Recensione di 'Lascia che il nostro amore arrivi alle stelle' di Paola Di Martino


Il romanzo di Paola Di Martino – l’autrice self dell’intervista pubblicata ieri – ha lasciato tutte noi piuttosto perplesse. ‘Lascia che il nostro amore arrivi alle stelle’ , stando ai commenti su Amazon e sui vari blog che prima di noi l’avevano recensito, si proponeva di essere un vero capolavoro, una rivelazione! Eppure mi è bastato leggere le prime righe per farmi un’idea completamente diversa; ovviamente l’ho letto tutto, ma la mia opinione alla fine era ancora la stessa. Andiamo con ordine. La storia, sulla scia quasi di una fan fiction, è un tributo alla vicenda dei due attori protagonisti della serie tv Glee: Lea Michele (Rachel Morris nel libro) e Corey Monteith (Corey Sarfati). Per coloro che non lo sapessero (io stessa ne avevo solo sentito parlare), i due condividevano una storia d’amore non solo sul set del programma, ma anche nella vita reale; nel 2012, Corey Monteith è scomparso improvvisamente per un mix di alcool e droghe (dipendenza da cui cercava di guarire da tempo). Ebbene, come si può prevedere, questo evento ha colpito terribilmente i fans della serie, tra cui anche – e soprattutto – la Di Martino. Come lei stessa racconta, questo libro le è servito per superare il lutto e per donare una fine più dolce a chi, come lei, ha amato e seguito la love story dei due attori. La vicenda, infatti, prende le mosse proprio dalla morte di Corey, Rachel tenta in ogni modo di superare la tragedia ma il dolore sembra troppo forte; i due fidanzati trovano, però, una seconda occasione per dirsi addio quando Corey riappare a Rachel (solo lei può vederlo): rivivono momenti, ricordi e sguardi insieme e intanto si preparano a vicenda ad una vita senza l’altro. E finalmente veniamo al commento. Vorrei partire parlando del contenuto e di come è sviluppato: il racconto è in prima persona, parla Rachel, quindi tutto è mostrato con i suoi occhi e i suoi sentimenti; in più è al presente, scelta che all’inizio non mi entusiasmava ma cui poi mi sono abituata (anche se con qualche riserva). Su centosessantasei pagine (versione pdf), almeno centoventi sono un profluvio di lacrime e sentimentalismi: la sofferenza è certamente centrale in un lutto, ma, almeno guardando a come si sono svolti i fatti,descrivere una qualche altra reazione (di rabbia, rancore…) oltre al pianto disperato e alla commozione, poteva rendere la narrazione maggiormente realistica o, quanto meno, un po’ più interessante. Perché capisco che l’autrice, per superare la sua tristezza, abbia affidato al personaggio di Rachel le sue parole e le sue emozioni, tuttavia in questo modo ha creato un personaggio a metà, noioso e poco efficace. Rimanendo in tema di personaggi, nell’opera compaiono tutti i protagonisti della serie (con nomi fittizi suppongo, non essendo una fan della serie..) ma nessuno di loro viene identificato né con una descrizione né tanto meno con i dialoghi: tutti i personaggi, in questo libro, parlano alla stessa identica maniera! Dunque una che, come me, non segue la serie tv non può immaginarsi una conversazione tra più persone poiché nessun personaggio ha una faccia o un carattere. Tutto ciò riguarda persino Corey, uno dei protagonisti: parla allo stesso modo di Rachel – questo appesantisce parecchio – e verso la fine gli vengono anche messe in bocca espressioni, chiamiamole così, “poetiche”, ovvero più articolate e originali rispetto al solito ‘bellissimo’ che continua a comparire per descrivere ogni minima cosa ('il suo sorriso splendido e il
suo bellissimo, bellissimo cuore', 'momento bellissimo', 'perchè sei bellissimo', ecc...); esse sono evidentemente frutto di un’emozionarsi della scrittrice, purtroppo però non gli appartengono affatto. Il passaggio da una scena all’altra è netto, ma non insormontabile, quindi tutto sommato la narrazione non è troppo difficoltosa anche se il continuo passare dallo stampatello al corsivo (per il diario di Rachel, i discorsi privati di Corey e i suoi dialoghi, le scene narrative, ecc…) non facilita la lettura. E partendo proprio dell’impaginazione passo a parlare del secondo, serio, problema di questo romanzo: la forma. Non sto a soffermarmi sui diversi errori ortografici, sull’abuso delle maiuscole e delle virgolette, sull’uso scorretto di alcune espressioni (‘esce fuori dalla tasca’, ‘le lacrime si immischiano con le sue’…) e nemmeno sulla confusione che spesso viene fatta tra futuro e condizionale che complica la lettura; mi preme di più parlare di una cosa che mi ha molto disturbato, e cioè la sintassi e l’organizzazione della frase. I periodi sono molto disordinati, causa l’utilizzo sfrenato delle virgole (e nessun altro elemento di punteggiatura): oltre al fatto che usando solo virgole il ritmo è monotono, all’interno di una stessa frase ci sono frequenti cambi di soggetto; in più – elementi che si ripetono e che, quindi, non possono essere frutto di distrazione – spesso e volentieri compaiono virgole tra soggetto e predicato, elenchi senza virgole e incisi che vengono aperti ma non chiusi. Lo so, sembra una lezione di grammatica, ma sono elementi che tenevo a far notare a Paola stessa affinchè possa lavorarci su, e in più perché credo che una forma scorrevole e corretta sia un segno di attenzione verso il proprio lettore. Penso di parlare a nome di tutte quando dico che Paola è una ragazza veramente dolce, dalle poche parole scambiate non ci ha dato affatto un’idea di presunzione, è semplicemente un’inguaribile romantica; tuttavia, nel momento in cui la scrittura non è più un semplice sfogo privato, bensì una condivisione, bisogna aggiungere alla spontaneità anche una cura particolare che faccia dire al lettore ‘Sì, questo libro lo voglio leggere fino alla fine’.  Detto questo, ben vengano autori con tanto amore per la scrittura e che si appassionano così spontaneamente: in una società dove il realismo spietato fa da padrone, ogni tanto una fuga romantica non è male! Continua a provare, Paola :)
- Papavero blu

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