Recensione "Il Male degli Avi. Oltre i confini" by Giorgia Staiano
Il Male degli Avi. Oltre i confini è un libro che ha stazionato nella mia libreria dei titoli da leggere per quasi un anno, provocandomi il solito misto di desiderio e attesa ogni singola volta che vi posavo lo sguardo.
Ricordo ancora, dopo mesi in cui ho atteso e covato aspettative e curiosità, il momento in cui ho deciso di comprarlo. Salone del Libro 2017. Stand dell'Astro edizioni. Non ho avuto il minimo dubbio su questo acquisto. Sarà stata la copertina mozzafiato di Livia De Simone (che non sbaglia mai un colpo), la sinossi intrigante e piena di spunti interessanti, o il calore e la simpatia di Giorgia Staiano, resi ancora più piacevoli dal confronto con l'autore che le stava accanto e che ha tentato per mezzora di rifilarmi il suo libro, senza degnarsi di alzare lo sguardo dalle mie tette neanche per un secondo. Fatto sta che non ho mai avuto dubbi nel scegliere Il Male degli Avi e ho atteso paziente e fiduciosa che arrivasse il momento giusto per leggerlo.
Ecco perché è con sincero dolore che rivelo il fastidio alla bocca dello stomaco che ho provato leggendolo.
L’umanità ha fallito. La Madre Lios, stanca dei continui soprusi subiti, ha distrutto la razza umana, salvando solo pochi eletti.
Millenni dopo, gli Elit, uno dei sette popoli della Nuova Era, proibiscono le emozioni negative. Un giovane, però, viene meno a questo giuramento. Mizar è irascibile, scontroso e in eterno conflitto con se stesso: nulla può contro la sua parte più oscura.
In tutto il mondo, intanto, prende corpo una macabra consapevolezza: i bambini stanno nascendo senza anima. Lios ha mantenuto l’antica promessa.
Un viaggio obbligato di dominio e conquista condurrà Mizar negli angoli più sperduti del globo dove, insieme alla giovane Kaila del popolo guerriero dei Dashu, affronterà i suoi demoni. Il Male degli Avi non ha ancora vinto…
Ricordo ancora, dopo mesi in cui ho atteso e covato aspettative e curiosità, il momento in cui ho deciso di comprarlo. Salone del Libro 2017. Stand dell'Astro edizioni. Non ho avuto il minimo dubbio su questo acquisto. Sarà stata la copertina mozzafiato di Livia De Simone (che non sbaglia mai un colpo), la sinossi intrigante e piena di spunti interessanti, o il calore e la simpatia di Giorgia Staiano, resi ancora più piacevoli dal confronto con l'autore che le stava accanto e che ha tentato per mezzora di rifilarmi il suo libro, senza degnarsi di alzare lo sguardo dalle mie tette neanche per un secondo. Fatto sta che non ho mai avuto dubbi nel scegliere Il Male degli Avi e ho atteso paziente e fiduciosa che arrivasse il momento giusto per leggerlo.
Ecco perché è con sincero dolore che rivelo il fastidio alla bocca dello stomaco che ho provato leggendolo.
L’umanità ha fallito. La Madre Lios, stanca dei continui soprusi subiti, ha distrutto la razza umana, salvando solo pochi eletti.
Millenni dopo, gli Elit, uno dei sette popoli della Nuova Era, proibiscono le emozioni negative. Un giovane, però, viene meno a questo giuramento. Mizar è irascibile, scontroso e in eterno conflitto con se stesso: nulla può contro la sua parte più oscura.
In tutto il mondo, intanto, prende corpo una macabra consapevolezza: i bambini stanno nascendo senza anima. Lios ha mantenuto l’antica promessa.
Un viaggio obbligato di dominio e conquista condurrà Mizar negli angoli più sperduti del globo dove, insieme alla giovane Kaila del popolo guerriero dei Dashu, affronterà i suoi demoni. Il Male degli Avi non ha ancora vinto…
Partiamo dalla citata sinossi, che come dicevo è stata uno degli elementi a farmi invaghire del libro. La storia appare fin da subito interessante, ricca di promesse di sviluppi succulenti e capace di stimolare riflessioni non da poco. E così è. Peccato che la sinossi non sia del tutto affidabile.
