Recensione: Frozen 2 - Il segreto di Arendelle

Lo sappiamo, per molti di voi sarà una sorpresa, ma... Abbiamo una nuova Recluta nel nostro pazzo staff! 
Chi? L'autrice italiana Giusy Moscato! 
Recensirá per noi l'universo cinematografico Disney/Marvel e tutto quello che comporta (psicologo incluso). 
Si firmerà: Iron Princess❤️ perché in un mondo di chiffon, un po' di Ferro fa solo bene. 
Ora lasciamo la parola a lei e alla sua prima recensione: Frozen 2 - Il segreto di Arendelle 

Recensione

«C’è un fiume, porta in sé quel che è stato, quel che più non c’è. La memoria del passato lì rifugio ha trovato…»
Okay, ripartiamo dall’inizio.
«Na na na heyana. Hahiyaha naha. Naheya heya na yanuwa. Hanahe yunuwana…»
No, ancora prima…
Salve, specchietti! Oggi sono qui per parlarvi del 58° classico Disney: Frozen 2 – Il segreto di Arendelle, il film che tutti stavamo aspettando da ben sei anni, ma che, al contempo, tutti temevamo di vedere. Lo attendevamo perché dopo il fortunato Frozen – Il regno di ghiaccio tutti avevamo il desiderio di rivedere la regina e la principessa di Arendelle (e la Disney stessa han ben pensato di stimolare l’attesa, negli anni, con ben due cortometraggi: Frozen Fever e Le avventure di Olaf), ma avevamo paura del risultato perché non possiamo certo dire che la casa di Topolino sia famosa per rispettare le aspettative sui sequel. D’altronde, fino a qualche anno fa essi non venivano neanche annoverati nella lista dei “classici” e i recenti Ralph Spacca Internet e Maleficent 2 – Signora del male hanno dimostrato, almeno secondo l’opinione di chi scrive, non essere all’altezza del primo della serie. In più, Frozen 2 aveva l’ingrato compito di doversi confrontare con un “signor primo”: film d’animazione con maggiore incasso nella storia, ritorno di fiamma sulle scene della Disney dopo il torpore che l’aveva colpita nei primi anni del 2000 e, soprattutto, vincitore di due premi Oscar, tra cui quello alla miglior canzone originale per la celeberrima “Let it Go”.
Date le premesse, non ero del tutto convinta di voler mettere piede al cinema, anche perché le prime opinioni di chi l’aveva visto in anteprima non sembravano del tutto entusiaste. Alla fine, mi sono decisa a seguire l’ignoto… e l’ignoto mi ha piacevolmente sorpresa.
Posso già dire, quindi, che il film nel complesso mi è piaciuto e anche molto…
Affrontiamo qui la quarta stagione: dopo l’estate (poi trasformata in inverno) del primo film e la primavera e l’inverno dei due corti, arriviamo adesso all’autunno. E i colori tenui e caldi dell’autunno sono quelli che fanno da sfondo alla vicenda, tingendo anche gli abiti di regina, principessa e “montanaro”, oltre alla foresta dove è ambientata gran parte della storia. Calore che crea immediato contrasto con Elsa, con i suoi poteri e con tutto ciò che la riguarda, sempre tinti dai più freddi celeste prima e bianco poi.
Un punto di forza del film è sicuramente il suo funzionare alla perfezione senza alcun principe. Lo stesso Kristoff, simbolo, nel primo Frozen, di un principe atipico, in contrasto con l’austero Hans, assume qui un ruolo marginale, tanto che perfino Olaf ha una maggiore rilevanza all’interno della vicenda.
Ecco, Kristoff è forse l’unica nota negativa di tutto il film. Sebbene il personaggio conservi la sua caratteristica ingenua goffaggine, l’amore sembra averlo rimbambito del tutto, tanto che a un certo punto ho creduto in un cambio di orientamento (ma ne parleremo meglio nella parte spoiler).
In compenso, le due sorelle sono molto maturate. La forza della loro unione diventa ancora più forte nel momento in cui si ritrovano separate. Ecco, quando l’amore tra sorelle è così forte da sconfiggere qualunque nemico, a cosa serve un uomo? Serve, però, un pupazzo di neve. Perché sì. Perché una volta che conosci Olaf, non puoi più farne a meno e perché quell’essere fatto di palle di neve, sassi, rami e una carota ha l’innata capacità di far ridere lo spettatore dall’inizio alla fine… ma anche di farlo emozionare.
Menzione d’onore tra i nuovi personaggi va allo spirito del fuoco. L’unico che potrebbe competere con Olaf per la conquista del mio cuore (ne voglio uno anch’io!)
Avete nostalgia di “All’alba sorgerò”? Niente paura: i registi hanno pensato bene di ricordarvi la nota canzone in diversi momenti del film, anche utilizzando una certa ironia. In più, ci pensa “Nell’Ignoto” a reggere il paragone con quell’acuto di Serena Auteri che fa paura (e ancora di più nella versione originale di Idina Menzel). Insieme a essa, altre due canzoni mi sono entrate sottopelle: il fantastico duetto di “Mostrati” e la struggente “Fai ciò che è giusto”.
Per questa parte mi fermo qui. Se non avete ancora visto Frozen 2 – Il segreto di Arendelle, chiudete immediatamente questa recensione e correte al più vicino cinema, poi tornate qui e ditemi che cosa ne pensate.
Se invece lo avete già visto… benvenuti nella PARTE SPOILER!

