Recensione: I capolavori di H.G. Wells

Chi mi legge già da un po' sa ormai del mio immenso amore per la Trilogia Vittoriana di Félix J. Palma (di cui qui trovate la recensione). Ovviamente, da fan sfegatata quale sono, la voglia di leggere le opere originali da cui la saga è tratta è nata insieme a questo mio amore letterario: erano anni, perciò, che desideravo almeno sfogliare tre dei libri più famosi di H.G. Wells (La macchina del tempo, La guerra dei mondi e L'uomo invisibile); e quale occasione migliore della riproposta della Fanucci Editore dei classici della fantascienza, per soddisfare anche questa piccola, ma irresistibile, voglia?

La macchina del tempo
Inghilterra, fine '800, Quando ha raccontato agli amici di aver creato un marchingegno per viaggiare attraverso i secoli, nessuno l'ha preso sul serio. In fondo il Viaggiatore del Tempo è un uomo eccentrico e un inventore per natura: è difficile prendere per buono tutto quello che la sua mente partorisce. Eppure le cicatrici sul suo corpo sembrano supportare la veridicità di ciò che racconta: un viaggio in un futuro lontanissimo, in cui si è perso il ricordo del mondo conosciuto, popolato da creature fragili e pacifiche sottomesse a esseri crudeli e ripugnanti. Un universo che nessuna intelligenza avrebbe mai concepito così desolante e inumano... È davvero questa la meta cui conduce il genio più luminoso? È forse questo il destino riservato a coloro che osano superare i limiti di ciò di cui l'uomo è misura?

La macchina del tempo, un libricino di sole 170 pagine (contando anche l'introduzione) è riuscito a conquistarmi fin da subito. Sarà che la scrittura è molto scorrevole, sarà che l'intera narrazione, oltre a essere in prima persona, è impostata come un dialogo diretto al lettore, e quindi è più facile sentirsi parte della storia; ma insomma, non venirne coinvolti e conquistati è davvero molto difficile. D'altronde il romanzo richiede una partecipazione diretta del lettore, che invita a mettersi in gioco in prima persona, lasciando accese delle micce capaci di far avvampare un vero e proprio incendio nelle nostre menti. Perché il viaggio nel futuro diventa un ottimo modo per ragionare anche sull'uomo e sulla società di oggi, ma anche sul dove ci porteranno le conseguenze del nostro presente. La macchina del tempo è perciò un continuo interrogarsi sull'umanità, sulla natura, sulla vita e su tanto, tanto altro; e non mi stupisce che sia un libro che a distanza di più di un secolo abbia ancora tanto da dire e con cui arricchire i suoi lettori. Davvero un piccolo capolavoro capace di viaggiare nei secoli.


La guerra dei mondi
Cosa sono quelle esplosioni che si registrano a ritmo regolare sulla superficie di Marte? Da dove proviene quel gigantesco cilindro metallico fiammeggiante, piovuto dal cielo, rinvenuto in un cratere a poca distanza dal centro di Londra? Qualunque sia la forma di vita che ha guidato quell'oggetto fin lì, nessuno può prevedere l'entità della catastrofe che sta per scatenarsi sull'intera umanità. Quei cilindri che non cessano di cadere sulla superficie della Terra sono abitati da creature il cui unico scopo è distruggere ogni forma di vita sul pianeta e colonizzarlo. Le loro gigantesche macchine da combattimento sono pronte ad annientare qualsiasi forma di opposizione umana e a rendere la Terra una landa desolata da scenario post-apocalittico. Un'umanità terrorizzata e disillusa, avviata impotente verso una fine crudele, vede avverarsi l'incubo più profondo e ancestrale: l'apocalisse. Il destino ultimo del mondo sembra aver trovato il suo compimento. Un disegno più grande di quanto l'intelligenza umana possa comprendere sta per essere rivelato.

La guerra dei mondi è il romanzo, fra i tre, per il quale avevo meno aspettative e che ero più scettica mi potesse realmente prendere. In realtà, invece, fin da subito è stato quello che mi ha stupito e catturato maggiormente. Credo, senza esagerare, di aver amato ognuna delle 247 pagine che lo compongono. Il primo aspetto che mi ha lasciato a bocca aperta è stato realizzare che questa storia, che tutt'ora riesce a farci sognare a lasciarci con il fiato sospeso, sia stata scritta ben più di un secolo fa: nel 1897. È incredibile quanto Wells si dimostri innovativo non solo nel suo stile (probabilmente anche grazie alla traduzione) ma soprattutto nei contenuti, nelle spiegazioni e nei ragionamenti scientifici, filosofici, e antropologici. Davvero è assurdo quanto questo libro, dopo la bellezza di centoventi anni, riesca a essere ancora estremamente attuale. Perché ne La guerra dei mondi un'invasione marziana diventa l'espediente perfetto per ragionare sulla vita, sulla condizione umana, sul progresso, sulla scienza, sull'evoluzione, sul tempo, sulla natura, e tantissimi altri temi che ci toccano ancora da vicino e che appartengono tutt'oggi alla nostra quotidianità. Il secondo capolavoro di H.G. Wells non è solo un romanzo mozzafiato che tiene il lettore incollato alle pagine e cattura letteralmente con la sua storia, ma un mix di contenuti e riflessioni che sanno arricchire e far crescere il lettore. Un libro irresistibile che tutti dovremmo far entrare nel nostro bagaglio personale.


