Recensione: Shogun
Salve, specchietti!
Oggi vi voglio parlare di una
delle ultime serie approdate su Disneyplus. Si tratta di Shogun:
Adattamento originale dell’omonimo romanzo di James Clavell, la serie di FX è ambientata in Giappone nell’anno 1600, all’alba di una guerra civile che segnerà un secolo. Lord Yoshii Toranaga sta lottando per salvarsi la vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei Reggenti si alleano contro di lui e una misteriosa nave europea viene trovata arenata in un vicino villaggio di pescatori. Il suo timoniere inglese, John Blackthorne, arriva portando con sé segreti che potrebbero aiutare Toranaga a ribaltare gli equilibri di potere e a distruggere la formidabile influenza dei nemici di Blackthorne stesso: i preti gesuiti e i mercanti portoghesi. I destini di Toranaga e Blackthorne si legano indissolubilmente alla loro traduttrice, Toda Mariko, una misteriosa nobildonna cristiana, ultima di una stirpe caduta in disgrazia. Mentre serve il suo signore in questo scenario politico difficile, Mariko deve conciliare la sua ritrovata amicizia con Blackthorne, il suo impegno verso la fede che l’ha salvata e il suo dovere verso il padre defunto.
Se, come me, siete innamorati del
mondo orientale e del Giappone in particolare, allora non potete lasciarvi sfuggire
questa serie. Bastano solo pochi minuti di visione, infatti, per dimenticarsi
di essere in Italia e sentirsi catapultati nel Giappone di epoca feudale,
immersi in una cultura molto diversa da quella occidentale e invischiati nelle
lotte per il potere che affliggevano il Paese nel 1600.
Possiamo identificare tre
protagonisti principali in questa storia. Il primo è, senza alcun dubbio,
Toranaga, signore di Edo e membro del consiglio dei reggenti dopo la morte del
Taiko. Toranaga, però, è in aperto contrasto con gli altri reggenti, in
particolar modo con Ishido, figura delineata nel corso degli episodi come il nemico
da combattere. Toranaga è un samurai salito al potere quando era molto giovane.
La sua forza, però, non risiede nello scontro diretto, quanto in uno studio meticoloso
dell’avversario e della situazione. Toranaga, dunque, non colpisce con la
spada, quanto con la mente. È sempre dieci passi avanti i suoi avversari e si
fida dei suoi alleati meno ancora di quanto non si fidi dei suoi nemici.
"E quando avrai posato gli occhi su Osaka, dimmi se pensi davvero che il nostro mondo sia l'apice della civiltà e poi domandati: quale tipo d'uomo detiene il potere in una terra come questa? Colui che agisce alla luce del sole o colui che non si vede mai?"
Contrapposto a questa figura cauta
e razionale abbiamo John Blackthorne, l’anjin, il pilota inglese alla
guida dall’Erasmus, una nave il cui scopo è interrompere il dominio dei
portoghesi sul Giappone. I portoghesi, per favorire i propri commerci, hanno
importato in Giappone anche la loro religione Cattolica e questo sarà uno dei
principali motivi di scontro con Blackthorne, anglicano e, perciò, considerato
eretico. L’anjin è l’esatto opposto di Toranaga. È impulsivo, volgare,
poco incline alla pazienza e si infiamma facilmente, soprattutto quando vede
qualcosa che ritrova inconcepibile per la propria cultura.
"Avete detto che le case qui sono concepite per essere ricostruite appena vengono distrutte. E se una casa viene distrutta e ricostruita, distrutta e ricostruita per cinquanta volte e la guardo, non vedo le sue rovine. Solo una casa. COme ora vedo una gran donna. Una donna che non mi deve spiegazioni."
Tra i due troviamo Lady Mariko, una nobile, ultima della sua stirpe, al servizio di Toranaga. Mariko si è convertita al Cristianesimo e, nel farlo, ha anche imparato la lingua dei portoghesi, per questo viene scelta da Toranaga come interprete di Blackthorne.
Mariko compare, quindi, come figura
di sfondo. È un’interprete, deve scomparire, limitarsi a riportare le parole di
un altro. Ed è una donna, in un mondo in cui la donna è proprietà del marito –
e il marito di Mariko non esita a ricordarglielo. Con il passare degli episodi,
però, la figura di Mariko acquista sempre più centralità. Mariko dimostra di
non essere solo uno oggetto, ma di avere una sua personalità, una forte
personalità. Lei affianca l’anjin¸ traduce per lui, lo istruisce sulla
loro cultura, così diversa dalla sua, e poi comincia a dare opinioni personali,
a raccontare la propria storia, a cercare di prendersi ciò che vuole, sempre
nel massimo rispetto del suo ruolo e delle leggi sociali che la ingabbiano.
Mariko è anche protagonista dei
migliori dialoghi di tutta la serie, con dei momenti che me l’hanno fatta
amare. E non nascondo che è proprio il mio personaggio preferito della serie.
"Un uomo può andare in guerra per le ragioni più disparate. Per le conquiste, per farsi valere, per il potere. Ma una donna è in guerra e basta."
Se conoscete qualcosa del
Giappone feudale e dei samurai, sapete che l’obbedienza, il rispetto e il senso
dell’onore sono dei valori fondamentali per la società di quel periodo, valori
trasudano da ogni minuto di questa serie. Uomini e donne preferiscono uccidersi
– con il rito del seppuku – anziché essere umiliati. Servitori si offrono di
porre fine alla loro stirpe per rimediare a una mancanza di rispetto. Gli
sconfitti considerano un onore fare seppuku avendo come secondo il proprio
nemico. Allo stesso modo, un signore ha il diritto di disporre della vita e
della morte dei propri servitori. E la devozione, dall’altra parte, è totale.
Tutto questo in contrasto con la cultura
occidentale di Blackthorne.
"Accettare la morte non significa arrendersi. I fiori sono tali solo perché appassiscono."
Ho apprezzato particolarmente la
scelta di separare il portoghese e il giapponese nella versione italiana. Nella
serie, infatti, sono doppiati solo i dialoghi in portoghese, ovvero una minima
parte delle circa dieci ore totali. Tutto ciò che è in giapponese – quindi la
maggior parte dei dialoghi – viene solo sottotitolato, proprio per poter assaporare
ancora di più questo divario tra le due lingue e le due culture. D’altronde, quando
Mariko traduce, non si limita mai a fare una traduzione parola per parola, ma
riadatta sempre le frasi di Blackthorne in modo che siano rispettose e
accattabili.
"Viviamo e moriamo. Controlliamo solamente questo."
Confesso che non conoscevo il
romanzo di James Clavell, ma mi sono tanto innamorata di questa serie che non
vedo l’ora di recuperarlo per poter continuare ad assaporare il meraviglioso
clima del Giappone feudale.
Non posso che assegnare a Shogun
il mio specchio speciale.
Vi do appuntamento alla prossima,
-IronPrincess
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