Eventi Librosi: Il mio Tempo di Libri 2017



Lo scorso weekend (dal 19 al 23 aprile) si è tenuta la prima edizione di Tempo di Libri, la fiera dell'editoria italiana che si pone in parallelo al Salone del Libro di Torino (che si svolgerà il prossimo maggio). E siccome ormai mi conoscete bene, inutile dire che, ovviamente, non ho resistito alla tentazione e mi sono concessa un giro esplorativo... d'altronde come potevo perdermela?

Corridoio di ingresso alla Fiera
Così, armata della solita grinta e di quel particolare entusiasmo che scatenano le fiere del libro in noi book lovers, mi sono imbarcata in questa avventura, che si è rivelata nuova sotto molti punti di vista. Innanzitutto la location, che personalmente non conoscevo. La Fiera di Milano Rho, di cui ho apprezzato i corridoi d'ingresso, è un po' come tutte le altre fiere del mondo, ovviamente; ma i padiglioni riservati a Tempo di Libri sono minori di quelli che ospitano il Salone di Torino. Il che, sì, significa che la manifestazione si dimostra più piccola di quella che si svolge nel Lingotto; ma è anche vero che si ha la sensazione di un ambiente un po' più a misura d'uomo, più agevole. Ma forse è solo un'impressione personale.

Nel complesso, che dire che non è stato già scritto? Di Tempo di Libri se ne è già parlato abbastanza nel settore in questi giorni. Così non sono poi così originale se ripeto che non era presente tutta l'editoria italiana, che l'organizzazione non è sempre stata delle migliori e che l'affluenza è stata limitata. D'altronde devo raccontarvi i fatti, non delle storie. Eppure, di originale, posso scrivervi come io l'ho vissuta.

Quello su cui voglio concentrarmi è l'affluenza, che resta un po' il punto su cui maggiormente si discute alla fine di ogni fiera. È vero che era molto ridotta, sia agli stand che ai vari incontri ed eventi, ed è vero che, giustamente, la cosa non è stata poi molto positiva per gli editori. Eppure, da "cliente", ammetto che la cosa non mi è dispiaciuta affatto. E lo so che non è di questo che si terrà conto nel momento del bilancio finale, quanto se (soprattutto a livello economico e di immagine) il gioco sia valso la candela; eppure proprio questo mi spinge a riflettere. Perché per me, membro del pubblico, questa bassa affluenza è stata uno dei fattori che mi ha fatto apprezzare la fiera.

Incontro con le autrici Irene Grazzini e Flavia Cocchi
Certo, mi accorgo di essere un ago in un pagliaio, ma così è. Di fatto è stato quasi liberatorio non avere a che fare con l'ingombrante confusione di Roma (Più libri più liberi) e l'infinita folla di Torino. Finalmente una fiera dove c'è più calma e pace, mi sono detta, dove si è liberi di muoversi senza dover sgomitare o sbirciare oltre le spalle delle tante altre persone. Perché essere in (relativamente) pochi ha avuto proprio questo vantaggio: il poter essere padroni della fiera, dello spazio, di muoversi con tutta la calma voluta. E questa è una cosa che non cambierei per nulla al mondo.
Ma soprattutto la poca affluenza mi ha regalato il tempo. Perché l'avere pochi clienti allo stand ha fatto sì che editori e autori hanno potuto concentrarsi maggiormente su chi avevano davanti. Se nelle fiere più riuscite e affollate si hanno pochi minuti, o addirittura secondi, a disposizione prima che arrivi un altra fiumana di acquirenti a rubare l'attenzione; a Tempo di libri c'è stato più tempo e l'occasione di parlare, conoscersi, confrontarsi. In poche parole, l'essere una dei pochi mi ha concesso di venir coccolata dai singoli editori, e non è cosa da poco. Avere la possibilità di poter usufruire del tempo e dell'attenzione di chi stava nei vari stand mi ha fatto sentire non la millesima acquirente senza volto, ma che la mia presenza (come quella di tutti gli altri, ovvio) fosse realmente importante. E questo è fondamentale. E questo mi ha fatto riflettere.

Mi ha fatto riflettere perché credo ognuno di noi, innamorati dei libri e/o dell'editoria, coviamo dentro al cuore il desiderio nascosto di sentirci almeno un po' parte di questo mondo. Mi ha fatto riflettere perché è proprio questa maggiore cura e attenzione ai pochi visitatori ad aver soddisfatto il nostro desiderio, a renderci più entusiasti e appagati. E mi ha fatto riflettere perché, invece di pensare a questo, in generale ci si è concentrati più sui numeri che sulla soddisfazione che la fiera ha dato ai suoi visitatori. D'altronde non dobbiamo mai scordare che l'editoria è anche economia ed è giusto e naturale pensare anche ai numeri. Ma è stato bello scoprire questa calma, questo aspetto che non è presente nelle manifestazioni più affollate (a proposito, vi ho detto di aver tenuto per un po' lo stand di un editore? Chi sa se avrei avuto la stessa occasione in un altro contesto...).

Il mio bottino <3
Per il resto niente da dire: il clima delle fiere del libro è sempre lo stesso, magico, caldo, vivo. Il mix perfetto tra l'entusiasmo di immergersi in ciò che si ama, di trovarci con chi condivide le nostre passioni, e la forte sensazione di sentirsi a casa. Semplicemente meraviglioso.

Non so dirvi, infine, quale sia il bilancio complessivo di Tempo di libri; ma sappiamo già che l'esperienza verrà ripetuta il prossimo anno, con alcune modifiche. Un pregio? Un difetto? Non ci resta che aspettare e vedere. 
Intanto, ci diamo appuntamento al Salone del Libro di Torino.
Alla prossima avventura!


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