’è niente che la tenga agganciata alla vita, nessun sogno, nessun desiderio e tantomeno il rispetto per sé stessa. E così, una notte, decide di farlo.
Lanciarsi nel Tevere e annullare per sempre la paura.
Un gesto semplice.
Se non fosse per quel ragazzo. Capelli nerissimi, aria decisa e uno sguardo acceso che sembra capirla. Una luce tersa nel pozzo oscuro in cui sta precipitando.
Leon Alberti vive in periferia, lavora duramente e immagina di fuggire lontano, in bilico tra i sogni e la realtà. Lotta da sempre per ciò in cui crede e lo fa attraverso le immagini oniriche che scaturiscono dalle sue dita. Colori, forme, un grido di speranza che a poco a poco contagia anche Vanessa.
Lui è ribelle, solitario, carismatico e l’attrae come un magnete.
Condividere pensieri diventa facile e d’un tratto c’è qualcosa in cui credere e per cui lottare.
Una fuga tenace tra le strade d’Europa fino a Parigi, verso una libertà che sa costruire ideali.
Leon e Vanessa sono forza e istinto, un amore che divampa, che li nutre e li trasforma.
Ma poi qualcosa di terribile irrompe nel loro universo.
E, quando tutto sembra perduto, nel buio risuona una promessa, quella che Leon ha fatto a Vanessa il giorno del suo ventiduesimo compleanno. Ovunque tu sarai io ci sarò.
L’unica certezza. Il ricordo di un sentimento perfetto.
Perché un sogno condiviso può cambiare il mondo.
Ovunque e per sempre.
Buongiorno Specchietti,
oggi vi parlo
di Ovunque per Sempre di Vera Demes.
Un romanzo che,
ve lo anticipo, mi ha catturata sin dalla sua prima pagina per l’intensità
delle parole usate dall’autrice, per i colori sempre più vividi con cui ha saputo
tracciare la storia di Vanessa e Leon.
I protagonisti
di questa storia sono due giovani che lottano, ogni giorno, con una realtà che
sembra volervi a tutti i costi sopraffare.
Entrambi hanno
perso qualcuno, una parte della propria anima, un pezzo di cuore che mai potrà
essere sanato.
Vanessa è
figlia della Roma bene, frequenta una delle più prestigiose università private
del Paese, e ha a disposizione tutto quello che, all’apparenza, desidererebbe
qualsiasi ragazza della sua età: vestiti firmati, soldi a volontà, le conoscenze
“giuste”, il lasciapassare per le feste più gettonate.
Ma, lo sappiamo
bene, Specchietti, il denaro non può comprare tutto e, spesso, ci si può
sentire tremendamente soli anche in mezzo alla gente e al caos.
Leon viene
dalla borgata, da quella parte di Roma spesso emarginata, dimenticata. Quella
Roma che guarda con sospetto il mondo di Vanessa, che deve fare i conti con le
bollette a fine mese, con il lavoro precario, con l’impossibilità di dare
spazio ai propri desideri e a quei sogni che spesso è costretta a tenere in un
cassetto. Lui, però, ha trovato un modo per dar voce a ciò che tiene dentro,
per urlarlo al mondo, per lasciare, a chi saprà coglierlo davvero, un segno del
suo passaggio. Bomboletta alla mano, sfidando i pericoli dei luoghi meno
accessibili e le autorità, Leon dona una parte di sé: Sword.
Due mondi agli
antipodi, due mondi che difficilmente potrebbero anche solo incrociarsi, e che
invece si scontrano in una notte d’inverno, la notte di Capodanno, quando
Vanessa è convinta di non aver più una via d’uscita dal suo inferno, quando il
male che le è stato fatto ha segnato oltre che il suo corpo la sua stessa anima.
Quando morire sembra poter volere dire pace.
Se solo avesse potuto
morire.
Sarebbe stato veloce.
Sì.
Sarebbe stata una
soluzione.
Ma per togliersi la vita ci
voleva coraggio.
E lei non ne aveva.
Lei aveva paura.
Anche di sé stessa.
Vanessa ha
paura di sé stessa. Dentro di sé è conscia del male che si sta facendo ogni
volta che accetta che qualcuno si approfitti di lei. Ogni volta che cerca la
pace nel Rivotril. Ogni volta in cui conta le calorie del cibo che ha davanti;
che permette al giudizio della gente di additarla, senza alzare la voce; tutte
le volte in cui spegne una parte di sé e asseconda il mondo intorno a lei.
E anche Leon ha
paura. Di vivere. Di vivere quando suo padre non ci sarà più, quando dovrà fare
i conti con quei sogni chiusi nel cassetto, quando gli sembrerà, ancor di più,
di non avere una meta. Uno scopo. Una via da percorrere. Così, per non aver
paura, anche lui, come Vanessa, si spegne a poco a poco. Lascia che siano gli
eventi, di volta in volta, a decidere per lui.
Eppure, a un
certo punto, l’incontro tra i due accende una luce. All’inizio, piccola e flebile,
poi capace di diventare un incendio.
I loro mondi antitetici
avevano colliso
trovando un punto di
contatto.
È quel punto di
contatto, Specchietti, la svolta nella vita di Vanessa e Leon.
