Io prima di te

 
TRAMA:
Will Traynor è un uomo di successo, bello, pieno di vita, con un bel lavoro ed una bella fidanzata.
Luisa Clark è una ragazza di 25 anni che vive in una famiglia numerosa, ha un fidanzato piuttosto assente, e lavora in un bar.
Due vite differenti e apparentemente molto distanti.
Eppure un giorno tutto viene stravolto.
Will Traynor stava attraversando la strada in un giorno di pioggia quando accadde.
Una frenata, un rumore forte e poi il Buio.
Ed è da lì, che tutto cambia, per sempre.


MIA OPINIONE(CONTIENE MOLTI SPOILER):
Sono i momenti che cambiano la vita, gli attimi, i secondi.
Qualcosa accade, qualcuno arriva.
E non si può tornare indietro. Più.
Scommetto che Will Traynor avrebbe dato ogni cosa pur di tornare a quel giorno, non rispondere a quel telefono, essere in orario, non correre, non finire sotto quella moto.
E scommetto che Luisa Clark non avrebbe mai voluto finire in quella situazione, esasperata, insostenibile, triste.
Ma le cose accadono. Asciutte, esatte, precise. E non possiamo farci niente. Possiamo solo farcele scivolare addosso, come l’acqua della pioggia se non abbiamo l’ombrello.
Ma questo libro è una storia d’amore , e non sono io a dirlo. È l’autrice stessa che scrive questa frase proprio nell’ultima pagina. Semplice, incisiva. Questa è soltanto una storia d’amore. Ed è proprio così.
La vita di ognuno di noi dopotutto è una storia d’amore.
Quella frase dopo tutta la storia è un appiglio, una speranza, un modo per non arrabbiarsi, per accettare, per amare. Perché chi ama è capace di accettare ogni cosa. Tutto. persino di morire di dolore pur di sperare che l’altro stia un pochino meglio. Ed è dura, ma chi ama lo fa. Prima o poi, ci riesce.
Ho lasciato che i pensieri fluissero un po’, ma ora andiamo per ordine.
Io prima di te è stato un libro che mi ha segnata. Mi ha segnata, a poco a poco, man mano che i giorni scorrevano ed io vi ripensavo.
Il fatto è che affronta tematiche profonde e difficili da comprendere fino in fondo.
Will Traynor è un paraplegico che può muovere soltanto le dita delle mani. Un ragazzo pieno di risorse che amava la vita, l’avventura, gli sport, i viaggi. Un lavoratore di successo. Bello, con una bella fidanzata al suo fianco.
Aveva tutto.
E poi un giorno tutto questo è sparito, se n’è andato assieme al suo corpo immobilizzato, e gli sguardi pietosi della gente, degli amici, di tutti.
Una realtà difficile da accettare, più di quanto si possa pensare. Tanto che Will decide di compiere un atto che mi ero sentita di condannare prima della fine del libro, ma che ho capito che non posso essere in grado di giudicarlo, perché certe cose non si possono capire.
Will Traynor compie il suicidio assistito alla Dignitas, in Svizzera.
Lo fa perché il suo è un vivere a metà, al 20%. È un vivere imprigionati in se stessi, nella gabbia di un corpo che non risponde più. Passare ogni giorno davanti ad una finestra. Non potersi lavare da solo, non poter mangiare da solo, non poter abbracciare qualcuno di propria iniziativa, non potersi muovere mai senza qualcun altro al proprio fianco, e, condanna maggiore, sentire ancora tutte le energie esplodere. Sentire la vita che freme, dentro il corpo marcio.

E poi c’è Luisa Clark.  Sorridente, allegra, diretta. Eppure immobilizzata nell’animo. Inchiodata al suo piccolo paese e al suo passato. Un giorno Luisa perde il lavoro, e la sua vita viene catapultata in quella di Will Traynor.
Un rapporto difficile, contrastante, lento. Col tempo cominciano non solo a capirsi, ma a completarsi. Luisa fa ritornare a Will il sorriso, e Will trasporta Luisa nella gioia di vivere, di cambiare, di avventurarsi. È come se Will le avesse donato la sua forza vitale, quella che nel suo corpo non faceva altro che consumarsi, avvilirsi, morire.

E per quanto riguarda l’amore, beh, l’amore è vita. E se non si ama la vita, non si può amare l’amore. Può sembrare un gioco di parole, lo so. Ma è così. Luisa aveva un fidanzato, ma non era veramente innamorata della vita, tanto che non aveva scelto il meglio per se. L’amore le era capitato, così come tutto il resto. Will invece amava così tanto la vita che non potendo più sceglierla, preferisce lasciarla andare,  odiarla, reprimerla. Anche Will è innamorato di Luisa, ma non allo stesso modo. Si è innamorato, ma non potrebbe viverla nel modo che vuole lui.

Non è questione di darti una possibilità. In questi sei mesi ti ho visto diventare una persona completamente diversa, che sta soltanto iniziando a vedere le sue potenzialità. Tu non hai idea di quanto questo mi abbia reso felice. Non voglio che tu sia legata a me, ai miei appuntamenti in ospedale, alle limitazioni della mia vita. Non voglio che tu ti perda tutto quello che qualcun altro potrebbe darti. E, egoisticamente, non voglio che un giorno tu mi guardi provando anche il minimo rimpianto e pietà e...» «Non lo farei mai!» «Non puoi saperlo, Clark. Non hai idea di come potrebbe diventare. Non hai nemmeno idea di come potresti sentirti tra sei mesi. E io non voglio guardarti ogni giorno, vederti nuda, osservarti mentre gironzoli per la dépendance con i tuoi abiti pazzi e non... non essere in grado di fare quello che desidero con te. Oh, Clark, se sapessi cosa vorrei farti in questo momento. E io... io non posso vivere con questa consapevolezza. Non posso. Non è da me. Non posso essere il tipo di uomo che semplicemente... accetta.» Abbassò lo sguardo sulla sedia, la voce rotta. «Non lo accetterò mai.»

L’autrice di questo libro è brava in quanto sa rendere davvero reali i personaggi, le loro sfumature, tanto che pare di vederli muoversi nella loro storia.
Inoltre è davvero importante anche lo spazio che viene dato ai famigliari dei due protagonisti, in particolare Camilla Traynor: una madre distrutta dal peso di una vita troppo tragica, un matrimonio ormai finito, e un figlio paralizzato con il quale non riesce a relazionarsi come vorrebbe, e dall’altra parte una madre che vorrebbe soltanto rendere felici i loro figli.

Un libro pieno in tutti gli aspetti e che riesce a far immergere in mille riflessioni.




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