Salve, specchietti!
Oggi il nostro blog partecipa al
review party di “Blood Selection” di Mariarosaria Guarino, primo
volume di una dilogia di autoconclusivi.
Vi rinfresco intanto la memoria sulla
trama e poi vi aspetto con la mia opinione.
Nella città d’Ombra, dove il sangue è
l’unico nutrimento e la speranza è un ricordo lontano, Blake, deciso a
mantenere la propria umanità anche a dispetto della sua natura, conduce una
vita solitaria e rischiosa. Ma quando una scoperta inaspettata lo porta a
salvare Dafne, addormentata in un sonno glaciale, il suo destino si intreccia
con quello della ragazza che potrebbe essere la chiave per salvare o
distruggere l’intera razza umana.
Dafne non si fida di Blake, un essere che
incarna tutto ciò che teme. Eppure, dietro I suoi occhi ardenti e la sua forza
sovraumana, scopre un’anima tormentata che lotta per rimanere integra in un
mondo popolato da chi ormai l’anima l’ha persa. L’attrazione tra loro è intensa
e pericolosa, forte quanto il richiamo del sangue. Quello che provano l’uno per
l’altra, però, potrebbe non bastare: I due dovranno sfidare regole e nemici,
affrontando minacce che metteranno a rischio non solo il loro legame, ma anche
l’equilibrio precario tra i vivi e in on morti.
In un mondo in cui il sangue è più
importante della tua anima, cosa sei disposto a perdere per chi ami?
Perfetto per le lettrici di romance fantasy che amano storie intense, oscure e irresistibilmente appassionanti, dove ogni battito del cuore è un atto di ribellione.
Potevo forse farmi sfuggire un libro
sui vampiri? Ovviamente no. E sono contenta di non averlo fatto perché “Blood
Selection” non è per nulla il classico libro sui vampiri. È più un “Twilight
incontra Io sono leggenda”.
La vicenda, infatti, è ambientata in
un imprecisato futuro in cui le mutazioni genetiche hanno portato alla nascita
di una nuova razza, i vampiri appunto, che si è lentamente affermata come razza
dominante sul pianeta.
Il protagonista della storia è Blake Collins. Blake è un vampiro. È nato così, come diversi suoi simili, e sin dall’infanzia ha dovuto fare i conti con la consapevolezza di dover rifuggire la luce del sole, di doversi nutrire di sangue umano e, soprattutto, di dover fare i conti con l’odio degli esseri umani. Blake, però, non è come gli altri. Non è come Beverly che si circonda di donatori per potersi nutrire a suo piacimento quando e come le pare. Blake limita il consumo di sangue a quel che gli basta per non morire. Blake combatte costantemente contro gli impulsi della sua stessa natura. Blake, in fondo, è più umano di quegli stessi umani che hanno attaccato la sua famiglia, infliggendo alla sua anima delle ferite più profonde e dolorose di quelle della carne.
«Mi sforzo di sembrare normale, eppure basta poco a ricordarmi cosa sono in realtà. Il pensiero che potrei perdere il controllo e diventare come loro mi uccide, Dafne».
Blake è il classico esempio di come le
apparenze possano ingannare, di come non sia la razza a definire il carattere.
Perché il suo cuore che batte ancora è carico d’amore. Amore per Derek, il
fratello che ha adottato quando si è trovato solo al mondo. Amore per Dafne, l’umana
che, non sa neanche lui bene per quale motivo, ha salvato. Amore come quello
che prova per la sua comunità, che cerca in ogni modo di proteggere nonostante,
ammettiamolo, non tutti se lo meritino.
Contrapposta a Blake c’è Dafne, un’umana
che, ovviamente, odia i vampiri e che non è di certo disposta a fidarsi di
Blake, almeno all’inizio.
Eravamo troppo simili, anche se vivevamo su due sponde diverse di uno stesso fiume.
Ho adorato questa contrapposizione, il
fatto che tra i due, appartenenti a due razze diverse, sembra l’essere umano
quello con il carattere peggiore, a tratti quasi str***o, quasi a sottolineare l’importanza
ad andare oltre le apparenze e alle etichette imposte dalla società.
Un altro elemento che mi ha colpito è
stato la natura di questi vampiri, parecchio diversi dai canoni tradizionali,
pur mantenendone le caratteristiche ben riconoscibili, come i canini, la sete
di sangue e l’avversione per la luce solare. Mariarosaria, però, dà ad ognuna
di queste caratteristiche una valenza scientifica. Nessuna maledizione, nessun demone
infernale, solo un’evoluzione, una selezione naturale basata sul sangue (e ahimè
è stato un duro colpo scoprire che in questo mondo il mio sangue mi
condannerebbe tra le vittime).
Senzo di colpa e disperazione, dolore e voglia di urlare; ogni anno precipitavo nello stesso stato di frustrazione e mi dannavo per quello che avrebbe potuto essere e non sarebbe mai stato.
“Blood Selection” è sicuramente un
romanzo adrenalinico… forse anche troppo. Dopo alcuni capitoli iniziali che ho trovato
un po’ lenti ma necessari per spiegare il funzionamento di questa società post
apocalittica, l’azione entra nel vivo con l’arrivo di Dafne e da lì in poi il
lettore non ha quasi più respiro. Le vicende si susseguono, una dopo l’altra,
uno scontro dopo l’altro, con il nostro povero protagonista che si ritrova, suo
malgrado, a collezionare ferite. Forse troppo, dicevo, perché l’intera vicenda
si svolge nell’arco di pochi giorni e a volte si ha quasi la sensazione di
correre troppo. Avrei preferito soffermarmi un po’ di più sui singoli scontri
per assaporarne meglio l’azione.
Di contro, ho apprezzato il fatto di
non avere un singolo nemico. I protagonisti, al contrario, si ritrovano sotto
attacco da più parti e devono guardarsi le spalle da più persone. (Non aggiungo
altro per non fare spoiler).
Il finale lascia aperta la porta al
secondo volume e presumo che abbia già gettato le basi su quello che potrebbe
succedere, perciò sono parecchio curiosa di leggerlo (anche perché ho bisogno
di leggere altro su Blake. Si è capito che ho un debole per lui?)
Ringrazio l’autrice per la copia
ricevuta e assegno a “Blood Selection” i miei quattro specchi e mezzo.
Alla prossima,
-IronPrincess
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