Recensione doppia: Slam Dunk
Titolo: Slam Dunk
Autore: Martina Pirone
Genere: Sport romance (basket)
Romanzo autoconclusivo, secondo di una trilogia di
stand alone Never let me down series #2
Editore: Self publishing
Prezzo: ebook 2,90, cartaceo 12.90, incluso
nell’abbonamento Kindle Unlimited
Uscita: 28 settembre 2020
Strillo: La vera vittoria è non arrendersi mai
Pagine: 340
Link: Amazon
- Recensione doppia -
Miei cari Specchietti,
eccoci all’evento del mese, la recensione in anteprima a “Slam dunk”, della nostra Martina Pirone.
Secondo volume della “Never let me down Series” vede come protagonisti Riccardo e Giorgia.
Non vi nego che sono davvero emozionata, mentre vi scrivo queste righe, e chiedo fin da ora scusa a voi Specchietti – e a Martina – se sarò confusionaria o non riuscirò a spiegarvi bene il tornado di emozioni che questo romanzo mi ha scatenato dentro al cuore.
Per non perderci, partiamo, quindi, dall’inizio, ovvero dalla storia.
Chi avrà letto “Three Point Shot”, il primo romanzo della serie dedicata ai ragazzi del Trastevere Basket, si accorgerà, fin dall’inizio di questo capitolo, che i fatti si snodano quasi simultaneamente.
Martina fa un salto indietro nel passato, a quando Dave e Alida ancora non si conoscevano, ma lui divideva già l’appartamento con Riccardo, il suo migliore amico. È da qui che il lettore ha modo di conoscere meglio quel ragazzo saggio e posato, pronto sempre però a far casino quando serve e a portare allegria nel gruppo, che aveva iniziato a intravedere in “Three Point Shot”.
In questa fase della sua vita, Riccardo si scontra con una delle piaghe del nostro tempo: la disoccupazione. La ditta per cui lavorava da anni lo ha costretto a dare le dimissioni e ora si destreggia tra l’invio dei curricula e colloqui di lavoro ai limiti dell’assurdo, per sedi, condizioni proposte e paga. Insomma, chiunque di noi, quando si è affacciato al mondo del lavoro, ha avuto esperienze simili, no? L’unica cosa che lo tiene a galla, ovviamente, è la sua passione per il basket, tra allenamenti estenuanti e partite.
Dall’altra parte abbiamo Giorgia, la miglior amica di Alida, ma anche di Riccardo. Soprattutto di Riccardo. Perché i nostri ragazzi si conoscono fin da bambini e, dopo un periodo in cui i contatti tra di loro si sono ridotti quasi a zero, ora sembra proprio che Gio’ abbia deciso di riprendersi il suo spazio nella vita di Riccardo.
E se dietro quell’amicizia solida si nascondesse qualcosa di più?
Alida direbbe che, se si è amici per davvero, non può esserci spazio per altro. Siete d’accordo con la nostra vulcanica italo-messicana? O pensate che il suo modo di vedere sia troppo netto, e che le sfumature dell’amore e dell’amicizia possano essere le stesse? Se lo chiede di continuo Giorgia e se lo domanda pure Riccardo, tanto più che, quando è finalmente pronto a varcare quella sottile soglia che divide questi due sentimenti, Giorgia prende una decisione che minerà nelle fondamenta il loro rapporto. Chi ricorda dove e perché si incontrano Ali e Dave la prima volta, avrà capito di cosa sto parlando…
Okay, mi fermo, non vi dirò assolutamente nulla di più.
Non vi parlerò di Chanteclair… no, scusate, San Michel… ehm, volevo dire Juan Miguel. Sì, Juan Miguel, l’ispanico tutor di Giorgia, né di Cleo, la ragazza tutta pepe che, dopo aver visto una sua foto, deciderà di puntare dritta ai pantaloni di… no, no, perdonatemi, al cuore – ah ah – di Adriano. Né tanto meno vi dirò che proprio Adriano sarà la più grande scoperta di questo romanzo, capace di momenti esilaranti, col suo modo di fare da macho sciupafemmine, ma anche profondissimi, quando tra una battuta e l’altra tenterà di far ragionare Riccardo.
