Recensione: The Long Way. Il lungo viaggio (Wayfarers #1) di Becky Chambers


Quando Rosemary Harper si unisce all’equipaggio della navicella Wayfarer non ha grandi aspettative: questa è stata costruita per creare tunnel spaziali che consentano il passaggio immediato da un capo all’altro della galassia. Tutto ciò che desidera è trovare un posto tranquillo, da poter chiamare “casa”, e avventurarsi verso angoli lontani e inesplorati, lasciando su Marte il suo passato travagliato e doloroso. Da quel lungo viaggio, invece, Rosemary otterrà molto di più... A bordo della Wayfarer la vita è proprio come se l’aspettava, più o meno pacifica anche se caotica, e conoscere i membri dell’equipaggio, composto sia da umani che da intelligenze artificiali, si rivela un’avventura interessante. Ma soprattutto, per la prima volta nella sua esistenza, Rosemary ha la possibilità di esplorare la galassia e confrontarsi con una moltitudine di culture e specie differenti, capaci nonostante tutto di convivere. E queste scoperte la porteranno a capire il vero valore della famiglia e dell’amore perché a volte il proprio posto è nello spazio aperto, buio e illimitato...
Un viaggio avventuroso in un mondo lacerato da guerre in cui l’unico obiettivo è la sopravvivenza.





Ad esser sincera non mi aspettavo moltissimo da questo romanzo. La trama, seppur interessante, non mi comunicava nulla di nuovo e la copertina del libro non era tra le più accattivanti...
Su quest'ultimo punto però, la copertina, c'è da dire che la Fanucci ci ha fatto quasi un favore. Il soggetto di questa infatti è la Wayferes, riportata ai lettori scrupolosamente in ogni dettaglio, seppur esteticamente non sia il massimo. Quanto al romanzo, invece, avevo paura di incappare in una sorta di Passangers o simil storia, mentre fortunatamente non è stato così.
Becky Chambers ci apre le porte con astuzia di un universo da lei inventato, dove poche cose devono davvero essere spiegate, dato che tutto presenta nomi semplici, il cui significato è facilmente intuibile oggi.
Inventa quindi un linguaggio che si compone di parole conosciute, andando così a lasciare chiarimenti vari solo per quanto riguarda concetti fisici (senza addentrarsi nei particolari, ne facendo uso di paroloni) o sulle varie razze che popolano l'universo e lo co - abitano.
Per quanto riguarda i vari alieni, di cui da subito facciamo conoscenza, in quanto membri dell'equipaggio, ci rendiamo presto conto di quanto ancora vivi siano pregiudizi e Rosemary debba scontrarvici ogni volta. Eppure gli alieni sono così umani! "Umani" che si dovrebbe vedere più spesso in giro, dato che non contestano di che sesso sono e per tanto non limitano le loro relazioni a questo.
Dire che in questo romanzo incontriamo per tanto relazioni tra sessi di ugual tipo sarebbe comunque riduttivo è molto più complicato di così, ma per spiegarvelo dovrei riportare mezzo libro.
Quanto ai personaggi, ho amato Roemary. è una protagonista forte e intraprendente, che si ritrova a doversi adattare a una situazione dove non finiamo per leggere della classica avventura, che vede un intrepido gruppo di eroi scelti per salvare il mondo. Non c'è nulla di così banale.
L'equipaggio di cui leggiamo si occupa, infatti, di costruire dei passaggi tra le diverse realtà, dei "wormholes", e loro per primi non lo definiscono qualcosa di eccitante agli occhi dei più, ma in qualche modo lo diventa agli occhi del lettore.
Mettiamola così però, se siete alla ricerca di un libro che vi tenga incollato alle sue pagine per via delle avventure che tratta allora potrebbe non fare per voi. La storia è certo presente, ma questa regge grazie alle grandi personalità, magistralmente costruite, dei vari personaggi. Qualcosa che è alquanto inusuale oggi, soprattutto se pensiamo a un libro di fantascienza, forse per questo pare quasi avere un sentore di anni '90.
Anche se tratta di temi importanti come i vari pregiudizi in cui tutti incappiamo prima o dopo, anche se diciamo di non averne, aspetti politici e anti- razzismo, la cosa più inaspettata è stata ritrovarmi a ridere. 
La Chambers scrive quindi un libro brillante, che riesce a trattare temi delicati senza annoiare, ma anzi generando sorrisi e a volte anche qualche risata, dove i fattori fantascientifici paiono già esser parte della nostra realtà, anche se non è così, divenendo semplici da comprendere, mentre Rosemary ci accompagna trai mondi assieme alla sua ciurma.

Lost Inside My Universe

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