Recensione: Lady Bird


People go by the names their parents give them, but they don't believe in God.
                                                                                                                                     -Lady Bird

Sacramento, 2002.
Christine "Lady Bird" McPherson frequenta l’ultimo anno di liceo e sogna di entrare in un buon college. A tagliare ripetutamente le ali di questo uccellino è la madre, che desidera solo che la figlia non si faccia inutili illusioni; ma la nostra Lady Bird è una sognatrice che nemmeno la più dura delle realtà può fermare. 


Lady Bird
è una commedia americana del 2017 scritta e diretta da Greta Gerwig, già famosa nel campo cinematografico nei ruoli di attrice e sceneggiatrice. Il film è costato la bellezza di 10 milioni di dollari e ne ha incassati 68,1 milioni. Lady Bird approda nelle sale italiane l’uno marzo 2018 –in ritardo rispetto all’intero globo- guadagnando, dopo solo diciotto giorni, circa 1 milione e mezzo. Un successo al botteghino, insomma. Saranno soldi spesi bene? Scopriamolo insieme.

Iniziamo col giustificare –notare la non casualità del verbo scelto, per favore- l’operato della Gerwig, che a mio parere non è chiarissimo a un primo impatto:

1) Perché il soprannome di Christine è “Lady Bird”?
Questo è certamente il quesito che più mi ha tormentata durante e dopo la visione del film. Alla fine ho scoperto che è ispirato alla filastrocca americana “Ladybird, ladybird, fly away home" e dal senso estetico che trasmettevano la parola “Lady” e “Bird” insieme.
I have a Lady, I have a Bird… UH! Lady Bird!
Scusate, la smetto subito. 

2) Perché è ambientato nel 2002?
La mia risposta un secondo dopo essere uscita dalla sala sarebbe stata: “Boh, non ne ho idea. Non lo spiegano.”
Ed è vero, lettori. Non vi danno alcuna motivazione a riguardo. Questo è un problema perché se, ad esempio, volessi raccontare il suffragio femminile, ovviamente il mio film sarebbe ambientato nell’800 e non nella Grecia antica. Lady Bird poteva benissimo essere ambientato nel 2018 e non sarebbe cambiato nulla. Per trovare risposta a questa domanda ho fatto davvero una fatica immane. Finalmente, dopo molte ricerche, ho scovato un’intervista in cui la regista spiega il perché di questa scelta: voleva estromettere la tecnologia –tablet, smatphone e simili-. Già. Tutto qui. Niente di importante. Ne è seguito un facepalm che fa ancora male.

3) Perché certi avvenimenti o frasi non hanno molto senso o stonano?
La sceneggiatura è stata scritta da Greta, la quale forse non l’ha sottoposta alla visione critica di un sceneggiatore più esperto di lei. Ne consegue che potrebbe non aver considerato in maniera obiettiva il suo lavoro. Inoltre, sempre in un’intervista, ha dichiarato che nel film non hanno tagliato quasi nulla –scene inutili comprese, aggiungerei io-.

4) Perché la regia oscilla tra l’ottimo e il discreto?

Recensione By Little Fox
Wes Anderson e altri registi hanno aiutato Greta Gerwig tramite dei semplici consigli. Qui, sinceramente, non ho nulla da obiettare. Del resto, chi non si farebbe dare una mano da un grande come Anderson? Suvvia, non facciamo gli ipocriti. Gerwig sta imparando, un giorno troverà uno stile tutto suo e su questo aspetto migliorerà tantissimo. Diamole tempo e fiducia.

Adesso che ho chiarito questi punti passiamo al quesito principale: mi è piaciuto Lady Bird? Sì e no.

Perché sì?
Perché è divertente.
Perché Saoirse Ronan è magnifica.
Perché è una lettera d’amore a Sacramento.
Perché capisco la voglia di evadere di Lady Bird.
Perché è vero che la storia d’amore più complicata della nostra vita è quella con i genitori.
Perché tutti, giorno dopo giorno, proseguiamo una strada simile a quella di Lady Bird per comprendere chi siamo e qual è il nostro destino. 

Perché no?
Perché Lady Bird, il più delle volte, è insopportabile.
Perché alcune scene sono banalmente surreali.
Perché mi ha un po’ annoiata.
Perché è un teen movie mascherato male.
Perché Gerwig perde tempo nel mostrarmi Lady Bird sdraiata a terra intenta a cazzeggiare, ma non si degna di darmi una spiegazione sul suo strano soprannome.
Perché, se ti candidano agli Oscar, quanto meno mi aspetto qualcosa di imperdibile, trascendentale… e non è questo il caso.
Perché Lady Bird comunica tanto… forse troppo.
Perché l’intento era quello di  creare una storia di formazione un po’ bizzarra, fuori dal comune –che è il trend del momento, quindi in realtà più conformisti di così non si può-.


Caro lettore, io ti ho avvertito sui pro e i contro di questo film. Sono più propensa a consigliarti la visione, ma guardalo per quello che è: un teen movie. Se parti da 0 aspettative, forse te lo godrai più di me.
-LittleFox

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