Vi parlerò, invece, di un ragazzo che sta cercando il suo posto nel mondo. Che vede nei rapporti autentici, nei legami con i suoi amici – la sua unica vera famiglia – e nei ricordi di lui bambino, la fonte della felicità e del conforto. Che cerca disperatamente di realizzare i suoi sogni, perché senza si sentirebbe perduto.
Riccardo, che di domande se ne fa tremila e di risposte, spesso, non riesce neanche a trovarne mezza, e che incarna lo spirito alla deriva di tanti, troppi ragazzi della sua generazione.
“Il mio cervello continua a formulare domande come in un quiz televisivo andato in corto. Il problema più grave è che non dispongo nemmeno di mezza risposta. Sono un tipo molto restio ai cambiamenti. Mi adeguo difficilmente a nuove situazioni e solo per il basket sono disposto a uscire dalla mia comfort zone fatta di amici, di abitudini e di piccole sicurezze. In questi ultimi mesi il mio semplice equilibrio ha iniziato a incrinarsi per poi crollare del tutto, e questo mi fa paura.”
Dall’altra parte abbiamo Giorgia.
Giorgia che sognava di fare la ballerina e che per quel sogno ha rischiato tanto, fino a farsi del male, per poi vedersi costretta ad abbandonarlo. Giorgia che in “certi sogni” non crede più, che è diventata più pragmatica, che fa fatica a capire quell’amico che, invece, punta in alto, là dove in pochi arrivano.
Giorgia, che si ritrova a fare i conti con qualcosa che non aveva previsto, che le ha sconvolto la vita nel momento in cui si era convinta di aver imboccato una strada – giusta o sbagliata che fosse, ma almeno una – e che adesso non sa da che parte andare. Soprattutto, quella Giorgia che sarebbe pure pronta a lanciarsi, a fare armi e bagagli e a mettersi in gioco totalmente, profondamente, con Riccardo, ma che tira il freno a mano davanti al modo di fare di Ric.
“Arriverà il giorno in cui ci sarò solo io per lui? In cui sarò il suo primo pensiero, la sua prima preoccupazione, la sua prima fonte di felicità? Il basket, gli amici, il lavoro, ancora il basket e poi spunto io, quasi alla fine della lista. Può sembrare un discorso egoistico, ma in fondo l’amore non è egoista? L’irrazionalità dovrebbe sovrastare la ragione e vincerla sempre quando si tratta del più grande dei sentimenti. Ci si dovrebbe lasciare andare e magari capire che in due si funziona meglio.”
Insomma, miei cari Specchietti, di carne al fuoco, in questo romanzo, ce n’è davvero tanta.
Martina Pirone si riconferma una fantastica autrice nel portare in scena storie di vita comune, tormenti della nostra età, rapporti solidi come quelli che hanno formato l’esistenza e il carattere di ognuno di noi.
La forza di questa serie, ancora una volta, sta tutta nel brio della penna della sua autrice, intervallato da momenti di grande riflessione e tensione, che spezza egregiamente. Così come nel parlare di nuovo del basket senza annoiare chi ha già letto il primo volume e facendo appassionare il lettore a ogni partita, a ogni tiro libero, a ogni schiacciata. Non solo. Come vi dicevo, i fatti di “Slam dunk” si muovono parallelamente a “Three Point Shot” e Martina Pirone è riuscita a non ripetersi, a non riproporre dinamiche e situazione già viste, anche là dove i fatti si intersecano, mostrandoci alcune scene, dal punto di vista di Ric e Giorgia anziché di Dave e Ali, in una luce tutta nuova. Cosa che, oltretutto, permette di leggere i volumi come meglio si crede, anche a sequenza invertita.