Innanzi tutto perché tralascia una parte fin troppo importante della trama, che crea alcuni possibili fraintendimenti, o per la citazione di un personaggio che è molto più secondario di altri.
Insomma, la sinossi non è assolutamente fraudolenta o simili, per carità, ma credo favorisca la creazione di aspettative destinate a naufragare, rischiando di far apparire la storia sotto una luce che non le appartiene.
Comunque, seppure non perdono questa e tante altre superficialità e dimenticanze dell'editor e dei correttori di bozze, di per se stessa la sinossi non è la fine del mondo e a non essere pignoli vi si può passare sopra.
No, credo che il punto con Il Male degli Avi sia un altro: la continua sensazione di esserci quasi, di arrivare così vicini che basta allungare un dito per raggiungere il traguardo, ma non toccarlo mai. Mi spiego meglio.
Partiamo dal nucleo centrale del libro: la Natura (in questo caso la Madre Lios) che si ribella ai soprusi degli umani, decide di dar loro una seconda opportunità, e torna a farsi sentire quando il genere umano minaccia di mandare nuovamente tutto all'aria. Lo so, lo so, di storie così ne abbiamo viste e sentite a centinaia e in tutte le salse, ma non c'è niente da fare: l'espediente narrativo resta sempre e comunque incredibilmente affascinante; probabilmente per la potenzialità di infiniti sviluppi originali e differenti. E il problema de Il Male degli Avi non è assolutamente la mancanza di fantasia, quanto il fatto che il tema sembri spesso lasciato quasi in secondo piano, con spiegazioni incomplete e/o superficiali. Eppure il bene ma non benissimo infesta anche altri aspetti del romanzo.
I personaggi, ad esempio, sono stati un'altra delle cause del fastidio alla bocca dello stomaco. Fin dalla dedica è chiaro come uno degli intenti dell'autrice sia ribadire che va bene essere diversi e imperfetti, e questo è il motivo principale per cui Mizar, il protagonista, è approfondito e ben caratterizzato (probabilmente l'unico personaggio nell'intero libro). Ma tutte le altre figure, perfino l'antagonista e l'aiutante principale, sono poste così tanto in secondo piano da essere sbiadite, appena accennate, delle macchiette indistinte che di concreto hanno poco più che il nome. Senza contare che alcuni personaggi vengono inseriti nelle ultime pagine senza uno scopo né una presentazione ben definite, e/o defilati nelle azioni principali, quando non finiscono direttamente nell'oblio.
Il che è un vero peccato, perché l'autrice riesce a ideare popoli diversi con grande fantasia, ma non a dare spessore a tutti gli attori che mette in campo.
Un altro bene ma non benissimo va allo stile. La scrittura è scorrevole e veloce, e il romanzo corre letteralmente sotto agli occhi, il che è sempre piacevole. Eppure non riesco a fermare la fastidiosa vocina nella mia testa che continua a chiedermi se la scorrevolezza non sia data dalla fortissima accelerazione a cui l'intera storia è sottoposta, e che porta cambi repentini in pochissimo spazio (che danno l'impressione di essersi persi qualcosa per strada, vista la poca coerenza) e a superficialità che dimenticano potenziali approfondimenti che avrebbero, invece, arricchito la trama.
È costante la sensazione che le cose accadono perché devono, e che venga tolto loro il tempo per srotolarsi con la giusta calma. E anche questo è un peccato.
In generale si nota che l'autrice ha delle buone idee e delle potenzialità di base, ma a frenarla è la più che comprensibile inesperienza dell'esordiente. Eppure (sia per deformazione professionale che come lettrice/acquirente) non possono non chiedermi perché tutte queste asperità da limare, che non solo io ho notato, siano state tralasciate in fase di editing.
Per quanto ne sia sinceramente dispiaciuta, ciò che mi resta alla fine de Il Male degli Avi è una fastidiosa punta di delusione al pensiero che poteva essere fatto molto di più, perché le potenzialità c'erano tutte.
E anche se auguro sinceramente alla Staiano di continuare a crescere e a migliorarsi come scrittrice, non credo leggerò il seguito della storia.
O forse l'autrice riuscirà a stupirci con effetti speciali?
Buona lettura!
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