Se anche voi siete tra quelli che credevano nell’assurda teoria di Elsa e Anna sorelle di Tarzan (NdR: alcuni fan avevano trovato dei parallelismi tra l’affondamento della nave del re e della regina di Arendelle e il naufragio dei genitori di Tarzan, notando anche una netta somiglianza tra i sovrani di Arendelle e i naufraghi nella giungla africana) ha visto in questo film demolite tutte le speranze: venivamo infatti a scoprire che cosa è successo davvero in quella tempesta. E quella tempesta non si è svolta vicino alle coste africane, bensì nel profondo Nord. Per di più, scopriamo in generale molte verità sulla famiglia reale. A partire da una scena di vita risalente a quando le bambine erano ancora piccole, dove tra i pupazzi creati da Elsa per Anna si possono notare chiaramente gli Easter Egg di Dumbo e Baymax.
Se l’unione tra le sorelle è sempre stato un punto solido nel franchise, questo “ponte”, come viene definito nello stesso film, diventa una sorta di triangolo. Vediamo forte, infatti, il legame che le unisce (ed Elsa nello specifico) alla madre. Uno dei momenti più emozionanti dell’intero film è, appunto, quando in “Mostrati” Elsa duetta con il ricordo della madre, i suoi occhi lucidi riflesso di quelli degli spettatori. Non so se sia voluto o meno, ma tale scena mi ha ricordato quella parallela de Il re leone, quando Simba parla con lo spirito del padre.
I richiami al primo film sono molteplici e, proprio come in “All’alba sorgerò”, anche qui la crescita di Elsa è segnata da un cambio d’abito e un cambio di acconciatura. Anzi, addirittura due. In un primo momento, essa si libera dell’abito da viaggio, restando con un’elegante tuta aderente, indumento adatto per affrontare il mare (con buona pace di quanti avevano criticato i pantaloni di Elsa nel musical di Broadway). Allo stesso modo, l’elaborata treccia che abbiamo imparato ad amare viene convertita in una più comoda coda di cavallo. In un secondo momento, sempre durante quel già citato “Mostrati”, mentre i capelli si ritrovano sciolti, liberi, simbolo di una ritrovata libertà della protagonista, la sua magia crea un nuovo abito, un abito bianco, a sottolineare la consapevolezza del suo essere “quinto spirito”. Proprio il simbolo dei cinque spiriti è, infatti, il motivo che lo decora.
Parallelamente, la nuova maturità di Anna è evidenziata dal passaggio dalle trecce “da ragazzina” del primo film a una capigliatura semi-sciolta (ma non totalmente sciolta, proprio perché non è ancora arrivata alla maturità interiore della sorella).
Tornando a Kristoff… devo ammetterlo: a un certo punto credevo che lasciasse Anna per iniziare una relazione con Ryder e le sue renne. Il personaggio tocca il fondo con il brano “Perso Quaggiù”. L’intenzione era sicuramente quella di ridicolizzare lo struggimento amoroso del classico Principe Azzurro, ma a mio avviso viene calcata troppo la mano, con musicalità, banalità nei testi e nelle immagini che richiamano i brani delle boyband anni ’90, il tutto reso in una sequenza a dir poco imbarazzante.
Un’ultima parola per il finale: Elsa ha finalmente trovato il suo posto nel mondo, ma, cosa più importante, lo ha trovato Anna, nuova regina di Arendelle.
Vedremo ancora le avventure delle due regine del team di principesse Disney? La regista ha detto di rifarle questa domanda tra un anno, intanto noi aspettiamo l’arrivo di Disney + in Italia, il 31 marzo, per riassaporare le loro storie e continuare a cantare con loro.
«Ah aaaah, ah aaaah!»

~IronPrincess




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