La chicca, poi, questa volta, sta nei piccoli frammenti di un Riccardo e di una Giorgia bambini, che aprono ogni capitolo e che ci mostrano come il loro legame sia cresciuto giorno dopo giorno, tassello dopo tassello, in quel puzzle magnifico che è la loro vita.
Infine, la Pirone ci dimostra con le parole ma anche con i fatti che “La vera vittoria è non arrendersi mai”. In amore, nell’amicizia, nell’inseguire i propri sogni. Lo fa con questo romanzo, con Riccardo e Giorgia, così come prima con Alida e Dave, ma soprattutto con la sé stessa autrice.
Quando due anni fa Martina si è affacciata a questo mondo, lo ha fatto in punta di piedi, senza alcun clamore, anzi, cercando forse – e inconsciamente – di passare inosservata. Con il tempo, però, ha saputo ritagliarsi il suo pezzetto di spazio nel mondo del romance, con la stessa grinta e caparbietà con cui i suoi ragazzi scendono in campo. È cresciuta nello stile, nella complessità delle sue storie, nell’indagare l’animo dei protagonisti. E lo ha fatto in modo così evidente da lasciare il lettore che ben la conosce a bocca aperta. “Cappero, quanto è diventata brava la Pirone!” Sì, mi sento di dirvelo – e di dirglielo – senza alcun tentennamento.
Ed è per questa sua crescita, per le emozioni che mi ha saputo dare con questo nuovo romanzo, per le lacrime di gioia che ho versato insieme a Riccardo e Giorgia, che non ho alcun dubbio nel dare a lei e a “Slam dunk” il nostro Specchio Speciale!
Brava, Martina.
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Dopo appena due mesi eccoci di nuovo qui a parlare dei ragazzi del Trastevere Basket. Vi erano mancati, ammettetelo! Se, come me, avete amato Dave e la sua nanetta, allora dovete assolutamente leggere questo nuovo romanzo. E se non avete mai letto Three Point Shot, poco male. Slam Dunk, infatti, è tutta un’altra storia.
No, non sono ubriaca. È semplicemente la magia della Never Let Me Down Series: due libri che si muovono in parallelo, ma allo stesso tempo due romanzi molto diversi, che possono essere letti in totale autonomia l’uno dall’altro.
In entrambi i volumi, infatti, ritroviamo gli stessi avvenimenti, come la festa al Gianicolo per la partenza di Giorgia, perno della storia di entrambe le coppie. Medesima festa, quattro punti di vista diversi. Dave e Alida che si conoscono in Three Point Shot e, qualche metro più in là, Riccardo e Giorgia che si salutano in Slam Dunk prima di una partenza che potrebbe minare il loro rapporto.
E non è la sola situazione che vediamo da due inquadrature differenti. Lascio a voi, però, il piacere di scoprirle tutte.
“Cerco di imprimere in questo bacio tutte le promesse che non posso pronunciare con le parole, perché ho un carattere di merda e alcune cose mi ostino a negarle pure a me stesso. Cerco di imprimere questo momento nella mia testa, perché, comunque andrà, vorrò conservalo finché avrò vita. Cerco di lasciare anche a lei un mio bel ricordo, come facevamo quando eravamo piccoli, ma oggi ho paura che sul piatto ci sia ben altro che giuramenti innocenti senza malizia.”
Abbiamo già detto che i protagonisti di questo romanzo sono Riccardo e Giorgia. Riccardo e Giorgia che si conoscono fin da bambini. Riccardo e Giorgia che fanno puzzle insieme. Riccardo e Giorgia che guardano Il pianeta del tesoro anche se lo sanno ormai a memoria. Riccardo e Giorgia che inseguono i loro sogni, il basket e la danza. Riccardo e Giorgia che restano uniti anche se la vita li porta ad allontanarsi. Riccardo e Giorgia che scoprano di provare qualcosa in più della semplice amicizia.
Non può mica andare tutto liscio, no?
