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La mia opinione:
Questo
è il secondo libro che leggo dell’autrice Shirley Jackson, dopo La Lotteria, già recensito in questo
blog.
Questa
volta non si tratta di una raccolta di racconti ma di un romanzo.
Il
libro mi è senz’altro piaciuto, come sempre la Jackson ha una prosa elegante a
curata, si sofferma sui dettagli più minuti, la fantasia dei soprammobili, i
materiali degli oggetti. Tutta la vicenda è vista dagli occhi di Merricat, la
protagonista che vive a suo modo in un mondo di regole da lei stessa creata.
Una
vicenda grottesca che si rivela poco a poco in modo del tutto prevedibile, la
forza del romanzo non sta nella sorpresa ma nella lucidità del male che viene
da una protagonista che si atteggia in un modo del tutto innocente, così come
sua sorella costance e suo zio.
Il
male è con loro e nemmeno se ne accorgono.
L’emozione
in cui più ci si immedesima nel corso della lettura è la ricerca di tranquillità,
il voler essere lasciati in pace dalle dicerie e dalle cattiverie di un
villaggio che sa che cosa è accaduto e trasforma il male in ulteriore male.
Un
libro davvero bello, ma come anche per la lotteria, nonostante so che è una
scelta dell’autrice rappresentare il malvagio senza darne una spiegazione
soddisfacente per il fatto che il male non ha spiegazione, ho sentito la
mancanza di una motivazione forte dietro a questa vicenda.
Non
mi ha pesato, è solo che questo libro è talmente bello, che avrei voluto
saperne di più.
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