Ho amato, da
questo punto di vista, l’interpretazione che Vera ha saputo dare a questa
scintilla.
L’amore salva,
sì, ma Leon e Vanessa non si limitano ad appoggiarsi l’uno all’altra. Quella
scintilla che scatta tra loro diviene il motore di una nuova consapevolezza,
come se guardarsi con gli occhi dell’altro potesse dare una visione
completamente diversa del proprio mondo e della propria persona. Un punto di vista,
diametralmente opposto al proprio, capace di dare una prospettiva nuova e fino
a quel momento sconosciuta. È a quel punto che tutto diviene possibile.
Diventa
possibile prendere in mano la propria vita. Allontanarsi dalla tossicità di un
mondo in cui non ci si riconosce, colorare grigi muri di periferia e con quegli
stessi colori fare pulizia anche dentro di sé.
Armarsi di
coraggio e partire, lontano. Lontano dai pregiudizi, da chi ci vuole incatenare
a sé con la violenza o anche solo con la propria autorità genitoriale.
Un viaggio, attraverso
l’Europa, che parte come una vera e propria fuga, ma che con il passare del
tempo acquisisce consapevolezza, esattamente come avviene in Vanessa e Leon. E
allora si può smettere di scappare, si può cercare un confronto, forti di saper
far valere, a quel punto, le proprie ragioni.
Anche quando il
mondo si capovolge di nuovo, anche quando il destino ci mette lo zampino e ci
si ritrova a Parigi, a metà novembre, nella notte che più di tutte ha segnato
la capitale francese e l’Europa intera. La notte dell’attentato al Bataclan.
Non possiamo perdere
chi amiamo.
Chi amiamo ci vive
dentro.
Lo so,
Specchietti, con quest’ultima citazione mi sono guadagnata tutto il vostro
odio, ma voglio che arriviate alla fine di questo romanzo per capire cosa vi si
nasconde dietro.
E sì, ho ancora
molto da dire su questo romanzo, anzi, credo che se riscrivessi questa
recensione tra qualche giorno, starei qui a parlarvi di altre mille
sfaccettature di questa storia.
Di come Vera
sia riuscita a dare voce alle contraddizioni della mia città natale, di come mi
sia ritrovata tra le sue righe. Io che vengo da una famiglia modesta e che al
liceo ero in classe con chi possedeva già allora la sua carta di credito. Che
cercavo di capire come potessi far parte di un mondo che non riusciva a capire
neanche lontanamente cosa volesse dire vivere in periferia, la paura di tornare
a casa alla sera, o la sicurezza nel sapere che, in fondo, tra quei vicoli bui
c’era chi, per una legge tutta sua di quartiere, mi avrebbe difesa se fosse servito.
E poi, in mezzo ai mille ricordi della mia adolescenza, s’è fatto strada quello
della mia compagna di banco. Anche lei, come Vanessa, aveva tutto, e anche lei,
come Vanessa, viveva lo stesso tormento, lo stesso rapporto complicato con il
cibo, con lo spettro dell’anoressia che incombeva e lei – e noi amici – troppo “piccoli”
per poterlo affrontare da soli.
Ecco, questo è
stato il filo invisibile che mi ha unito alla storia narrata da Vera. Il fatto
di potermi riconoscere nei suoi protagonisti, di poter rievocare ciò che, forse
anche per “legittima difesa”, avevo chiuso in un cassetto del mio cuore. Potermi
perdere tra strade che conosco fin da bambina, tra i labirinti della stazione Tiburtina
o dietro Cinecittà.
Sullo stile
dell’autrice, Specchietti, c’è davvero poco da dire. Chi ha già letto Vera Demes
sa quanto sia abile con le parole. Parole che non sono mai lì per caso, che
sanno cogliere la perfetta sfumatura del momento narrato, che portano, dentro
di sé, un altro mondo ancora. Vera non fa sconti, quando la realtà del suo
romanzo lo richiede, e allo stesso tempo è capace, poche righe dopo, di dare
nuovo sollievo al cuore, di trovare il modo di accarezzare il lettore e lenire,
almeno in parte, il suo tormento.
Ovunque per
sempre è un romanzo intenso e, mi preme avvertirvi, Specchietti, che mi sento
di consigliare a chi non ha problemi a leggere storie forti, dove la violenza è
racconta per quello che davvero è, dove non si cerca di edulcorare la realtà,
dove si pena assieme ai protagonisti e spesso si cerca un posto tranquillo dove
poter riprendere fiato.
Se tutto
questo, però, non vi spaventa, allora fatevi un regalo e leggete il romanzo di
Vera. Leggete di Vanessa e Leon, del loro grande amore, ma soprattutto della
loro vita, dei loro sogni, dei sacrifici e delle difficoltà che hanno dovuto affrontare
per diventare la persona che hanno sempre desiderato essere.
Non si poteva smarrire
la strada del cuore.
Non si poteva dimenticare.
Non si poteva perdere
la ragione di esistere.
Un viaggio infinito e
sogni capaci di cambiare il mondo.
Contro l’odio.
Amandosi.
Ovunque.
E per sempre.
A Vera Demes,
Leon e Vanessa, va il mio Specchio Speciale.
E con voi,
Specchietti, ci diamo appuntamento alla prossima lettura.
La vostra Irish
Girl.
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