Perché tra Riccardo e Giorgia c’è lui: Chanteclair/San Michel/Juan Miguel. Il “tutor” (mo’ così si chiama) londinese di Giorgia. Ecco, ditemi quello che volete, ma io quell’uomo non riesco a digerirlo, proprio come non lo digerisce Riccardo. Perché si sa: si parte con la scusa dello studiare la lingua e si passa a fare ben altro, con la lingua. E il nostro studente spagnolo sembra avere le intenzioni chiare su cosa ci voglia fare con la lingua di Giorgia.
Sì, non mi stavo dimenticando di loro: i nostri cestisti tornano in tutto il loro splendore. Anzi, queste pagine ci danno modo di conoscerli meglio. Se, da una parte, entriamo nel cuore e nella mente di Riccardo, entrando in contatto con tutte le sue fragilità, ma anche con la sua forza interiore, dall’altra osserviamo Dave da una diversa prospettiva e vediamo anche gli altri ragazzi in un modo inedito. Se, come me, siete dei fan di Adriano, tranquilli: in questo romanzo il nostro dottor Stranamore si farà sicuramente valere. Tra compleanni, consigli non richiesti e viaggi, Adriano si rivela il bracco destro ideale, il (scusate il gioco di parole) migliore “miglior amico” che si possa desiderare (io desidererei fare tante cose con lui, ma non posso dire cosa).
Altra scoperta tra i personaggi secondari è il coach Mazzali. Io non ho un buon rapporto con lo sport, tuttavia, se mai dovessi decidere di avvicinarmi alla carriera sportiva, vorrei proprio un coach come lui: severo quando serve, eppure umano, attento ai bisogni dei suoi ragazzi, ai loro sogni e ai loro problemi. Mi piacerebbe saperne di più sul suo conto (che dici, Martina, ti convinco a scrivere uno spin-off?)
Ritorna l’ambientazione della Città Eterna, tuttavia stavolta a essa si affianca la Capitale Inglese: due mondi distanti, proprio come i due personaggi che vi abitano, eppure allo stesso modo legati l’uno all’altro. Le tematiche di fondo sono sempre attuali, sono quelle dei ragazzi di tutti i giorni, quelli che cercano disperatamente un lavoro per mantenersi o provano a riprendersi da una delusione d’amore. L’autrice contorna il tutto con commoventi flashback tratti dalle origini dell’amicizia tra Riccardo e Giorgia, lì, tra i banchi di scuola, quando la pessima vita di un bambino trascurato dai genitori ritrova luce grazie al sorriso di una bambina. Ammetto che in diversi passaggi ho avuto gli occhi lucidi.
Siamo davanti al terzo romanzo di Martina Pirone e possiamo affermare con certezza che in questi tre anni la sua scrittura ha fatto passi da gigante. Three Point Shot aveva il gusto dell’opera prima, quel velo di incertezza di chi, timidamente, muove i primi passi in un mondo che gli è nuovo, Un’estate al mare andava oltre, delineava con più certezza uno stile che in Slam Dunk esplode appieno.
Non potete iniziare a leggere questo romanzo e sperare di prendervela con calma. Queste pagine ti rapiscono, le parole scorrono l’una dopo l’altra senza che il lettore se ne renda conto e ti ritrovi lì, a evidenziare frase dopo frase, a sospirare, commuoverti e – perché no? – imprecare, come se Riccardo, Giorgia, Adriano, Cleo, Dave, Alida e tutti gli altri fossero reali (ho volutamente tralasciato Juan Miguel, lo so, sono una brutta persona).
Assolutamente specchio speciale per un’autrice emergente in grado di saper sfornare dei piccoli capolavori. Continua così, Martina (e dacci al più presto il romanzo su Adriano).
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Ragazze siete super!
RispondiEliminaAuguro di cuore un grande successo a Martina.❤
Ragazze siete super!
RispondiEliminaAuguro di cuore un grande successo a Martina.❤