L'uomo invisibile
Griffin, brillante fisico londinese, sa di avere un'unica arma per riscattarsi da una vita piuttosto amara e povera di riconoscimenti: il proprio genio. Il suo lavoro consiste nello sviluppare nuove sensazionali tecniche, il suo scopo è ottenere il rispetto dovuto alle menti eccelse. Quando mette a punto un procedimento che gli permettere di rendere invisibili gli oggetti, e non solo, decide di provare su di sé quella scoperta rivoluzionaria, ma i risultati sono ben diversi da quelli che si immaginava. Essere invisibile comporta parecchi inconvenienti e forse non è poi così vantaggioso sottrarsi alla vista degli altri, a meno che non si voglia sfruttare l'invisibilità per fini perversi, come ad esempio incutere terrore. Ma il piano di Griffin fallisce miseramente, anche grazie a un suo vecchio compagno di studi a conoscenza dei suoi disegni visionari. Braccato dalla legge, si ritroverà intrappolato nella scoperta che avrebbe dovuto finalmente liberarlo, tradito dal genio cui aveva affidato ogni desiderio di riscatto.

L'Uomo Invisibile è un personaggio che è entrato così profondamente nella nostra cultura, che ormai a tutti in un modo o nell'altro risulta familiare. Ma forse non tutti sanno che questa figura leggendaria nasce dalla penna di H.G. Wells, grazie all'omonimo romanzo scritto nel 1881. Ancora una volta, è incredibile come un personaggio che ha visto la luce ben più di un secolo fa sia ancora così attuale e mantenga tutt'oggi intatto quel suo caratteristico fascino di mistero. L'autore è riuscito a stupirmi ancora una volta: L'uomo invisibile si è dimostrato ben più del libro che mi aspettavo che fosse. Nello sfogliare le prime pagine, ero invogliata dalla curiosità dello scoprire, finalmente, la storia originale di questa famosissima figura. Ancora una volta Wells è riuscito a prendere la mia curiosità, a coccolarla, ad aumentarla e, infine, a soddisfarla. Ancora una volta, ho letto tutte le 205 pagine che compongono il volumetto in neanche un pomeriggio, poiché non riuscivo fisicamente a staccare il naso e a interrompere la lettura, neanche per una breve sosta. Se prima di prendere in mano il libro ero un po' perplessa e sotto sotto mi chiedevo se sarebbe riuscito a prendermi, ora (e non esagero) sono profondamente grata di aver avuto la possibilità di leggerlo, perché ne è più che valsa la pena. L'autore riesce a riflettere, e a far riflettere il lettore, sul genio e sulla follia umane, sull'ambizione e sul desiderio e bisogno di riscatto; ma soprattutto sull'importanza del rispettare i propri limiti e di non cedere alla tentazione di elevarsene, cedendo all'arroganza. Ed è incredibile come tutto questo possa essere ad oggi ancora estremamente attuale.

Commenti

  1. Gli autori vittoriani avevano una marcia in più, c'è poco da fare. Wells era un genio assoluto, il modo in cui concilia le nuove scoperte scientifiche e la fantasia, creando il genere fantascientifico è straordinario. Purtroppo ho notato che pochi lo apprezzano al giorno d'oggi. Ho sentito commenti tipo "Non ha basi scientifiche serie, dice cose impossibili" e credo che queste persone non riescano proprio a capire che si trovano tra le mani uno scrittore di più di cent'anni fa, e che ha immaginato tutto questo prima della scoperta del nucleare, della relatività, dei quanti ecc ecc...
    Assolutamente una lettura da recuperare, per tutti.
    Secondo te, perché Verne ha avuto tanta fortuna in più di Wells?

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    Risposte
    1. Ciao Manuela (: Scusami il ritardo nella risposta ^-^"
      La penso come te: è fantastico come solo con la logica e la fantasia Wells sia riuscito a superare quelle lacune scientifiche su cose che noi oggi diamo per scontate ma che all'epoca non erano ancora state scoperte. E' uno degli aspetti che più mi affascina e stimo di questo autore <3
      Credo che, semplicemente, Verne sia "invecchiato meglio", e che per una serie di fattori (ad esempio il suo ritmo più accelerato) resti più vicino alla letteratura di oggi, e per questo sia più accessibile ai lettori odierni. Non credo sia una questione di bravura, quanto di fortuna (nessuno dei due scrittori poteva prevedere cosa e come si sarebbe letto nei secoli a venire). Eppure anche Wells credo non si possa lamentare. D'altronde il tema dell'invasione aliena è attualissimo e sfruttatissimo (con una certa dose di successo) anche oggi, così come i viaggi nel tempo. E come dicevo nella recensione, l'uomo invisibile è un personaggio che è entrato totalmente a far parte della nostra cultura (mi viene in mente una pubblicità di alcuni anni fa, ad esempio). Ma non mi preoccuperei troppo: entrambi sono dei grandi autori che sono sopravvissuti al tempo e che sono convinta continueranno a farlo. E per il domani...be', possiamo solo stare a guardare quel che succederà (;
      - moony

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